Lorenzo Salvia, Corriere della Sera 20/05/2012, 20 maggio 2012
IL RITORNO DEI LADRI DI POLLI E LE RONDE DEGLI AGRICOLTORI —
La settimana scorsa il signor Pietro Beniti ha fatto un tuffo nel passato. Piccolo agricoltore di Trevignano Romano, nel Lazio, come ogni mattina è andato a dare un’occhiata al pollaio. Doveva rabboccare il mangime, aggiungere un po’ d’acqua nelle vaschette. E invece dietro la rete metallica ha trovato solo qualche piuma: le sue cinque galline non c’erano più, rubate durante la notte. «Questa è una zona tranquilla — dice — e in 50 anni una cosa del genere non mi era mai capitata. Mi sono tornati in mente i racconti dei vecchi del mio paese. Quando c’era la guerra le galline di notte si tenevano in casa, proprio per evitare che le fregassero». Adesso la guerra non c’è, ma il signor Pietro non è più sfortunato degli altri. La crisi è arrivata anche nelle campagne e qui — mentre in città lo spread sale e il rating scende — sono tornati i ladri di polli. Anzi, non solo di polli, perché rubano davvero di tutto.
Fragole, forme di formaggio, carciofi, trattori, le centraline per i sistemi di irrigazione, persino i paletti in ferro delle serre. Due settimane fa vicino a Brescia hanno trovato un bue completamente squartato, nella stalla erano rimaste solo la testa e le zampe. Negli ultimi due anni viaggiamo a una media di 150 furti al giorno, dice il monitoraggio della Cia, la Confederazione italiana agricoltori che raccoglie i dati per il suo rapporto sulla sicurezza nelle campagne. Tra il 1999 e il 2010 il numero dei furti oscillava tra gli 80 e i 90 al giorno. Un aumento che supera il 60%, un clima davvero di guerra. E infatti gli imprenditori hanno cominciato a organizzarsi per i fatti loro. Anche stanotte Salvatore Ciardiello non andrà a dormire. Non è un piccolo agricoltore come il signor Pietro. La sua azienda di Cancello ed Arnone, in provincia di Caserta, è piuttosto grande. Si è messo d’accordo con 40 colleghi della zona e con loro ogni notte, a turno, gira i campi per non far avvicinare i ladri. Ronde, «non padane ma casertane», ci scherza sopra. Ma la questione è serissima. Il sistema funziona da un mesetto, il servizio di vigilanza dura dalle otto di sera alle sei del mattino, quando nei campi comincia il lavoro normale. E finora ha dato i suoi frutti, anzi li ha protetti: «Prima ci rubavano di tutto, con le fragole hanno fatto davvero man bassa. Da quando giriamo non hanno toccato più nulla». Girano armati solo di torce, al massimo qualche fischietto. Ed è meglio perché qualche rischio c’è. «Una sera — racconta Salvatore — abbiamo inseguito due station wagon sospette. Alla fine sono scappati ma va bene così. Non vogliamo mica farci giustizia da soli ma solo proteggere i nostri raccolti, i nostri animali, il nostro lavoro».
Il modello sta facendo scuola. Salvatore ha ricevuto qualche telefonata dalla Sicilia e dalla Calabria, colleghi che hanno saputo, che vogliono fare come lui. Ma è sbagliato pensare che la sicurezza sia un problema solo per le campagne del Sud. Era così fino al 2010, quando l’85% dei furti era segnalato proprio nel Mezzogiorno. Ma adesso la corrente della crisi sta risalendo verso il Centronord, che dal 2011 ha raddoppiato la sua fetta, dal 15 al 30%. «Quando si vivono momenti di crisi come quello che stiamo attraversando — dice Giuseppe Politi, presidente della Cia, la Confederazione italiana agricoltori — chi vive e lavora in campagna è esposto a pericoli veri e quotidiani, anche perché da sempre le aree rurali sono meno presidiate delle città». Per questo Politi vuole «stimolare l’opinione pubblica affinché chi è preposto alla sicurezza non abbandoni i nostri agricoltori». Ronde per proteggersi, insomma, ma anche per sollevare il caso.
Nel frattempo il signor Pietro, il nostro piccolo agricoltore di Trevignano, ha comprato altre cinque galline. Non le tiene in casa come al tempo di guerra, ma con l’occasione ha preso anche un lucchetto e una catena. E forse la notte non dorme più tranquillo come prima.
Lorenzo Salvia