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 2012  maggio 18 Venerdì calendario

MONTI E GOLDMAN PRENDONO SNAM


Milletredici euro e venti centesimi Iva esclusa. È questa la «parcella» che andrà alla superbanca Goldman Sachs per svolgere il ruolo di «financial advisor» della Cassa Depositi e Prestiti nell’operazione che porterà quest’ultima ad acquisire le quote di Snam da Eni, a seguito della decisione presa dal governo di Mario Monti, il quale a sua volta di Goldman è stato advisor nel 2005. Libero è in grado di aggiungere questo e altri dettagli al succo della notizia riferita ieri dal Messaggero: il gigante americano si è aggiudicato l’asta al ribasso indetta dalla Cdp a partire da una base di 149 mila euro al netto dell’Iva; alla gara sono state invitati 17 istituti di credito (tra gli italiani Imi e Unicredit, ma non Mediobanca), ma solo 10 hanno fatto un’offerta. Si tratta di Rothschild, Citigroup, JP Morgan, BNP Paribas, Goldman Sachs, Deutsche Bank, Merrill Lynch, Sociéte Générale, Lazard e IMI.
Facile capire come mai il vincitore sia stato Goldman: la cifra è tale da suggerire che in ballo ci sia qualcosa di più dei mille euro più Iva di compenso. C’è materiale buono per complotti sfrenati sulla potente banca che si muove con naturalezza a fianco e sopra alle istituzioni politiche. Secondo il documento della Cdp che Libero ha potuto adocchiare, l’istituto americano è stato scelto per «assimilabilità ed analogia al contesto in cui dovrà esercitarsi l’incarico». In effetti è la stessa banca che ha gestito – sotto Tremonti, il cui socio Enrico Vitali fu a sua volta advisor di Goldman – la delicata operazione di trasferimento delle quote Enel dalla Cdp al Tesoro: la consuetudine non manca. Forse anche questo ha contribuito a far passare l’offerta malgrado una «anomalia» riscontrata nell’analisi e poi superata. Staccate, con punteggio inferiore, nell’ordine, Deutsche Bank, Lazard e tutte le altre. Resta un dato: quella che è considerata una tra le banche più potenti del mondo mette un altro piede nel cuore della cassaforte dello Stato italiano, la Cassa depositi e prestiti, che si appresta a rilevare Snam, scorporata da Eni per volontà del governo. Contemporaneamente un passo ulteriore e uno in senso inverso rispetto alla stagione degli anni ’90. Se di privatizzazione si possa ancora parlare, è dubbio: molti analisti mettono in rilievo le caratteristiche di nazionalizzazione, con tutti i dubbi annessi sul vantaggio per lo Stato, per i piccoli azionisti Eni e per gli utenti. Ma il ruolo di Goldman, per quanto sia normale affidarsi a istituti di questo tipo, aggiunge elementi e domande al senso dell’intera operazione, spiegata ieri da Giovanni Gorno Tempini, ad della Cdp, nell’intervista concessa a Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera.
Il manager ha respinto le accuse di conflitto di interessi come principale azionista di Eni e Snam: «L’operazione sana una situazione che per l’Antitrust era incompatibile: il controllo di Snam in capo all’Eni». E aggiunge, offrendo una «soluzione» al problema: «sono fiducioso che Cdp possa avere il via libera dell’Authority, anche sulla base di un precedente: Cdp è già stata autorizzata dall’Antitrust a prendere il gasdotto Tag. Inoltre, Cdp non ha rappresentanti nel consiglio dell’Eni».
Non è comunque una lettura troppo scombinata quella che rappresenta un ex advisor di Goldman Sachs (Monti) che, salito a palazzo Chigi, fa un decreto per vendere Snam da se stesso (il Tesoro) a Cdp (lo Stato), facendo gestire con regolare bando la pratica al suo vecchio datore di lavoro. Dietrologie a parte, ieri è stato confermato che il prossimo 25 maggio potrebbe arrivare, nel corso del consiglio dei ministri di venerdì, il decreto del governo sul medesimo scorporo.

Martino Cervo