Dario Di Vico, Corriere della Sera 19/05/2012, 19 maggio 2012
I 2.800 DIPENDENTI CINESI IN VIAGGIO PREMIO A BERGAMO
Le vie dei rapporti tra Italia e Cina sono infinite. Si parla sempre, e a ragione, dei problemi legati alla concorrenza (sleale) nel settore manifatturiero ma da ieri dobbiamo cominciare a discutere seriamente anche di turismo e addirittura a programmarne i flussi dall’Asia. È bastato che una società del largo consumo, la Perfect China, quest’anno abbia scelto — grazie anche al lavoro della Fondazione Italia-Cina — il Belpaese come sede del meeting annuale riservato ai 2.800 manager e quadri risultati tra i migliori del 2011, per metterci di fronte a numeri da brivido. Per far viaggiare la delegazione della Perfect China sono stati necessari 65 aerei e una volta in Lombardia hanno riempito 17 hotel. E ieri per offrir loro una cena di gala con spettacolo ad hoc si è dovuto prenotare l’hangar della Fiera di Bergamo. Si tratta, infatti, del contingente di turisti cinesi più corposo che sia mai sbarcato in Europa in un sol colpo. E che lo abbia fatto nel cuore della Padania leghista, a pochi chilometri dal sacro prato di Pontida, dà all’evento il sapore del contropiede politico-culturale. Del resto si sa, per la Lega non sono giorni facili.
Va da sé che in una fase di recessione acuta accogliere in Italia un maggior flusso di turisti equivale a manna che cade dal cielo e come ha ricordato il presidente di Italia-Cina, Cesare Romiti, nella bilancia dei pagamenti le spese dei viaggiatori stranieri si calcolano alla stregua delle esportazioni di imprese italiane in Cina. Ma ci dovremo fare l’abitudine visto che il turismo sta conoscendo nel Paese di Mao un vero boom, i viaggi crescono a un tasso medio annuo del 15% e si prevede che nel 2015 ci saranno in giro per il mondo 112 milioni di turisti cinesi. Il Paese che riesce a intercettarli ha risolto una parte dei suoi problemi. Secondo i dati elaborati dalla nostra ambasciata a Pechino già nel corso del 2011 le presenze in Italia sono state 230 mila con un incremento rispetto all’anno precedente del 130% ma le previsioni più ottimistiche si spingono a quantificare addirittura in 2 milioni il numero di turisti cinesi che nel 2015, anno dell’Expo, potrebbe venire in Italia considerata dai connazionali di Wen Jiabao il paradiso dello shopping.
Infatti è Milano con i suoi negozi la meta prediletta del turista cinese, seguita a distanza dalle tre città d’arte. Firenze, Roma e Venezia nell’ordine. A Milano gli asiatici spendono più che altrove e, grazie al fascino esercitato dai nostri stilisti e designer, l’Italia ha recuperato posizioni in quello che gli addetti ai lavori chiamano country brand index, una sorta di rating turistico ad uso e consumo dei cinesi. Che guardano anche con grande attenzione allo sviluppo degli outlet village, le cittadelle del made in Italy. Dove già oggi passano interi pomeriggi e spendono in media 480 euro ciascuno.
Come ben sappiamo la nostra economia vive giorni difficili e quindi notizie come questa acquistano un valore particolare. Per carità, nessuno pensa di proporre uno sviluppo italiano a base di outlet per attrarre il maggior numero di cinesi, ma è anche vero che una riflessione più ponderata sulle potenzialità di questo mercato si impone. Meglio qualche convegno in meno sulla crescita e la competitività e qualche piano in più per ospitare i turisti più corteggiati degli anni Dieci.
Dario Di Vico