Roberto Giardina, ItaliaOggi 18/5/2012, 18 maggio 2012
Il Berlino serenamente in serie B – Berlino retrocede in serie B, non solo in senso calcistico, ma la notizia è che non c’è notizia
Il Berlino serenamente in serie B – Berlino retrocede in serie B, non solo in senso calcistico, ma la notizia è che non c’è notizia. Non avviene nulla. I berlinesi non scendono per strada, i tifosi se ne stanno in casa o vanno a fare un pic-nic nei boschi che circondano la metropoli, approfittando del lungo ponte dell’Ascensione. L’Herta, la squadra della metropoli, è retrocessa martedì dopo un drammatico spareggio contro il Düsseldorf, deciso nella gara di ritorno dopo sette minuti supplementari. Anzi, forse no. Perché i tifosi della squadra vincitrice hanno invaso il campo a due minuti dal fischio finale. L’arbitraggio sarebbe stato discutibile, e se nei 120 secondi ancora da giocare i berlinesi avessero segnato un solo gol sarebbero passati loro. Ma tutto questo riguarda le cronache sportive. Gli sconfitti hanno presentato ricorso, però non hanno chance di ripescaggio. Il caos è stato scatenato a Düsseldorf, i berlinesi sportivamente si rassegnano. Berlino sarà l’unica capitale d’Europa a giocare in serie B. Che sarebbe successo a Roma, a Madrid o a Londra? E mentre gli pseudocampioni dell’Herta si facevano battere sul campo, è arrivata un’altra notizia umiliante. Viene annunciato, a 20 giorni dalla data prevista, che l’inaugurazione del nuovo aeroporto cittadino verrà rinviata, prima ad agosto, poi in autunno, infine alla primavera del 2013. Una volta qui avrebbero commentato «typisch italienisch!». Oggi, non osano. Non era stato collaudato l’impianto antincendio, si dice, ma ogni giorno arrivano altre rivelazioni: i lavori erano stati completati al 75% lo scorso dicembre, ed erano al 78% in aprile. Cioè, di fatto, sono rimasti fermi. E nessuno se ne voleva accorgere, con la Merkel già invitata all’apertura prevista per il 3 giugno. È una figuraccia internazionale, uno scandalo, si accusano i responsabili, ma non si apre una crisi politica. E 50 mila berlinesi lo scorso weekend hanno partecipato alla festa prevista per il pubblico normale, con visita successiva al nuovo scalo. Un evento quasi virtuale, alla presenza del sindaco, il sociadelmocratico Wowereit, che ha chiesto scusa, e promesso che comunque il Flughafen Willy Brandt sarà una meraviglia della tecnica. A data da destinarsi. Berlino ha accumulato più debiti della Polonia, è l’unica capitale che ha un reddito medio inferiore al resto del paese, un dato più importante della sconfitta calcistica. È una città povera: un bambino su tre vive sulla soglia di povertà, e il 20% dei 3,5 milioni di abitanti sopravvive grazie all’assistenza pubblica o agli assegni di disoccupazione. Non ci sono grandi industrie, e la politica non crea abbastanza posti di lavoro. Quanto basta per creare tensioni sociali. E invece la città ai turisti che l’invadono appare rilassata, e i servizi funzionano. Un miracolo prussiano? Per la verità, il soprannome appioppato alla capitale è Tunis, Tunisi, che in tedesco suona come Tue nichts, non far nulla. E tempo fa il quotidiano locale, il Tagespiegel, ha commentato che Berlino era la Neapel della Mitteleuropa. Una Napoli teutonica dove gli autobus sono puntuali, nessuno lava parabrezza ai semafori, e nessuno è senza un tetto. I 4 mila barboni ricevono 367 euro al mese come minimo vitale, avrebbero diritto a un alloggio, se lo volessero, e se vogliono arrotondare chiedendo un euro ai passanti sono liberi di farlo, purché siano educati. In teoria dovrebbero rinunciare al 20% dell’assegno sociale, precisione teutonica, nella pratica si chiude un occhio, come a Mergellina. Non tutto è perfetto, anzi la perfezione è lontana. I difetti da denunciare occuperebbero un altro articolo. Ma quel che è da lodare è una sufficiente normalità. I berlinesi non ospiteranno più allo stadio olimpico il Bayern della ricca e meridionale Monaco, e non sognano nemmeno la Coppa dei campioni. L’anno venturo si accontenteranno del derby locale tra l’Herta, occidentale, e la Union Berlin, orientale, i cui tifosi ancora rimpiangono la scomparsa Ddr.