Aldo Grasso, Corriere della Sera 21/05/2012, 21 maggio 2012
LA FATICA DI SAVIANO E I DATI SULLO SHARE - È
stata una fatica, ha commentato Roberto Saviano in conclusione del programma-happening «Quello che (non) ho», condotto con Fabio Fazio su La7. Dev’essere stata davvero una faticaccia riempire quasi dieci ore di programmazione, in tre prime serate consecutive, ognuna delle quali è durata più di tre ore, dalle nove a mezzanotte inoltrata. Certo è che dalla «tv di qualità», dalla «tv intelligente», non ci si aspetterebbe il ricorso ai meccanismi più ovvi della televisione commerciale, quelli che consentono di «gonfiare» uno share del 10,78% (dato di prime time del martedì) per portarlo a uno del 12,29% (dato complessivo del martedì, comprendente i «picchi notturni» del 18%). Specie se i break pubblicitari (quelli che abbassano il dato, ma ovviamente fanno guadagnare la rete) non sono moltissimi (solo 4, per meno di venti minuti sulle oltre tre ore). Ma anche questo si consente alla «tv di qualità» di Fazio&Saviano. Che alla fine avranno tirato le somme del loro (temporaneo) passaggio a La7: 2.869.000 spettatori complessivi, il 12,67% di share, che rappresenta un record e il dato migliore dell’anno per la rete. Anche il pubblico di Fazio&Saviano è del tutto sui generis: picco sulla generazione dei cinquanta-sessantenni (15,75% di share), laureati (28,75% di share), con alti livelli socio-economici (24,69% di share). Soprattutto un pubblico tutto di Centro-Nord (quasi 15% in Piemonte, oltre 18% in Emilia Romagna), con il Sud di Saviano quasi indifferente. Operazione riuscita? Dipende dai punti di vista. Per La7, una buona visibilità e tanti discorsi sui giornali, ma anche l’attitudine a ritagliarsi la nomea di «rete d’élite», di «rete snob», «per molti ma non per tutti». Grande successo, invece, per quella nicchia che si sente gratificata dalla «tv intelligente».
Aldo Grasso
In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca Italia su dati Auditel