Fabio Pavesi, Il Sole 24 Ore 20/5/2012, 20 maggio 2012
L’IMPATTO GRECO SU BANCHE E BCE
La saga infinita del disastro greco presenterà prima o poi il conto. Che sarà salato sia che Atene resti nel consesso della moneta unica, sia che lasci l’euro. Di questo c’è ormai più di una consapevolezza tra gli osservatori. Sia gli analisti di Nomura che di Ubs hanno provato a quantificare i costi della cosiddetta "Greek exit". Gli analisti della banca svizzera hanno proposto due scenari. In quello più favorevole la Grecia ce la farà a restare aggrappata all’eurozona ma a costo di un’ennesima ristrutturazione del debito.
Atene resta, ma nuovo taglio del debito
Il costo per l’Europa andrebbe da 60,6 miliardi di euro (in caso di un nuovo taglio del debito di un terzo) fino a 90,9 miliardi con un haircut su metà del debito. Questa volta a pagare dopo il sacrificio richiesto a banche e investitori privati sarebbe il settore pubblico. Tra finanziamenti Bce, prestiti bilaterali e fondo monetario ci sono in campo ben 182 miliardi. Da qui a seconda del taglio ecco il costo collocarsi tra 60 e 90 miliardi di euro.
Atene esce, costo triplicato
Ma lo scenario appare fin troppo roseo. L’uscita di Atene avrebbe conseguenze assai più gravi. La prima più evidente è nel valore della nuova dracma che partirebbe con una svalutazione pesante nei confronti dell’euro. Una dracma svalutata del 50% comporterebbe un raddoppio dei costi stimati.
E a questo va aggiunto il costo che pagherebbe l’Europa via banche centrali che sono esposte per 104 miliardi. Quelle risorse verrebbero azzerate, costringendo tra l’altro Bce e banche centrali dei vari paesi a dover ricapitalizzare. La somma finale arriva così a un costo per l’Eurozona che si aggirerebbe tra i 225 miliardi e i 240 miliardi. Cifre che valgono tra l’1,8 e l’1,9% del Pil dell’eurozona.
Il vero spettro: la fuga dai depositi bancari
Ma questi sono conti a tavolino, quasi asettici nella loro cinica dimensione aritmetica. Quel che spaventa tutti sono gli effetti imponderabili dello shock a catena di un’uscita greca dall’euro. I mercati attaccherebbero subito bersagli più grossi come la Spagna e l’Italia. Spread impazziti, tassi sempre più insostenibili e bond pubblici in pancia alle banche che subirebbero gravi perdite. A cui si aggiungerebbe il film già visto in questi giorni. Una fuga dei correntisti dalle banche con un’emorragia incalcolabile dei depositi bancari. Fuga che al di là delle acuzìe di questi giorni in Spagna si è palesata ormai da mesi. Le banche greche hanno visto scendere i depositi del 20% dall’inizio della crisi e dalle banche spagnole sono usciti 65 miliardi nell’ultimo anno.
L’impatto
C’è il costo pubblico e quello privato. Cosa accadrebbe alle banche europee in caos di default greco? Se lo sono chiesti gli analisti di Nomura. L’impatto sarebbe tutto sommato gestibile con perdite tra l’1 e il 2% del capitale dell’universo bancario di Germania e Francia i due paesi in assoluto più esposti. Ma anche qui gli effetti più eclatanti riguarderebbero un eventuale effetto domino. Se la Spagna seguisse le orme greche il disastro per le banche avrebbe proporzioni tali da non essere più gestibile. Non è Atene da sola la minaccia. È la spaccatura tra Europa del Nord e del Sud a essere mortale.