Silvia Nani, Corriere della Sera 19/05/2012, 19 maggio 2012
IL VERDE E’ DI CASA, DENTRO E FUORI
In mezzo a un parco due torri a parallelepipedo, 80 e oltre 100 metri di altezza, avvolte nel verde. Quattro lati ai quattro punti cardinali a scandire il passare delle stagioni attraverso alberi, piante e arbusti, tanti quanti popolerebbero un bosco di 10 mila metri quadrati. Per vederle ultimate nello skyline del progetto Porta Nuova a Milano, uno degli interventi di riqualificazione urbana tra i più ampi mai realizzati, si dovrà aspettare la fine del 2013. Ma le prove generali si sono appena concluse, nel segreto di un vivaio alle porte della città: «Seicento alberi di specie diverse scelti e predisposti uno per uno, pronti per essere piantati ai primi due piani degli edifici. Colori, fogliami, forme di ogni genere: vederli lì per la prima volta, tutti assieme, è stato emozionante», racconta Manfredi Catella, amministratore delegato di Hines, il gruppo capofila del progetto.
Si chiama Bosco Verticale questa coppia di grattacieli, emblema del vivere green in pieno centro metropolitano. Ma dietro la poesia c’è un progetto definito nei minimi dettagli:
«Le piante sono solo un elemento di un sistema — precisa Catella —, dalla messa a punto dei rinforzi strutturali e di ancoraggio che garantiscano la sicurezza alla selezione delle specie, individuate per compatibilità tra di loro e con l’ambito in cui saranno collocate». Niente è lasciato al caso: «Alberi e arbusti sono stati preparati singolarmente con una coltivazione fuori terra in modo che gli apparati radicali possano essere inseriti senza subire traumi e inizino a svilupparsi da subito», spiegano Laura Gatti ed Emanuela Borio, agronome e paesaggiste, responsabili per lo Studio Boeri della «parte botanica».
Una preparazione che prevede parassiti per contrastare le malattie principali delle piante fino a un passaggio-test nella «galleria del vento» del Politecnico: «È servita a valutare la loro capacità di adattarsi alle sollecitazioni metereologiche e correggere il tiro dove serve». E, se ancora non basta, un sistema di irrigazione controllato e due squadre di arboricoltori e giardinieri che si occuperanno della manutenzione, «come in un giardino condominiale», dice Catella.
Meli, faggi, noccioli, olivi, melograni, ciliegi, salici. E piante perenni, arbusti e cespugli: «Le facciate cambieranno a seconda delle stagioni: dal verde al rosso, seguendo fasi di fioritura. Mai sguarnite», spiegano le due botaniche. Ma c’è di più, come afferma Catella: «Il piacere del contatto con la natura ma anche il benessere reale, dall’ombra che permette un abbassamento della temperatura d’estate alla produzione di ossigeno fino all’abbattimento delle polveri sottili».
Se l’ultima frontiera dell’architettura è il verde «bello e organizzato» non resta che portare i suoi benefici influssi anche dentro la casa. «Una volta c’erano due mondi: dentro casa le piante da appartamento — magari in idrocoltura —, su balconi e terrazzi quelle da esterno», racconta Patrizia Pozzi, paesaggista, ideatrice dieci anni fa dei primi arredi "vegetali" —. Oggi, apripista certi artisti e produttori di mobili illuminati, si è capito che la natura in casa può invece essere un mobile che nasce da un intrico di rami da rivestire con un rampicante, oppure un arredo "nobile" in plastica dove ambientare un piccolo prato e un cespuglio». C’è chi invece ha pensato di far diventare la natura parte di un oggetto d’arredo. Spiega Luca Pegolo, designer della serie Greenline: «Il confine tra dentro e fuori è sempre più labile, da qui l’idea di mobili "vivi", in grado di metterci in contatto con le stagioni, con i loro profumi e i colori». La libreria avviluppata dall’edera, la panca e il tavolino appoggiati sulle aromatiche: «Il vaso è alla base e serve da cachepot o direttamente da contenitore per la terra grazie a uno speciale sistema di isolamento. Così è possibile sedersi sul verde e goderne da vicino».
Piante-quadri, installazioni inserite tra le pareti domestiche come arazzi di specie grasse o da appartamento. Pozzi è contraria: «Io la definirei niente più che decorazione, non un modo vero di avvicinarsi alla natura. Meglio allora provocare con un mobile in finta siepe o un tavolino a forma di foglia». Lasciando la natura, quella vera, fuori. Là dove è nata.
Silvia Nani