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 2012  maggio 19 Sabato calendario

GIOVANE, DONNA, MUSULMANA È LA VOCE DI HOLLANDE

Tra la piega severa di Jean Marc Ayrault, l’aristocratico portamento di Arnaud de Montebourg, la pelata pensosa di Pierre Moscovici, lo sguardo altero di Laurent Fabius, spiccano già nel governo francese i due vivissimi occhi da scugnizzo e il pronto sorriso di Najat Vallaud Belkacem, nominata portavoce dell’esecutivo nonché ministro delle Pari opportunità, che qui si chiama dei Diritti delle donne. Nei giorni scorsi, quando i suoi colleghi affettavano la solita indifferenza d’ufficio per il loro destino di governo, lei non stava nella pelle dall’impazienza, e lo diceva.
HA ASPETTATO la nomina al tavolino di un caffè di Lione, sua città di adozione. È lì che ha ricevuto la fatidica telefonata di “François”, testimoni diretti una giraffa e una telecamera, tranquillamente ammesse alla breve conversazione tra i due. Quindi abbracci e baci con gli amici, senza infingimenti. Era felice, e si vedeva. Così è questa giovane donna di 34 anni, bruna e sottile, “puro prodotto della Repubblica”, come le piace definirsi. La sua biografia è lì a testimoniare una storia di integrazione riuscita. Najat nacque infatti in un villaggio del Rif marocchino, Beni Chiker, da dove suo padre era partito in cerca di lavoro: lo esigevano le bocche dei suoi sette figli. L’aveva trovato come muratore nella banlieue di Amiens, nel profondo nord piccardo, dove lei lo raggiunse nell’81 quando aveva quattro anni. Ragazza brillante, a neanche vent’anni era già ammessa alla mitica Sciences Po, la culla delle élites della rue Saint Guillame. Da quel momento, racconta, è stato “un succedersi di incontri che hanno precipitato le cose”. Il primo, il suo professore di diritto la cui moglie era una deputata socialista, Beatrice Marre, che ricorda: “Era appassionata e gran lavoratrice”. Ancora studente, divenne già assistente parlamentare. Nel 2002, dopo l’irruzione di Jean Marie Le Pen al secondo turno delle presidenziali, aderire al Ps fu una reazione naturale, e da lì cominciò l’ascesa politica.
IL SECONDO incontro fu con Gerard Collomb, peso massimo del partito e soprattutto sindaco di Lione, che la volle nel suo staff. E poi nel consiglio regionale del Rodano-Alpi, il suo primo successo elettorale. A seguire, nella giunta comunale lionese, come assessore alla gioventù. Nel 2006 l’incontro con Ségolène Royal che preparava la sua candidatura alle presidenziali. Racconta Montebourg che all’epoca Najat “fece fronte con intelligenza e sangue freddo”. Fu ancora con Ségolène alle primarie socialiste dello scorso anno, per poi allinearsi con il vincitore Hollande: “Disciplinata e legittimista”, la definì quest’ultimo, prima di nominarla portavoce della sua campagna. Tutto ciò non le ha impedito, nel frattempo, di convolare a giuste nozze con un alto funzionario dell’amministrazione pubblica e di mettere al mondo due figli. Najat è di gentile aspetto ma di lingua pronta e assai puntuta, fino ad una certa ferocia. Non esitò a definire Sarkozy come “un impasto tra Berlusconi e Putin”, paragone che persino alcuni dei suoi compagni trovarono ingeneroso. Si dice musulmana, per quanto non praticante. Ha la doppia nazionalità franco-marocchina, e non intende rinunciarvi con gran dispetto di quelli del Fronte nazionale e di non pochi dell’Ump , la destra parlamentare. Ieri del resto una fedelissima di Sarkozy, Nadine Morano, si è detta preoccupata per il futuro delle donne francesi: “Najat Belkacem era contro la legge che ha vietato il burqa”.
MA A VEDERLA salire lo scalone dell’Eliseo, sempre con quell’aria sbarazzina ma bella elegante nel suo giacca pantalone finemente rigato, era l’immagine della modernità: la bionda Morano non si è meritata nemmeno una replica. Najat del resto non vuole essere la Rachida Dati dell’equipe di Hollande. Si considera pienamente assimilata, non intende “rappresentare la diversità”. È francese e repubblicana, nel senso pieno del termine. E tanto peggio per chi la vorrebbe rispedire nel suo Rif natale.