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 2012  maggio 20 Domenica calendario

Effetto recessione, aziende dimezzate - Imprenditori in via d’estin­zione. La crisi economica e lo spet­tro della recessione stanno per cancellare un’intera categoria

Effetto recessione, aziende dimezzate - Imprenditori in via d’estin­zione. La crisi economica e lo spet­tro della recessione stanno per cancellare un’intera categoria.So­no i dati Istat a confermare che crolla il numero degli imprendito­ri. In sette anni, dal 2004 al 2011, so­no quasi dimezzati passando da 402.000 a 232.000, segnando così un meno 42,4 per cento. I dati si riferiscono a chi gestisce la propria impresa senza essere di­rettamente coinvolto nel proces­so produttivo, dunque aziende pic­cole, medie o grandi di settori di­versi: agricolo, commerciale o in­dustriale. La ricerca si è concentra­ta sugli occupati con più di 15 an­ni, che abbiano almeno un lavora­tore alle proprie dipendenze e che prevalentemente si occupino di gestione e organizzazione. Que­sto p­er distinguere la categoria im­prenditore sia da quella del lavora­tore in proprio (coinvolto diretta­mente nel processo produttivo co­me i titolari di piccole o piccolissi­me imprese) sia da quella del libe­ro professionista, in genere iscrit­to a un albo come gli avvocati, i no­tai, gli architetti o gli agronomi. Non entrano nelle statistiche an­che i soci di cooperative e chi sem­plicemente collabora nella ditta di un familiare senza un regolare contratto. Dal 2008 al 2011 la perdi­ta di questo profilo professionale è stata del 18,6 per cento. Nessuno viene risparmiato dal­la crisi. Gli uomini, da 320.000 nel 2004 a 187.000 nel 2011, meno 41,6. Anche le donne, che già non erano molte, scendono da 82.000 a 45.000, meno 41,1 per cento. Non emergono differenze eclatan­ti n­eanche in un confronto sul terri­torio anche se indubbiamente a pagare di più la crisi è l’Italia set­tentrionale che in cifre assolute perde 100.000 occupati classifica­ti come imprenditori. Nel Nord sia­mo al meno 45, 5 per cento; nel Sud meno 33,6; al Centro meno 46,1. Colpisce nei dati Istat anche la scarsa presenza di donne impren­ditrici. Nel 2011 appena il 19,6 per cento, ovvero uno su cinque, è don­na mentre sul totale degli occupati la componente femminile è pari al 40,7. L’analisi dell’Istat conferma un andamento negativo che già era stato segnalato qualche settima­na fa in uno studio di Datagiovani incentrato sull’imprenditoria un­der 30. Alla fine del marzo scorso si registrava una flessione del 20 per cento rispetto ai titolari di impresa più giovani, in tre anni 28.000 in meno. Il numero di titolari e ammi­nistratori che non hanno ancora compiuto 30 anni alla fine dello scorso anno era già sceso sotto le 350.000 unità contro i 378.000 del 2008 e gli oltre 435.000 del 2005. Anche in questo caso l’area più col­pita è quella del nordest che segna un meno 3.700 giovani imprendi­tori in Emilia Romagna dal 2008 e meno 3.000 nel Veneto. Accanto a questi dati ci sono quelli, tragici, che registrano le morti per debiti e disperazione. So­no molti, troppi, gli imprenditori suicidi dall’inizio dell’anno, oltre 40, e anche in questo caso è il Vene­to a pagare il prezzo più alto con dieci vittime. Proprio dal Veneto però arriva­no anche tante voci di speranza, so­no quelle degli imprenditori che non mollano e che hanno raccon­tato le loro storie a Panorama che dedica loro la copertina di questa settimana.