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 2012  maggio 19 Sabato calendario

TERMINI, L’IPOTESI BMW

La Fiat non si illuda di potersi disinteressare del futuro di Termini Imerese perché la responsabilità è la sua". La Fiom non ha dubbi su quale debba essere l’esito della vertenza relativa allo stabilimento siciliano di proprietà Fiat e ceduto, con l’imprimatur del governo e della società pubblica Invitalia, alle ambizioni industriali della Dr Motor di Di Risio. Ambizioni rivelatesi al momento poco fondate come il Fatto aveva segnalato a suo tempo. Sia nel sindacato che nelle stanze del governo l’ipotesi del rilancio produttivo di Termini Imerese a cura dell’imprenditore molisano desta ormai preoccupazione. Ma l’affondamento del progetto Di Risio significherebbe l’ignoto per il futuro dello stabilimento, i suoi duemila posti di lavoro, più l’indotto, in una delle situazioni più delicate del paese, sul piano occupazionale. Per il ministro Corrado Passera si tratta di una bella grana.
Nella conferenza stampa convocata ieri in Fiom, e in cui è stata lanciata “l’assemblea-evento” del 20 maggio a Firenze con il Fatto come media-partner, il segretario Maurizio Landini e il responsabile Auto Giorgio Airaudo hanno chiesto al governo impegni concreti ma, soprattutto, hanno ribadito le responsabilità della Fiat tuttora titolare della cassa integrazione concessa per “cessata attività”. Il governo ha convocato il tavolo il prossimo 4 giugno e lì si rivedranno tutti i protagonisti di una vicenda non propriamente edificante: governo, sindacati, Di Risio e Fiat. In assenza di ulteriori alternative e di investitori pronti a scommettere su quell’area e su quello stabilimento, l’unica chance rischia di essere “salvate il soldato Di Risio” con l’impegno a sostenerne lo sforzo produttivo. Un’ipotesi ventilata in ambiente sindacale è che possa intervenire la Bmw, la casa tedesca che è in sovracapacità produttiva e che da mesi sta cercando un nuovo impianto in Europa per una produzione aggiuntiva. Qualche settimana fa il suo nome era stato fatto a proposito della De Tomaso, lo stabilimento ex Pininfarina di Grugliasco, rilevato dalla famiglia Rossignolo e poi ceduto a investitori non meglio precisati (si parla di una cordata cinese) ma comunque sull’orlo della chiusura. Anche in quel caso a rischiare sono circa 1.000 lavoratori. La Bmw potrebbe essere interessata a un produttore italiano a cui commissionare una produzione specifica senza investire direttamente. L’ipotesi, ora, viene rispolverata anche per Termini Imerese magari con la permanenza dello stesso Di Risio e con un forte impegno da parte del governo o della stessa Regione che ha stanziato 400 milioni per tenere in piedi lo stabilimento. Dal ministero non si danno conferme ma è chiaro che Passera dovrà trovare una soluzione credibile entro il 4 giugno vista la situazione incandescente che si è determinata in Sicilia.
IN TUTTO QUESTO, però, continua la Fiom, rischia di non pagare alcun dazio la Fiat che sembra essersi ormai liberata del fardello siciliano. L’azienda diretta da Sergio Marchionne ha però più di un problema come dimostra la notizia, senza precedenti, della cassa integrazione per tutti i 5400 dipendenti degli Enti centrali di Mirafiori, la maggior parte impiegati, che resteranno a casa per sei giorni. Un segnale di problemi molto seri dentro la “testa” della multinazionale dell’auto che non sembrano risolti dopo la firma dei contratti separati, l’uscita da Confindustria, il duro scontro ingaggiato con la Fiom. Il sindacato di Landini ieri ha ribadito la volontà di non piegarsi ai diktat di Marchionne e ha esibito, a proprio sostegno, i numeri della recente tornata elettorale per l’elezione delle Rappresentanze aziendali del gruppo. “Una partecipazione al voto del 75 per cento contro il 95 per cento verificatosi quando partecipava la Fiom” ha detto Giorgio Airaudo, “ma considerando anche le schede bianche o nulle il calo è superiore al 31 per cento”. Alla consultazione autogestita organizzata dalla Fiom fuori dai cancelli, “senza permessi sindacali o diritto di assemblee” hanno invece partecipato oltre 14 mila operai, circa il doppio degli iscritti alla Fiom negli stabilimenti in cui si è votato in quella che Airaudo definisce “una straordinaria dimostrazione di solidarietà”. Nonostante questi numeri, però, l’azienda non modifica la sua politica sindacale che sembra svolgersi soprattutto intorno alle aule di tribunale. Come quella che ospiterà il prossimo 25 maggio la causa civile intentata dalla Fiom contro l’amministratore delegato della Fiat per discriminazione nello stabilimento di Pomigliano dove, su 2.143 lavoratori richiamati in fabbrica “nemmeno uno è iscritto alla Fiom. Un matematico ha dimostrato che sarebbe più facile vincere al superenalotto che essere assunti in Fiat”.