Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 18 Venerdì calendario

Se telefonando – Estate 1966. Tanti argomenti di discussione in un’Italia in vacanza. Domenica 31 luglio i quotidiani in prima pagina fanno vedere una regina Elisabetta sorridente che consegna a Bobby Moore (il capitano della nazionale inglese) la coppa Rimet

Se telefonando – Estate 1966. Tanti argomenti di discussione in un’Italia in vacanza. Domenica 31 luglio i quotidiani in prima pagina fanno vedere una regina Elisabetta sorridente che consegna a Bobby Moore (il capitano della nazionale inglese) la coppa Rimet. È il campionato del mondo, quello di Londra, quello di Inghilterra-Germania 4 a 2, dopo i supplementari. Quello che ci vede eliminati dalla Corea di Pak Doo-Ik, calciatore a tempo perso e dentista a tempo pieno. Un gol di testa del coreano al quarantunesimo del primo tempo e siamo fuori. Aldo Moro presiede un governo di centro-sinistra, mentre il mondo giovanile è in fermento: a marzo, a Milano, esplode il caso della Zanzara, la rivista del liceo Parini: qui, un’inchiesta sui comportamenti sessuali degli studenti. È scandalo ed è anche processo: i ragazzi, imputati, saranno assolti ad aprile. I commenti sotto gli ombrelloni benpensanti sono sullo stile “chissà dove andremo a finire!”, anche se – sotto gli stessi ombrelloni – facilmente si incrociano storie extraconiugali, rigorosamente tenute nascoste dagli asciugamani perbenisti, sempre al seguito degli ombrelloni benpensanti. Nasce anche la contrapposizione fra giovani e matusa. E non necessariamente i matusa sono i meno giovani: più semplicemente matusa è chi guarda indietro e dal barbiere chiede il taglio “collo e basette”, respingendo il caschetto di capelli di John, Paul, Ringo e George, direttamente in arrivo da Liverpool. Nostalgici quegli anni. Mina, in quell’estate, metterà d’accordo i gusti dei giovani e matusa, insieme davanti ai juke box. «Hai sentito l’ultima canzone di Mina?». «Come si chiama?». «Non ricordo… si innamorano al mare, sulla spiaggia, poi si rendono conto di bruciare troppo in fretta e lei chiude la storia telefonando…». «Ma va’, telefonando!». «Ma sì, telefonando... “se telefonando!”». Una storia d’amore: si conoscono e, nella stessa sera, si passa dalla confidenza all’attrazione, dall’attrazione all’incendio, alla passione. Complici gli ingredienti di sempre: la notte, l’estate, il mare, la voglia di vivere il momento. Ma quell’attimo è vissuto troppo in fretta e brucia forte, troppo forte. Per cui lei intuisce la fine nel momento stesso in cui la storia è cominciata. Inizio e fine sono legati, abbracciati strettamente, confusi l’uno nell’altra: come loro due. E sarà lei a voler chiudere tutto con una telefonata. Se oggi è possibile, allora in quel 1966 era incredibile e impossibile. Ghigo De Chiara, Maurizio Costanzo per le parole, Ennio Morricone per la musica, la voce di Mina: ecco Se telefonando. Una storia d’amore inventata e, come tale, entrata nel mito. Mito, perché dà alla donna la possibilità di condurre il gioco in anni nei quali il corteggiamento era rigorosamente un sostantivo singolare e maschile. E, se al corteggiamento seguiva l’avventura, questa (benché sostantivo femminile) era prerogativa dell’uomo, sempre pronto a chiudere una vicenda appena aperta. Un’altra leggenda vuole Ennio Morricone ispirato dalla sirena bitonale della polizia francese: in Italia le volanti si facevano annunciare da una sirena a un solo tono, quasi un urlo con una sola “a” ripetuta, ossessiva e rassicurante al tempo stesso. Morricone, prosegue la leggenda, sente le due note delle volanti francesi e trasforma in melodia lo strillo bitonale. Ed è mito oggi nel ricordo di quegli anni carichi di nostalgia anche in chi non ha vissuto quelle atmosfere, ma le ha sentite raccontare. Con quelle estati dolci, lunghissime, attese fin dal primo sole lungo di primavera, chiusura incerta dell’inverno. Quelle notti dolci, la prima parte delle quali passate proprio davanti a una cabina telefonica, per prendere il posto in fila per telefonare con la teleselezione. Meravigliose notti estive di quegli anni Sessanta: profumate di tabacco, di benzina super, di sambuca con il chicco di caffè lasciato a galleggiare. Notti passate sul lungomare a vedere le fuori serie decappottabili e sognare di possederne una, magari una Aston Martin come quella di James Bond. Anche se poi, sulla spiaggia, si arrivava a piedi, con gli zoccoli di legno, comperati dall’omino sul lungomare. Profumavano di legno e facevano un rumore rassicurante sull’asfalto. Duravano solo una stagione, come l’amore chiuso al telefono, Se telefonando.