Sara Nicoli, il Fatto Quotidiano 22/5/2012, 22 maggio 2012
LA LEGA È MORTA: 7 BALLOTTAGGI PERSI SU 7. E ANCHE MARONI NON STA TANTO BENE
Un botto. Anzi, un cappotto. Al contrario, però. Se già il primo turno era stato una brutta batosta, dopo il ballottaggio la sconfitta della Lega assume i contorni di una disfatta senza precedenti nei 25 anni di vita del partito. Ha perso i ballottaggi in tutti i Comuni del nord in cui correva: sette sconfitte su sette.
L’ironia si è fatta graffiante sul web: “Qualcuno spieghi al Trota che non è un pareggio...”. Persino Monza, quella capitale dei ministeri fantasma del nord, è caduta in modo vergognoso, con Marco Mariani, il leghista di turno, che non è riuscito ad arrivare neppure al ballottaggio: per lui solo un 11% rispetto al candidato del centrodestra, Andrea Mandelli, assestato comunque su un buon 36,61%. Alla fine, ha vinto un uomo del Pd, Roberto Scanagatti. E il cerchio, per niente magico, si è chiuso. Certo, ora Roberto Maroni, candidato unico alla segreteria (su cui però potrebbe pesare un’elezione per acclamazione al congresso di fine giugno) dice di essere pronto a “dare il massimo per far tornare la Lega protagonista” come negli antichi fasti, dopo che è stato pagato questo “prezzo altissimo” per via degli scandali e degli ultimi avvisi di garanzia. Quello di Bossi, poi, ha pesato come un macigno. “La sconfitta ai ballottaggi è pesante e dolorosa – ha detto Maroni uscendo ieri da via Bellerio dove ha atteso accanto a Bossi il verdetto delle urne – paghette e lauree hanno fatto giustamente arrabbiare gli elettori”. Ora la bufera “è passata, è finita la traversata del deserto, adesso possiamo e dobbiamo ripartire con più forza di prima”.
DI FORZA il “barbaro sognante” Maroni ne avrà bisogno. Il panorama che gli hanno squadernato ieri pomeriggio con i dati elettorali avrebbe fatto tremare i polsi anche ad un barbaro vero e per niente sognante . In Lombardia, sconfitta netta a Senago (Milano), dove Riccardo Pase si è fermato al 38,87% lasciando il Comune a Lucio Fois, candidato del centrosinistra; a Cantù (Como) si avvia a vincere la lista civica capita-nata da Claudio Bizzozzero, con il 54% circa dei voti, contro il padano Nicola Molteni. Sconfitta amara, quasi una beffa, per un solo voto, a Meda (Monza) per il sindaco uscente Giorgio Taveggia. E poi Tradate (Varese), dove il leghista Gianfranco Crosta ha raccolto il 47,40% delle preferenze cedendo il passo a Laura Fiorina Cavalotti, candidata del centrosinistra e nuovo primo cittadino con il 52,59% dei voti; completa il quadro della Lombardia Palazzolo sull’Oglio, nel bresciano, con il leghista Alessandro Sala (47,51%) sconfitto ancora una volta dal centrosinistra.
IL QUADRO non è stato migliore nei due Comuni veneti al ballottaggio: a Thiene (Vicenza) ha trionfato Giovanni Battista Cesarotto, sostenuto da alcune liste civiche e dal Pd, mentre Maria Rita Busetti della Lega ha chiuso al 40,49%. A San Giovanni Lupatoto (Verona) alla fine ha vinto Federico Valentini del centrosinistra con il 51,15% sul candidato leghista Fabrizio Zerman: la chiusura di un cerchio senza appello: “Dobbiamo essere ancora interpreti della questione settentrionale che aspetta anche tante risposte” . E a parte un “sincero grazie”, lanciato da Matteo Salvini a chi è andato comunque a votare “nonostante tutto”, adesso sembra sia venuto il momento per la Lega di “far tesoro degli errori commessi, ma senza cambiare nome né simbolo. Una Lega che riprende a lavorare molto di più al Nord e nei comuni. Nonostante tutti i casini abbiamo portato a casa 30 sindaci”. Ma la guerra interna alla Lega appare ora più feroce che mai.
Il capo Bossi sembra essersi messo all’opposizione interna, in disparte, pronto a fare le pulci al nuovo corso del partito. Perché i cerchisti, negli ultimi giorni, hanno acquisito nuovo slancio mentre i maroniani puntano il dito proprio contro di loro quali responsabili della sconfitta. La guerra, quindi, corre sotto traccia e anche per questo è stato deciso di rinviare il tradizionale raduno di Pontida .A fine giugno si giocherà la battaglia finale per la conquista della Lega. Maroni appare in pole, malgrado i tentennamenti di Bossi; i veneti, intanto, sono alla finestra. Da loro dipenderà il nuovo corso.