Francesco Battistini, Corriere della Sera 22/05/2012, 22 maggio 2012
IL JUDOKA PALESTINESE QUALIFICATO ALL’OLIMPIADE SENZA GLI AIUTINI «È UNA PAGINA STORICA» —
Aggiornate il Barone e quel che diceva dei cinque cerchi: l’importante non è partecipare, è qualificarsi. Perché nell’era delle Olimpiadi politicamente corrette, anche se i risultati non ci sono, anche se uno Stato non ce l’ha, chi può mai negare una vasca o una corsia a un palestinese? A Londra pensavano d’aver fatto il dovuto, come già ad Atlanta e a Sydney e ad Atene e a Pechino, invitandone quattro per onor di bandiera e per risarcirli, se non della terra, almeno col tartan: il velocista di Gaza, tanto volenteroso, ma sei secondi più lento del record mondiale; la mezzofondista di Nablus, tanto carina e simpatica, ma con tempi da doppiaggio; e poi un nuotatore di Betlemme, dov’è difficile trovare perfino una buona piscina per allenarsi, e un altro della diaspora... Sembrava chiusa lì. Invece due giorni fa, in tutta fretta, s’è dovuta allargare la delegazione del Comitato olimpico di Ramallah, aggiungendo un quinto nome. Non previsto. E soprattutto non invitato: Maher Abu Rmeileh, 28 anni, judoka di Gerusalemme Est, che ha raggiunto il punteggio richiesto nella categoria 73 kg ed è il primo palestinese della storia a qualificarsi a un’Olimpiade, senza elemosine. Kefiah decimo dan. Nella sua casa di città vecchia, Maher fa capriole di felicità ed è già festeggiato come un eroe da medaglia: «Sto alla grande, sono in estasi, felicissimo, ho raggiunto un grande risultato per tutta la Palestina!». «È una pagina storica, finalmente siamo sulla carta geografica dello sport per nostri meriti», l’abbraccia il capodelegazione sul Tamigi, Hani al-Halabi. Un popolo, un tatami. La vittoria è anche di Jibril Rajoub, l’ex consigliere di Arafat, oggi a capo dello sport nei Territori, che ormai crede più nei judoka che nei jihadisti e che da qualche anno ha scelto di puntare su calcio e rugby, per ottenere quel po’ di riconoscimento internazionale che l’Onu concede solo in parte: «Anche questo è un metodo di resistenza», teorizza Rajoub. Londra sarà una piazza accogliente, per i palestinesi. Con un regalo in più: proprio qualche giorno fa, e anche per non imbarazzare gli ospiti arabi, il Cio ha rifiutato d’osservare un minuto di silenzio nella cerimonia d’apertura. Israele voleva commemorare i morti della strage di Monaco ’72. Roba di quarant’anni fa, hanno spiegato: dimenticate Settembre nero, godetevi la cintura nera.
Francesco Battistini