Giuliano Foschini, la Repubblica 23/5/2012, 23 maggio 2012
L´ex ufficiale e l´elettrotecnico, mostri per caso "Salvo grazie a mio figlio". "È stato un incubo" BRINDISI - Questa è una storia da lupi
L´ex ufficiale e l´elettrotecnico, mostri per caso "Salvo grazie a mio figlio". "È stato un incubo" BRINDISI - Questa è una storia da lupi. Innocenti. «Io avevo paura e pensavo a mia figlia, in fondo ha solo tre anni». «Io invece penso di aver avuto soltanto una gran fortuna». R. e C. non si conoscono. Eppure hanno una storia in comune: sono malati di elettronica. Hanno un´età che va dai 50 ai 65 anni. Parlano di rado e chi li conosce poco dice che sono un po´ strambi. Nelle ultime 48 ore sono stati i maggiori indiziati – e i sicuri colpevoli per qualche giornale, televisione, tv e per il popolo dei social network – della strage di Brindisi. Sembravano gli uomini delle bombe, li avevano etichettati come mostri. E invece sono innocenti. «Fortuna, davvero fortuna: se non fossi andato a dormire da mio figlio venerdì notte, oggi sarei in galera». R. è stato il primo a cadere nel tritacarne della caccia al mostro: ufficiale dell´aeronautica in pensione, matto per l´elettronica, rapporti da sempre con alcuni paesi del Medioriente dove fa continui viaggi, è stato il primo grande sospettato. Il profilo psicologico corrispondeva. Ma soprattutto a un dirigente della Questura è venuto un colpo quando ha visto il video della scuola. «Quello lo conosco, è R.N». La somiglianza effettivamente esiste, per quanto possa esistere una somiglianza con un fotogramma ripreso da una telecamere di un chioschetto. Poi c´è anche il resto: il profilo psicologico, la capacità a costruire un innesco come quello della bomba della scuola e un foglio di giornale con un articoletto, in una pagina in fondo, su una classe del Morvillo Falcone. Lo hanno trovato i poliziotti in un cassetto di casa sua durante la perquisizione, sembrava una prova schiacciante quando l´hanno portato in Questura e messo sotto fino all´alba. Un giornale di Brindisi intanto aveva già sbattuto in prima pagina la sua foto, il nome e il cognome e tutta la sua storia. Era lui. Era l´ex ufficiale. E c´era su twitter anche chi ipotizzava il movente: «Ritorsione per la storia dei due marò». E invece quel foglio di giornale era semplicemente un vecchio foglio di giornale. E tutte le altre erano coincidenze. «Sono state le ore più lunghe e drammatiche della mia vita – spiega ora – poi hanno capito che non mentivo». Con l´avvocato Paolantonio D´Amico è riuscito a dimostrare il suo alibi: era a dormire dal figlio a Bari, dove si era fermato dopo essere atterrato in Grecia. Telefoni e registri lo confermano, appena gli investigatori l´hanno verificato è stato rilasciato. «In queste ore – spiega lui – mi capita di pensare spesso a quella povera ragazza, all´assassino che l´avrebbe fatta franca se anziché dormire a Bari avessi dormito a Brindisi. Io sarei stato per tutta Italia un mostro e il mostro vero l´avrebbe fatta franca». Mostro per qualche ora lo è stato anche M. Alcuni siti Internet avevano raccontato del suo arresto per la strage. Un altro addirittura già scriveva della traduzione nel carcere della città. Nel frattempo sotto casa sua si affollavano telecamere e cronisti mentre l´auto della polizia che lo trasportava era assaltata dai passanti che ammiccavano ai taccuini: «Meglio che l´hanno preso loro...». «Passerà, sono sicuro che passerà» dice ora al terzo piano della sua abitazione in via Paolo Uccello. M. chiaramente non era un lupo. Al massimo un agnello. Un elettrotecnico silenzioso, educato, mai sopra le righe. «Per fortuna ora è finito tutto, ma quando capirò esattamente cosa è successo, come è potuto accadere, allora qualcuno mi dovrà spiegare». È accaduto che anche in questo caso il profilo sembrava quello giusto: età dai 50 ai 65 anni come il signore del video, stessa corporatura. Soprattutto: un problema alla mano, come sembrava avesse l´uomo della telecamera che la teneva un po´ storta in tasca. E poi la passione, anzi la mania, per l´elettronica. Sul tavolo di casa ha più aggeggi di un negozio della Gbc, «capisco che qualcuno possa avere pensato di farmi qualche domanda. L´hanno fatta, mi hanno trattato bene, hanno capito». M. è conosciuto da tutti nella zona, nemmeno a duecento metri di distanza dalla scuola della strage, per quell´antenna enorme piazzata sul terrazzo. È stato il primo e ancora è probabilmente il più importante radioamatore del quartiere e forse di tutta Brindisi. I vicini ricordano la sua Punto blu con un´antenna «che nemmeno la Rai, secondo noi ce l´ha». Ora vuole soltanto che la gente si dimentichi di lui, che non si scriva più il suo nome e che l´unica cosa che rimanga alla gente di questa storia siano al massimo le sue spalle con la camicia a quadri che regala agli obiettivi. «Ora l´unica cosa che voglio è essere lasciato in pace. Sono un uomo onesto, non c´entro niente con la bomba. È stato un incubo, però per fortuna hanno capito che sono onesto. Ho la coscienza in pace e per me basta questo. Sabato ero qui a casa, stavo dormendo. Ho sentito l´esplosione e ho pensato subito chiaramente a qualcosa di grave, tre ore dopo sono uscito di casa per andare al negozio di elettronica». Ventiquattro ore dopo hanno bussato i poliziotti, e sono partiti i cortocircuiti.