FRANCESCO GRIGNETTI, La Stampa 21/5/2012, 21 maggio 2012
La Protezione civile in campo tra le macerie - «Sarà fatto tempestivamente tutto quello che è necessario», annuncia Mario Monti da Chicago, poco prima di decidere che è bene rientrare in Italia
La Protezione civile in campo tra le macerie - «Sarà fatto tempestivamente tutto quello che è necessario», annuncia Mario Monti da Chicago, poco prima di decidere che è bene rientrare in Italia. Il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, da ieri mattina ha la delega del governo a operare. Subito arriverà la dichiarazione dello stato di emergenza dell’Emilia-Romagna. Martedì, poi, il consiglio dei ministri delibererà lo stato di emergenza nazionale. «La nostra prima, e se mi permettete quasi esclusiva preoccupazione, al momento, è quella di dare assistenza alle persone», avverte intanto Gabrielli, subito accorso in Emilia. «Purtroppo piangiamo sette persone che non ci sono più. Adesso dobbiamo dare assistenza alle persone che ci sono, che sono giustamente preoccupate e vanno rassicurate facendo loro sentire la vicinanza delle istituzioni. È quello che stiamo facendo e credo che lo stiamo facendo bene». In effetti la Protezione civile regionale e nazionale sta flettendo i muscoli per garantire assistenza agli sfollati. Se ne stimano oltre 3000 tra Modena, Ferrara e Bologna. Una regione tradizionalmente bene organizzata come l’EmiliaRomagna ovviamente farà la sua parte. E infatti sono già in viaggio per le zone colpite i materiali per allestire 1.200 posti letto. Altri moduli, in grado di assistere compiutamente 250 persone alla volta, arriveranno con le colonne mobili delle Protezioni civili di Marche, Toscana, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. «Si è deciso per una soluzione mista - spiega Demetrio Egidi, il responsabile regionale, un veterano dei terremoti - sia in strutture fisse, come palazzetti o alberghi dei quali è stata verificata l’agibilità, e anche per l’allestimento di tende. Attualmente tra Finale e Mirandola stiamo assistendo 2500 persone, ma si pensa di arrivare oltre le 3000 perché le scosse ripetute fanno aumentare le richieste di assistenza». Al momento, comunque, come rimarca Gabrielli, «la preoccupazione maggiore, la priorità dello Stato e l’impegno della Provincia e del Comune è dare assistenza alle popolazioni già dalla prossima notte». Il prefetto usciva dall’ennesima riunione a Ferrara quando la terra ha tremato di nuovo. «Tutto ciò dà il senso della gravità della situazione. Ci sono danni diffusi». Sono stati più di 2500 solo gli interventi effettuati dai Vigili del Fuoco. Si registrano danni non soltanto agli edifici più vetusti, però. Decine di capannoni sono crollati come castelli di carta, compresi quelli dove sono morti i quattro operai. «E ciò, considerando la modesta entità del sisma, non è accettabile», denuncia il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Stefano Gresta. Ma il terremoto giunge proprio nel giorno in cui la Gazzetta ufficiale pubblica la legge che rivoluziona la Protezione civile. Le nuove regole stabiliscono che la Protezione civile nazionale ha competenza soltanto nel coordinare la prima assistenza per un massimo di 100 giorni e che poi tocca alla Regione colpita. Le spese straordinarie saranno coperte con un aumento della benzina di 5 centesimi a livello nazionale più altri 5 centesimi a livello regionale. Ed è subito polemica. «C’e un problema per lo Stato in questo momento: c’è un decreto legge sulla Protezione civile che comporterebbe in pratica la non copertura dei danni causati dal terremoto. Credo che bisognerebbe tornare un attimo indietro e riflettere», dice il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi. «Le province di Ferrara e Modena hanno bisogno di solidarietà, ma soprattutto dell’impegno finanziario del governo. Lo richiederemo», assicura Pier Ferdinando Casini. «I danni causati in Lombardia dal terremoto sono ingenti e quindi è necessario l’intervento dello Stato», s’annuncia anche Roberto Formigoni. E c’è nella nuova legge un passaggio che inquieta il senatore Stefano Pedica, Idv: «Chi pagherà - chiede - per la ricostruzione? La domanda oggi più che mai è d’obbligo visto che nella riforma è stato inserito un provvedimento secondo cui non sarà più lo Stato a pagare i danni ai cittadini. E poco importa che il decreto preveda un regime transitorio a fini sperimentali. Non si sperimenta sulla pelle dei cittadini».