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 2012  maggio 20 Domenica calendario

IL VATICANO CONTRO IL LIBRO SULLE CARTE: DENUNCIAMO —

Su quelle carte segrete che non lo sono più, il Vaticano non ha intenzione di lasciar correre. Anzi è pronto a sporgere denuncia con un’azione legale internazionale per quello che considera a tutti gli effetti «un atto criminoso». Ovvero la sottrazione e la pubblicazione di documenti della Santa Sede e di lettere private del Papa che «non si presenta più come una discutibile e obbiettivamente diffamatoria iniziativa giornalistica».
Perciò il Vaticano è andato ben oltre, configurando una violazione dei diritti personali di riservatezza e di corrispondenza di Benedetto XVI, dei suoi collaboratori e dei mittenti di messaggi e fax a lui diretti. E che se li sono ritrovati nero su bianco, riprodotti nel libro-inchiesta di Gianluigi Nuzzi intitolato Sua Santità, riaprendo la caccia ai cosiddetti corvi che visiterebbero gli appartamenti papali, diffondendo materiale top secret.
Una ulteriore puntata di Vatileaks che Oltretevere ha suscitato parecchia irritazione. Rafforzando la determinazione ad «approfondire i diversi risvolti di questi atti di violazione della privacy e della dignità del Santo Padre, come persona e come suprema autorità della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano» e a compiere «i passi opportuni affinché gli autori del furto, della ricettazione e divulgazione di notizie segrete, nonché dell’uso commerciale di documenti privati, illegittimamente appresi e detenuti, rispondano dei loro atti davanti alla giustizia». Se necessario, conclude la nota di stampa vaticana riportata sull’Osservatore Romano, «si chiederà la collaborazione internazionale». Sul mistero delle carte trafugate e messe in circolazione sono già in corso un’indagine penale del Tribunale vaticano e una amministrativa della Segreteria di Stato. Oltre agli accertamenti della commissione cardinalizia voluta dal Papa.
E ieri ha parlato anche Dino Boffo, ex direttore di Avvenire, mittente di una delle lettere riservate riportate nel libro di Nuzzi: quella scritta a Papa Ratzinger e inviata via fax al suo segretario personale, monsignor Georg Ganswein, in cui attribuisce al direttore dell’Osservatore Romano Gian Maria Vian — e indirettamente al cardinale Tarcisio Bertone — la responsabilità di aver orchestrato lo scandalo che nel 2009 lo indusse a dimettersi dalla direzione del quotidiano dei vescovi italiani.
«La pubblicazione di documenti riservati, ottenuti tramite un furto, è comunque un latrocinio» ha dichiarato Boffo in diretta su Tv2000, la televisione della Cei che dirige da circa un anno. «Siamo nella situazione in cui lettere private scritte al Papa o al suo segretario finiscono sui giornali o nei libri e questo è un furto in piena regola. Se il collega Nuzzi non si è introdotto lui stesso nelle stanze del Vaticano e le ha ricevute da qualcuno infedele alla Santa Sede, allora è un ricettatore. E i ricettatori portano il loro materiale sulle bancarelle, non nei negozi».
Senza entrare nel merito del contenuto della corrispondenza Boffo ha prima difeso la sua strategia del silenzio ai tempi dello scandalo esploso per via di un documento diffuso da Il Giornale su presente molestie e poi rivelatosi falso («Scelsi di non rispondere agli attacchi perché parlare per metà sarebbe stato un parlare non giusto») e poi esprime profondo dispiacere per la pubblicazione delle carte segrete vaticane «perché anche se io sono beneficiato da questa operazione, l’immagine della Chiesa ne viene sporcata e la Chiesa è mia madre e mia madre è bella». L’ultima considerazione è per la security papale più volte beffata. Boffo si chiede «come mai non sono state installate delle telecamere dove sono custoditi i documenti riservati del Papa». Rubati dal suo tavolo e diffusi urbe et orbi senza che si sia riusciti ad impedirlo. «Che figuraccia per l’Italia».
Giovanna Cavalli