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 2012  maggio 20 Domenica calendario

AI METALMECCANICI IN GERMANIA AUMENTI SALARIALI DEL 4,3%

Aumenti salariali al doppio dell’inflazione per i metalmeccanici tedeschi. Un primo segnale che la Germania è disposta a contribuire all’aggiustamento degli squilibri nell’area dell’euro che sono una delle cause della crisi in corso.
L’accordo, per un aumento del 4,3%, il più alto degli ultimi vent’anni, è stato raggiunto ieri mattina all’alba a Sindelfingen, presso Stoccarda, e riguarda gli 800mila lavoratori del Baden-Württemberg, cui si adegueranno tutte le altre regioni, per un totale di 3,6 milioni di metalmeccanici. La categoria fa poi abitualmente da apripista ai rinnovi salariali negli altri settori.
Le richieste del sindacato Ig Metall, il più potente del Paese, erano del 6,5%, le imprese del settore avevano controproposto meno del 3. Nelle settimane scorse erano partiti i primi scioperi locali e il sindacato minacciava un’astensione generale dal lavoro, azioni destinate a creare problemi all’industria, soprattutto quella automobilistica, che sta lavorando quasi al limite della capacità produttiva perché si trova in fase di espansione delle vendite e deve soddisfare i crescenti ordini provenienti tra l’altro dalla Cina e dal resto dell’Asia. La prima dichiarazione del rappresentante delle imprese nel negoziato, Martin Kannegiesser, infatti è stata: «Abbiamo evitato lo sciopero». Il costo del rinnovo per le aziende del settore è stimato in 7 miliardi di euro.
Dal canto suo, l’Ig Metall rivendica di aver assicurato il parziale recupero del potere d’acquisto dei lavoratori, dopo almeno un decennio di moderazione salariale. L’inflazione in Germania, secondo l’ultima rilevazione, è al 2,1 per cento. Per trovare un aumento superiore a quello concordato ieri (il contratto va fino al 30 aprile dell’anno prossimo) bisogna andare indietro al 1992, quando i salari dei metalmeccanici ebbero un incremento del 5,4 per cento. L’accordo prevede anche garanzie di assunzione per gli apprendisti e limiti all’uso dei contratti a termine.
L’aumento va nella direzione indicata nei giorni scorsi dal ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, secondo cui la Germania può permettersi incrementi salariali più alti e contribuire in questo modo a riequilibrare la situazione in Europa. Salari più alti dovrebbero favorire un aumento dei consumi e possibilmente delle importazioni dai Paesi della periferia dell’Eurozona.
È dubbio invece che l’aumento dei salari tedeschi possa favorire il recupero di competitività degli altri Paesi europei rispetto alla Germania. Secondo un’analisi del Fondo monetario, nonostante la moderazione salariale degli ultimi anni, i salari tedeschi restano comunque fra i più alti in Europa (anche prima degli ultimi accordi) e la competitività dell’industria tedesca è basata invece soprattutto sulla sua specializzazione di prodotto. Solo quelle industrie che, negli altri Paesi europei, competono direttamente con la Germania su questi prodotti, sostiene l’Fmi, saranno in grado di trarre qualche beneficio competitivo dall’incremento dei salari tedeschi. Potrebbe essere il caso di alcuni settori della meccanica italiana.
Quest’anno sono coinvolti complessivamente nella tornata di negoziati salariali in Germania circa 9 milioni di lavoratori. Una parte (2 milioni) dei dipendenti pubblici ha già spuntato un aumento del 6,3%, spalmato però su due anni. Stesso obiettivo centrato dai dipendenti di Deutsche Telekom. Già in fase avanzata di contrattazione ci sono anche i bancari, che chiedono il 6% e hanno iniziato i primi scioperi.
Per il sindacato dei metalmeccanici invece la prossima battaglia è sulla Opel, la controllata europea della General Motors, che lavora in forte perdita e ha annunciato recentemente di voler spostare tutta la produzione dell’Astra in Gran Bretagna e in Polonia, dove il costo del lavoro è più basso. A farne le spese sarà probabilmente lo stabilimento tedesco di Bochum, che dovrebbe chiudere a partire dal 2015, chiusura che il sindacato intende scongiurare.