Anne Kelly, Sette 18/5/2012, 18 maggio 2012
Quel poliziotto è una femmina di scimpanzé – VERMI ASTRONAUTI – Il Caenorhabditis elegans, un piccolo verme largamente usato dagli scienziati, si è guadagnato un posto in uno degli ultimi viaggi dello Shuttle
Quel poliziotto è una femmina di scimpanzé – VERMI ASTRONAUTI – Il Caenorhabditis elegans, un piccolo verme largamente usato dagli scienziati, si è guadagnato un posto in uno degli ultimi viaggi dello Shuttle. Non per premio (anche se lo avrebbe meritato, visto che ha fatto vincere dei Nobel), ma perché si è voluto osservare il suo comportamento in orbita. Obiettivo: capire se alcune cure genetiche contro l’indebolimento muscolare che si verifica in situazioni di microgravità prolungata possono funzionare anche nello spazio. Il C. elegans, che ha un patrimonio genetico semplice ma molto simile a quello umano, lo ha confermato e dunque sarà possibile aiutare in futuro gli equipaggi dei lunghi viaggi interplanetari a mantenere un buono stato di salute. I risultati degli esperimenti hanno ovviamente anche ricadute più terrene: fanno progredire la ricerca sulle cure delle patologie legate all’indebolimento muscolo-scheletrico. PER LE EMOZIONI TOCCATE I TASTI GIUSTI – In uno studio che potrebbe concorrere ai premi IgNobel (assegnati ogni anno alle ricerche più assurde) scienziati inglesi e americani sono giunti a una curiosa conclusione: parole contenenti in maggioranza lettere che si trovano nella parte destra della tastiera di un computer hanno un carattere più emozionale di parole composte da lettere che si trovano nella parte sinistra. Questo varrebbe per l’inglese, lo spagnolo e il tedesco (per l’italiano non si sa). Secondo gli autori, le lettere di destra della tastiera sono più facili da usare (la maggioranza della popolazione è destrorsa) e dunque le parole sono associate a sensazioni positive. Al di là dell’apparente assurdità, la ricerca, pubblicata online dallo Psychonomic Bulletin & Review, interessa tutti coloro che devono scegliere i nomi di nuovi prodotti. UN NEMICO PREISTORICO PER L’UOMO PIPISTRELLO – Quando i produttori del film Batman - Il ritorno chiesero a Danny DeVito di interpretare il personaggio del Pinguino, leggendario nemico dell’Uomo pipistrello, non sapevano di aver anticipato di molti anni la ricerca scientifica. Un gruppo di paleontologi neozelandesi ha infatti rivelato l’esistenza di un gigantesco pinguino vissuto 25 milioni di anni fa chiamato Kairuku (che in Maori significa “il nuotatore che torna col cibo”). Un esemplare è stato ricostruito sulla base di alcuni fossili trovati negli anni e si è scoperto che la sua altezza poteva arrivare fino a 1 metro e 40 centimetri (poco meno, appunto, dell’attore americano). Originariamente si pensava che il Kairuku fosse un mostro di 1 metro e 80, ma gli ultimi studi lo hanno un po’ ridimensionato: aveva un corpo allungato, ma le gambe corte. AGENTE, LEI è UNA SCIMMIA! – Gli scimpanzé hanno una loro polizia, usata non tanto per reprimere quanto per comporre in modo pacifico conflitti tra gruppi o all’interno di una comunità. Uno studio condotto dai primatologi dell’Università di Zurigo ha documentato per la prima volta l’esistenza di mediatori “terzi”, cioè non direttamente coinvolti nelle diatribe, che intervengono nei momenti di maggiore tensione. Normalmente si tratta di femmine di grado elevato, cioè in grado di esercitare una certa autorità non solo sul proprio gruppo, ma anche su quelli rivali. Gli scimpanzé sono piuttosto litigiosi (sono state osservate vere e proprie guerre tra clan) e l’esistenza di una polizia che risolve i conflitti interni per il bene del gruppo (la pace sociale) e non dei singoli (la soddisfazione individuale) è considerata un’importante evoluzione. *** Gli smemorati della mattina dopo – La scena è un classico delle cronache sentimentali. Due colleghi d’ufficio trascorrono una notte di passione insieme, ma curiosamente la mattina dopo lui (o lei, non fa differenza) sembra non ricordare nulla e fa finta di niente: si ritorna sui binari dei normali rapporti di lavoro. Per il partner una delusione: cosa è rimasto di tutto il fuoco dell’amore appena consumato? Cosa delle parole dette, delle promesse fatte? Possibile che sia stata solo una veloce parentesi di cui l’altro non porta più traccia? Possibile, secondo uno studio americano. Così se volete chiudere in fretta l’avventura notturna senza implicazioni sentimentali potete citare una ricerca di Peter F. Delaney e Lili Sahakyan dell’Università del North Carolina e di Colleen M. Kelley e Carissa A. Zimmerman dell’Università della Florida, secondo i quali se voi lasciate il luogo dove una memoria si è creata, è più difficile poi ricordare cosa è successo. In altre parole: l’amore si è consumato in casa di lui? Il giorno dopo in ufficio (cioè in un luogo differente) lui “può non ricordare” più niente, perché le memorie sono strettamente associate al contesto della loro formazione. A sostegno della tesi, i ricercatori hanno mostrato alcuni esperimenti nei quali i soggetti non ricordavano semplici parole, perché memorizzate in contesti differenti. La scusa «non ricordo niente di questa notte» può valere per tutti: la cosiddetta memoria localizzata (e l’alibi conseguente) funziona indifferentemente per uomini e donne. *** Le formiche non usano Facebook – Da Facebook alle strategie per bloccare un’epidemia, dalla creazione di una rete di computer aziendali alle indagini sulle cellule di Al Qaeda, oggi grande attenzione è puntata sul funzionamento dei network e sulle leggi che li governano. Ottimi docenti in questa materia sono le formiche, che hanno perfezionato negli anni un’efficientissima struttura sociale, della quale stiamo imparando a conoscere solo adesso alcuni sorprendenti dettagli. Sappiamo da tempo che per rendere le reti più efficienti non è necessario che tutte le parti interagiscano fra loro; per risparmiare risorse basta che ciascuna si relazioni solo con quelle a lei necessarie. Abbiamo poi capito che spesso non serve una “struttura di comando” centralizzata (accade così in alcuni gruppi terroristici). Ora le formiche, secondo quanto rivela uno studio dell’Università dell’Arizona, ci insegnano qualcosa di più sofisticato: la comunicazione non è selettiva. Si è scoperto cioè che il passaggio di informazioni (tra due formiche avviene toccandosi) è perlopiù casuale: un singolo esemplare comunica nel gruppo “con chi capita” e non secondo una logica o una gerarchia. Il motivo, secondo gli autori dello studio, è semplice: troppo impegno nel comunicare porta via tempo al lavoro e dunque significa minore efficienza. Non importa insomma trovare l’interlocutore giusto, tanto prima o poi la comunicazione gli arriverà attraverso le relazioni casuali. Crederci? Le formiche sono in circolazione da milioni di anni, non usano Facebook, ma sicuramente hanno più esperienza di noi in materia di social network.