I. Ve., Il Sole 24 Ore 22/5/2012, 22 maggio 2012
PARMIGIANO E GRANA: PERSI 100 MILIONI DI EURO - A
fare più notizia sono le 400mila forme tra Parmigiano Reggiano e Grana Padano cadute a terra per il sisma, e intere scalere (le scaffalature alte anche 20 piani con un migliaio di Dop a invecchiare) crollate tra Mantova e Modena, con danni stimabili in almeno un centinaio di milioni.
Ma sono migliaia le aziende agricole coinvolte tra la via Emilia e il Polesine e i danni raddoppiano a 200 milioni, secondo Coldiretti, se si annoverano crolli e lesioni di stalle, fienili, serre, per non parlare di allevamenti decimati e macchinari distrutti, intrappolati sotto i tetti crollati. «Calcolare i danni è a volte impossibile – nota Confagricoltura Modena – perché gli edifici sono inagibili e pericolanti e non è possibile entrare per le verifiche tecniche». In questo triangolo vitale dell’agroalimentare nazionale, «ci sono imprenditori che hanno perso tutto e mi telefonano in lacrime – riferisce Mauro Tonello, presidente di Coldiretti Emilia-Romagna, che ieri sera ha attivato una unità di crisi a Mirandola per assistere gli agricoltori colpiti – perché hanno perso insieme casa e lavoro. Stimiamo si tratti di 2-3mila aziende coinvolte».
Il monitoraggio della Provincia di Modena è dettagliato: nella zona rossa del terremoto, tra Camposanto, Cavezzo, Finale Emilia, Medolla, Mirandola e San Felice sul Panaro è stato colpito il 100% delle 1.728 aziende agricole (tra seminativi, piante da frutto, viti) oltre a una cinquantina di allevamenti di bovino, 20 imprese suinicole, 11 avicole con 170mila polli e 10 agriturismi; allargando il raggio all’area circostante colpita all’80% i numeri salgono a 2.286 aziende agricole e 150 allevamenti. Il prezzo più salato, però, lo stanno pagando i caseifici, con aziende come Albalat di Albareto con 90mila forme danneggiate, «perché sono soprattutto le forme giovani, più fragili, a essersi spaccate – spiega il Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano – e vanno svendute subito perché ammuffiscono, a differenza di quelle stagionate che i caseifici possono rivendere a pezzi».
Nel Ferrarese, tra San Carlo e Sant’Agostino, il terremoto è tornato a colpire proprio lì dove due anni fa una tromba d’aria aveva scoperchiato i capannoni e gli agricoltori avevano investito in tetti fotovoltaici, oggi in frantumi.