Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 20 Domenica calendario

MONDOVISIONE, E DIVENTAMMO VILLAGGIO GLOBALE

«Velocissima e invisibile, corre nel cielo per raccogliere voci, immagini e suoni e mandarli prodigiosamente a creature lontanissime fra loro: quando compare all’orizzonte cancella tutti i confini e fa della Terra un solo grande paese». Con queste entusiastiche parole, stampate in copertina, il settimanale Epoca dava l’annuncio della messa in orbita del Telstar, la «stella artificiale» della AT&T lanciata da Cape Canaveral il 10 luglio 1962 e in grado di ricevere e amplificare i segnali per poi ritrasmetterli a un’altra stazione. Nasceva così, in quel lontano luglio di cinquant’anni fa, l’era della «mondovisione». La vita di quel primo Telstar, che volteggiava su un’orbita compresa fra i mille e i quasi 6 mila km di altezza, fu molto breve perché il satellite cessò di funzionare 4 mesi dopo, probabilmente a causa dei danni arrecati alle sue strumentazioni dall’attraversamento delle Fasce di Van Allen; eppure quella sfera metallica sfaccettata di 86 centimetri di diametro, del peso di 77 kg e in grado di gestire 600 conversazioni telefoniche o un canale televisivo, aveva ufficialmente aperto un nuovo capitolo della storia del XX secolo, mettendo in contatto la giovanissima America e la vecchia Europa. Erano trascorsi appena 5 anni dal lancio dello Sputnik, il primo satellite artificiale, e la gente cominciò a osservare lo spazio con altri occhi lasciando da parte atteggiamenti di sufficienza o scetticismi. Quel satellite che inanellava orbite attorno alla Terra, infatti, spalancava nuovi orizzonti, avrebbe influito sui nostri modi di vivere ma soprattutto avrebbe trasformato il mondo da piccolo villaggio a villaggio globale. Da oggi, scrisse con entusiasmo Giovanni Mosca, «non avremo più segreti» e saremo «tutti in un grande immenso cortile, dalle cui finestre e dai cui balconi la sera potremo parlare insieme, e sarà una sera per modo di dire perché per molti del gran cortile sarà giorno. Aboliremo non solo le distanze, ma il tempo». Telstar effettuò quattro orbite attorno alla terra senza che accadesse nulla, ma alla quinta ecco il miracolo. Dalle 0.47 alla 1.12 l’Inghilterra e la Francia «catturarono» le prime immagini provenienti dall’America, poi fu la volta dell’Italia che il 23 luglio avrebbe partecipato al primo programma televisivo in mondovisione seguito da una platea di 200 milioni di persone.
La trasmissione durò pochi minuti perché il Telstar non era geostazionario (con questo termine si intende un satellite che ruota attorno alla Terra alla stessa velocità con la quale il pianeta gira su se stesso; in queste condizioni il satellite è quasi immobile rispetto a un osservatore posto sulla Terra mentre la non geostazionarietà fa sì che il satellite sia visibile solamente nell’arco di tempo che gli è necessario per attraversare la zona di cielo visibile dalle antenne terrestri). E in quei pochi minuti gli americani ammirarono sui loro teleschermi il Big Ben di Londra (per la cronaca segnava le 23), l’Arco di Trionfo di Parigi e il nostro Colosseo.
Videro anche lo spettacolo del sole di mezzanotte al Circolo polare artico, una pesca notturna a Taormina, il Louvre, il ciclotrone di Ginevra, il coro della Cappella Sistina con un primo piano sul Giudizio Universale di Michelangelo e dalle Terme di Caracalla ascoltarono brani della Tosca interpretati da Ferruccio Tagliavini, fra i quali il famosissimo «E lucean le stelle». Grazie a Telstar si poteva anche telefonare e la prima conversazione da una sponda all’altra dell’oceano avvenne fra Alba (Cn) e Medford, una cittadina dell’Oregon a 10 mila km di distanza: era il 26 luglio 1962 quando Osvaldo Cagnasso, sindaco di Alba, conversò con il suo pari John Snider, che parlò in italiano senza l’intermediario di un interprete. Telstar ispirò anche i musicisti. Nel 1962, infatti, il complesso dei Tornados lanciò «Telstar», un brano composto da Joe Meek che nel 1973 ebbe anche una versione elettronica eseguita al «moog» del maestro Piero Umiliani, che per l’occasione si firmò «Ingegner Giovanni e famiglia». La nuova tecnologia entrò anche nel mondo del calcio e fu così che ai campionati mondiali del 1970 fu introdotto il primo pallone a pentagoni neri su sfondo bianco, che in omaggio al satellite della mondovisione fu chiamato «Telstar». Il satellite, accolto con molto entusiasmo e salutato da tutto il mondo come «strumento di progresso e di comprensione tra i popoli», apparteneva alla parte sperimentale del progetto delle telecomunicazioni.
Due anni dopo, il 19 agosto 1964, fu messo in orbita Syncom-3, il primo satellite geostazionario che permise di seguire in diretta le Olimpiadi di Tokyo e che dette il via alla generazione di satelliti per telecomunicazioni in grado di offrire un sicuro servizio nei collegamenti internazionali. E grazie a loro si concretizzò l’idea di McLuhan di trasformare il mondo intero in un grande villaggio.