PAOLO BRUSORIO, La Stampa 20/5/2012, 20 maggio 2012
E Mr. Nessuno fece meglio di Mourinho e Ancelotti - There’s only one Di Matteo», quando la curva del Chelsea riesce a sciogliere il blocco delle emozioni, dedica il primo coro al piccolo grande uomo che ha portato i Blues in cima all’Europa
E Mr. Nessuno fece meglio di Mourinho e Ancelotti - There’s only one Di Matteo», quando la curva del Chelsea riesce a sciogliere il blocco delle emozioni, dedica il primo coro al piccolo grande uomo che ha portato i Blues in cima all’Europa. «C’è solo un Di Matteo», lui se li mangia con gli occhi, passa da un abbraccio all’altro, lo sollevano da terra e gli sembra pure di volare. Le braccia di Ashley Cole non lo mollano più, si battono il petto a vicenda il tecnico e il suo terzino. Residui di adrenalina, parole d’onore date e poi mantenute. Chissà. Poi l’uomo nato a Sciaffusa, paese di confine proprio con la Germania affacciato sulle cascate del Reno, sale la rampa che porta al suo personale paradiso. C’è una coppa da sollevare, c’è un presente da godere e un futuro da inventare. Sul suo cammino, e non solo figurato, sbuca Roman Abramovich: nemmeno una notte così calda scioglie il gelo, i due si abbracciano, ridono, «alla fine te l’ho portata io questa coppa» sembra dirgli Di Matteo. Settimo tecnico italiano a diventare campione d’Europa, primo a farlo sulla panchina di una squadra straniera. Negli occhi incredulità mista a orgoglio, ha preso questa squadra dal nulla (di Villas Boas) e nel nulla è nato un progetto), qualcuno ha storto il naso, lui se n’è infischiato. Ora la notte è sua, gli occhi più stretti del solito. Su il sipario: «Ora ho tanto bisogno di riposare, ho già deciso il mio futuro: sarà una lunga e credo meritata vacanza. Voglio stare con la mia famiglia adesso». Il suo l’ha fatto. ha portato per la prima volta la Champions al Chelsea e a Londra dove la coppa più bella d’Europa non era mai atterrata. Sta su questa panchina dal 4 marzo, mai avrebbe pensato di arrivare così in alto. Una vigilia senza muovere un muscolo, ora un po’ può sciogliersi: «Non lo nascondo, non sono riuscito a trattenere le lacrime». Si presenta in sala conferenze in maniche di camicia, «il football è pazzo, nessuno avrebbe potuto prevedere tutto questo tre mesi fa». Cuore e passione che abbiamo messo in questa cavalcata, non era una ideale situazione per una finale di Champions. Ma la voglia e il cuore dei miei giocatori hanno fatto la differenza» Drogba è stato il tuo eroe gli dicono, se rimani al Chelsea lo vorresti ancora con te: la domanda ne contiene un’altra, ma lui non casca nel tranello: ringrazia tutti i giocatori, quelli che erano a Mosca nel 2008 e hanno visto il Manchester alzare la coppa, ricorda che la svolta della stagione è arrivata a Napoli, Napoli con il salvataggio di Ashley Cole su Maggio. Lui non c’era ancora, è una specie di tributo a chi c’era prima di lui, Villas Boas. Poi la domanda che non ha risposte, che cosa vi siete detti con Abramovich: «E un fatto privato, lo ripeto ora voglio solo andare in vacanza. Sono stati tre mesi stressanti, non so che cosa mi aspetta in futuro, sono orgoglioso di aver fatto la storia e per questa sera credo che possa bastare». Alla fine farà quello che gli diranno, non ha scelte. ha incassato la fiducia dei giocatori, ha portato la Champions dove non c’era mai stata. Riesce anche a ringraziare Villas Boas, «l’uomo che mi ha voluto al suo fianco nell’avventura in questa squadra». In tribuna c’era Fabio Capello, in attesa di Guardiola, potrebbe essere lui il sostituto di Roberto Di Matteo. Prima del match passeggiava con John Terry, uno dei suoi fedelissimi in Nazionale. Il futuro del Chelsea forse passerà da lui, ma la notte di Monaco potrebbe aver cambiato il destino: «Non so cosa accadrà ora, non mi piace scommettere». L’impressione è che gli piaccia vincere. E anche tanto.