Renato Mannheimer, Corriere della Sera 22/05/2012, 22 maggio 2012
PRECIPITA L’AFFLUENZA SINDACI «DEPOTENZIATI» SCELTI DA META’ ELETTORATO - I
dati relativi alle Amministrative, per di più nei ballottaggi che riguardano un numero limitato di Comuni, sono difficilmente estendibili all’universo degli elettori. Eppure il livello dell’affluenza alle urne in questo secondo turno ci indica una svolta. Se si considerano i Comuni capoluogo, quelli in cui la competizione è politicamente più significativa, si rileva che ha votato solo il 45%, meno della metà degli aventi diritto, con una diminuzione di oltre il 17% rispetto al primo turno.
In una delle città più importanti e significative, Genova, si è recato alle urne meno del 40%. Ma in certi contesti del Meridione l’affluenza, contrariamente alle tradizioni di quella zona, è stata ancora inferiore: rispetto al primo turno, si riscontra qui un calo di partecipazione che supera il 21%.
Beninteso, sul piano giuridico, le elezioni sono perfettamente valide. In questi casi non c’è il vincolo del quorum. Ma, sul piano politico, il fatto che la gran parte degli elettori diserti le urne, significa certo qualcosa, sino a minare, in una certa misura, l’autorevolezza dello stesso sindaco neoeletto e, specialmente, quella dei partiti che vedono un ulteriore allontanamento degli elettori.
La disaffezione dai partiti tradizionali porta infatti da un verso alle astensioni, mai state così alte come in questo periodo, e dall’altro al voto verso formazioni dichiaratamente «antipartitiche», come quella di Grillo. Che, significativamente, è riuscita a prevalere a Parma, proprio come segno di ribellione, in una città dove i partiti non hanno, in passato, fatto una gran bella figura. Forse non è un caso che a Parma l’afflusso alle urne (61%) sia stato relativamente più elevato. Potrebbe essere, infatti, che la presenza di un candidato fortemente alternativo ai partiti tradizionali, per di più potenzialmente vincente, abbia spinto a votare anche molti dei delusi della politica.
Più in generale, è indicativo che la percentuale di chi non si è recato a votare sia relativamente vicina a quella di quanti, nelle analisi sulle intenzioni di voto, dichiarano di essere indecisi o tentati dall’astensione (57%). Segno che la disaffezione è un fenomeno generale che travalica i confini di queste elezioni amministrative. E della quale i partiti tradizionali sembrano continuare a sorprendersi.
Renato Mannheimer