r. per., Corriere della Sera 22/05/2012, 22 maggio 2012
FOCACCIA, PASSIONE E CALOTTINE. COSI’ VINCE RECCO IL CANNIBALE - È
come se la Juventus vincesse con gli uomini e con le donne. Non sono tanti i posti come Recco, meno di 11 mila abitanti, a essere rinomati a livello internazionale per due invenzioni: la focaccia di Recco (astenetevi da dire che è di Recco, se non la mangiate/prendete a Recco) e la pallanuoto campione d’Italia maschile e femminile.
La provincia silenziosa, una grande passione, un mecenate, un grande tecnico/amministratore: la ricetta del successo di una certa Italia di cui ci occupiamo troppo raramente. Domenica a Brescia la Pro Recco ha vinto il suo scudetto numero 26, il settimo consecutivo. Quest’anno ha messo in bacheca anche la settima Coppa dei Campioni e la Jadranska Liga (o Liga Adriatica), il campionato che riunisce squadre di Slovenia, Montenegro, Croazia, Macedonia, nato per scambiare esperienze e contrastare lo strapotere serbo. Un anno fa, è stata invitata la Pro Recco, subito vincente. Nel 2012 il proprietario del club, Gabriele Volpi, ricchissimo imprenditore del settore petrolifero (si occupa della logistica, praticamente ha costruito e gestisce i più importanti porti africani, soprattutto in Nigeria) ha acquistato il Rapallo. Diventato Gmg Pro Recco ha conquistato Supercoppa Europea, Coppa dei Campioni e scudetto, interrompendo il dominio del Catania, 19 titoli in 20 anni.
Recco è una piccola città della Riviera, ma non sembra che le appartenga. Non ci sono carruggi e non esiste un centro storico. La storia di Recco finisce e ricomincia tra il 10 novembre 1943 e il 28 agosto 1944: 27 bombardamenti alleati, mirati a distruggere il viadotto ferroviario, ne fanno un cumolo di rovine. Ma gli abitanti sono tenaci e per questo il Comune riceve la medaglia d’oro al Merito Civile. La leggenda della Pro Recco pallanuoto s’intreccia a una nuova giovinezza, e tra i ragazzi delle bombe c’è il Caimano Eraldo Pizzo, classe 1938. Adesso tiene la grisaglia da responsabile della sezione pallanuoto, ma te lo immagini facilmente ancora in calottina che azzanna gli avversari in mezzo al mare, perché il campo, una volta, stava lì. E certi derby con il Camogli finivano a remate. Nel ’59 andarono in Vespa da Recco a Trieste per il primo scudetto. Adesso hanno altri mezzi. C’è una società da sei milioni di euro. Allenatore e amministratore delegato è Pino Porzio, indimenticabile difensore del Posillipo e del Settebello. Gabriele Volpi (che possiede anche lo Spezia calcio promosso in serie B, dopo aver vinto, oltre al campionato, anche Coppa Italia e Supercoppa pro) ora è presidente onorario e suo figlio Simone ha preso il suo posto. Volpi ha creato la Social Sport, una fondazione a cui ha destinato il 2 per cento del fatturato delle sue attività (2 miliardi di dollari): per lo sport, per la solidarietà. Il Recco ha un accordo con i «cugini» del Camogli per il settore giovanile, e, finalmente, il progetto per una nuova piscina. Ora emigra a Sori perché la storica vasca di Punta S. Anna non è agibile. I detrattori dicono che il Recco ha ucciso la pallanuoto italiana. Pino risponde sereno: «Chi vince non è mai simpatico. Noi diamo 15 atleti al Settebello e al Setterosa. Facciamo crescere i giovani. Molti di questi erano a Shanghai, a vincere il Mondiale dopo 17 anni».
r. per.