Attilio Bolzoni e Francesco Viviano, la Repubblica 22/5/2012, 22 maggio 2012
A vent´anni dall´attentato che costò la vita al giudice Falcone e alla moglie ecco cosa raccontano le foto scattate subito dopo l´esplosione Il sismografo su monte Cammarata registra «oscillazioni» nella Sicilia occidentale, sui computer dell´Istituto nazionale di Geofisica compare un tracciato
A vent´anni dall´attentato che costò la vita al giudice Falcone e alla moglie ecco cosa raccontano le foto scattate subito dopo l´esplosione Il sismografo su monte Cammarata registra «oscillazioni» nella Sicilia occidentale, sui computer dell´Istituto nazionale di Geofisica compare un tracciato. È allarme, sta per partire l´avviso per la Protezione civile. Sono le 17, 56 minuti e 48 secondi del 23 maggio 1992. Ma non è un terremoto. È mezza tonnellata di tritolo che fa saltare in aria Giovanni Falcone. L´autostrada che da Punta Raisi porta verso Palermo prima sussulta, si solleva di qualche metro, si muove come un serpente. E poi si apre. Un tuono, un altro tuono, le fiamme, il fumo. Fra il mare e il costone di roccia delle colline che circondano la città sembra che ci sia un vulcano in eruzione. Butta fuoco in cielo. E scaraventa massi, sradica alberi, vomita blocchi di asfalto. «Ho visto all´improvviso un muro di pietre cadermi addosso e poi non ricordo più niente», racconta Giuseppe Costanza, l´autista di Falcone, l´unico sopravvissuto su quell´auto dopo l´esplosione. C´è solo un grande cratere in mezzo alla campagna. Quando le folate di vento trascinano via la foschia e la polvere scura precipita, al km. 5 dell´autostrada un centinaio di testimoni sta dentro uno scenario di guerra, un bombardamento dall´alto. È morto Giovanni Falcone. È morta sua moglie Francesca Morvillo. Sono morti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo. Tre poliziotti della sua scorta, nome in codice Quarto Savona 15. Quello che è conosciuto in tutto il mondo come "l´attentato di Capaci" in realtà è avvenuto nel territorio del comune di Isola delle Femmine, una grande cementeria, uno svincolo, case basse in riva al mare e uno scoglio disabitato che la leggenda vuole abitato in antichità da tredici fanciulle turche abbandonate lì per essersi macchiate di gravi colpe. Il giudice più amato e più odiato d´Italia non c´è più. Mafia e non solo mafia dietro il massacro. Il capo della Cupola Totò Riina e misteriosi «mandanti altri» che nessuno ha mai trovato. Vent´anni dopo la strage si sa tutto e niente. Quelle che vedete in queste pagine sono le prime foto dopo l´esplosione consegnate alla procura della repubblica di Caltanissetta. Pensavamo di conoscere tutto e di avere visto tutto. Ma questi scatti ci fanno scoprire altro. Sono i dettagli di una strage.