Roberto Bagnoli, Corriere della Sera 23/05/2012, 23 maggio 2012
SBLOCCATI GLI ARRETRATI PER LE IMPRESE
«Con questi decreti contiamo di smaltire entro l’anno 20-30 miliardi di euro di crediti della pubblica amministrazione verso le imprese che hanno bisogno di carburante per riaccendere il motore della produttività». Il presidente del Consiglio Mario Monti, apparentemente non provato dalla trasferta americana e da quelle italiane del dolore, illustra il primo provvedimento «importante» per la crescita ma ci tiene a sottolineare che non è «l’unico». Nella giornata dell’Ocse, l’organizzazione parigina che ieri ha messo sotto torchio i conti italiani stimando un calo del Pil dell’1,7% e la ripresa solo nel 2014, Monti tiene la barra dritta forte anche dell’endorsement personale incassato dal presidente Usa Barack Obama. «Non vedo all’orizzonte né ho intenzione di procedere a una nuova manovra per perfezionare un obiettivo di finanza pubblica — precisa il premier — per il quale l’Europa ci sta elogiando e non solo lei come ho potuto constatare questo fine settimana». Si toglie anche la soddisfazione, con buona pace per l’Ocse, di sottolineare che l’Italia sarà tra i primissimi Paesi ad avere un leggero avanzo strutturale nel 2013.
Il Professore fa anche un’altra promessa decisamente cruciale per avviare un circuito virtuoso per le imprese: «Entro l’anno, in anticipo sulla scadenza di legge, il governo recepirà la direttiva europea sui tempi di pagamento della pubblica amministrazione». Da gennaio dunque sarà obbligatorio rispettare il termine massimo di 30 giorni. Una rivoluzione che per il ministro dello Sviluppo Corrado Passera riguarderà una platea di 150 mila imprese: tante sono quelle che lavorano con la pubblica amministrazione. Alla sinistra del premier, durante la conferenza stampa, il viceministro all’Economia Vittorio Grilli spiega la complessa tecnicalità dell’operazione ma soprattutto manda un messaggio molto chiaro: «I decreti sui pagamenti non avranno nessun impatto sul debito pubblico». Questo era uno dei passaggi più temuti, anche per un eventuale stop da parte di Bruxelles, e che invece viene escluso dal Mef per due ordini di ragioni: primo perché tutto l’iter è condizionato a una immissione di liquidità da parte delle banche, secondo per il meccanismo di compensazione tra crediti e debiti che limita l’impatto dilatandolo nel tempo.
Come hanno spiegato Passera e Grilli, l’epicentro di tutta l’operazione risiede nella certificazione dei crediti la cui quantificazione fino ad oggi è sconosciuta e che entro due/quattro mesi al massimo si verrà a sapere. Passera ha condiviso la stima di Bankitalia in circa 60-70 miliardi quelli tra le imprese e la P.a. a cui vanno aggiunti altri 30-40 tra imprese grandi verso le piccole.
Il «malloppo» quindi vale oltre 100 miliardi di euro, circa 6 punti di Pil, in grado di produrre ossigeno e certezza di diritto. L’altro punto centrale riguarda la disponibilità del sistema bancario di mettere a disposizione 20 miliardi di euro, metà per finanziare gli investimenti e metà per consentire alle imprese di avere un anticipo immediato sui crediti. Con l’accordo seguito nel pomeriggio tra governo, Abi, imprese e cooperative si apre anche una nuova strada di collaborazione tra il mondo bancario — che si assume un rischio di liquidità — e quello imprenditoriale. Non sfugge che tra oggi e domani ci sarà il passaggio di consegne tra Emma Marcegaglia e Giorgio Squinzi.
Per quell’appuntamento Passera sta lavorando anche a un decreto legge che introduce un credito di imposta per le aziende che investono in ricerca e sviluppo con un minimo di spesa di 50 mila euro e che prevede un beneficio fiscale del 30% con massimale di 600 mila euro. Così come verrà prorogato al 2013 l’entrata in vigore del Sistri (tracciabilità dei rifiuti) e raddoppiata fino a 1 milione di euro la compensazione Iva. In arrivo anche un «fondo alimentare per i poveri».
Roberto Bagnoli