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 2012  maggio 20 Domenica calendario

«Mio padre Maira? Sono io a non riconoscerlo» - «Ricorda il film Sliding Doors? Tutto poteva essere diverso, se avessi saputo

«Mio padre Maira? Sono io a non riconoscerlo» - «Ricorda il film Sliding Doors? Tutto poteva essere diverso, se avessi saputo. Forse avrei cercato il mio vero padre. For­se mi sarei laureata in Fisica nucleare. O magari proprio no. Ma tutta la mia vita po­teva andare in altro modo». Francesca Maira ( nella foto) , 44 anni, dice che una presa di coscienza al momento giusto sa­rebbe stata come le porte scorrevoli del de­stino: questa strada o quell’altra,o mille al­tre, un passato, un presente e un futuro dei quali - dice - oggi si sente privata. Coscienza di cosa?Cos’è che ha scoper­to a 38 anni, già moglie e madre? Che una parte della sua identità, la persona che l’aveva allevata come un padre biologico (del quale tuttora porta il cognome), in re­altà suo padre non è. Sposò la madre, Ro­berta, a 25 anni, riconoscendo la neonata come sua figlia. Oggi, il prof. Giulio Maira, neurochirurgo di fama internazionale, consulente del Fas (Fondo assistenza sa­nitaria dello Stato Città del Vaticano), ha una nuova famiglia, una nuova vita, ha chiesto l’annullamento di 40 anni di matri­monio presso la Sacra Rota, e scende in tri­bunale per disconoscere Francesca: un dialogo a suon di cause legali, la cui battu­ta più recente è una querela della donna a carico del professore, lo scorso 2 marzo. Che padre è stato, Giulio Maira? «Un padre attento, presente: uno che ti consola se qualcosa non va. Come si può definire un buon padre? È più facile capi­re cosa sia uno cattivo. Un buon padre fa quello che tutti si aspettano, e lui era co­sì ». C’era qualcosa in cui pensava addirit­tura di somigliargli? «A me dicevano sempre che avevamo tante cose in comune. “Sei uguale a papà: gli hai staccato la testa!”e le frasi un po’ stu­pide che tutti ci siamo sentiti dire. Come tutti i bambini, io pensavo di essere Ana­stasia di Russia, una principessa incom­presa nel suo genio. Ma ero serena. Nien­te traumi o sconvolgimenti». C’è mai stata una scelta divita in qual­che modo «orientata» da quello che pensava fosse suo padre? «No. Mai. Ma collaborammo professio­nalmente. C’era un’associazione diricer­ca che tra l’altro esiste ancora.Io mi occu­pavo della parte non scientifica ( non sono un medico): la parte logistica, organizzati­va, la raccolta fondi». La verità le arrivò quindi tra capo e col­lo… «Nel febbraio o marzo del 2006, mio pa­dre è andato a vivere con un’altra donna. Credo ci fosse il desiderio di crearsi tutta una nuova esistenza, cancellando la pre­cedente e non lasciando più niente a noi. Così si sarebbero persi i diritti ereditari». Lo seppe per bocca di suo padre? «Assolutamente no. Una mattina andai da mia madre, che era di­strutta. Le avevo chiesto spie­gazioni. Mi erano giunte del­le “voci”: lei scoppiò a pian­gere ma non rispose. Fu mio zio a dirmelo. Mi rag­giunse a Roma apposta, e me lo disse durante una colazio­ne vicino al mare. Un segreto di 38 anni». Possibile che non cifu un po’ di ranco­re anche verso sua madre? Anche lei sapeva, dopotutto. «All’inizio la rabbia era stata più forte verso di lei: pensavo fosse anzitutto suo compito proteggermi. Loro due erano una costruzione societaria della quale io non facevo parte. Non è solo questione di soldi. Era la mia vita. I miei ricordi. Tutto». Lei lo ha denunciato per falso in atto pubblico… «Lui ha dichiarato il falso: questo è paci­fico. Ha conosciuto mia madre che io ero già nata. Per amore verso di lei, immagi­no, dichiarò che io ero sua figlia. In realtà con lui ho diverse cause,ma questa è l’uni­ca in cui attacco, perché nelle altre mi limi­to a difendermi». Cosa le fa più paura, se pensa di perde­re questo cognome? «Questo è il mio cognome. Io sono Francesca Maira. Mi sono chia­mata così anche da sposata, in due matrimoni. Ma chi è che cambia il cognome?» Che persona è Giulio Mai­ra? «Il più grande professioni­sta del suo campo, in questo pa­ese. Per il resto, io non lo ricono­sco più. È stato un padre ammirato, amato, un grande amore, ma la stima ver­so di lui è del tutto crollata». E come finirà tutto questo, in tribuna­le? «Con tutto quello che mi è successo, questa è davvero l’ultima domanda a cui posso rispondere. È l’unico vero mistero che resta».