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 2012  maggio 18 Venerdì calendario

Se i banchieri-speculatori dichiarano guerra ai popoli - L’euro è una moneta esposta a ogni speculazione e priva di pos­si­bilità di difesa perché è una mo­neta «senza Stato»

Se i banchieri-speculatori dichiarano guerra ai popoli - L’euro è una moneta esposta a ogni speculazione e priva di pos­si­bilità di difesa perché è una mo­neta «senza Stato». Su questo so­no tutti d’accordo. È stato detto e ripetuto migliaia di volte, da quando è iniziata la crisi dei titoli sovrani, ma in realtà era stato det­to e ripetuto da economisti ed esperti fino dalla sua creazione: una moneta inventata a tavolino, senza uno Stato che la emetta e che la garantisca, non è mai esisti­ta e non può esistere, non ha sen­so. Nessuno dei politici, però, ha mai voluto ascoltare una sola pa­rola di critica nei confronti della moneta unica, come non è mai stata ascoltata nessuna parola di critica nei confronti di un proget­to privo di qualsiasi principio di realtà come quello dell’unifica­zione europea. Oggi, però, non si può continuare a fingere che il problema dell’euro siano i conti truccati della Grecia, o il debito della Spagna,dell’Italia o del Por­togallo. C’è chi adesso afferma che bisognava fare prima l’unifi­cazione politica e poi quella del­la moneta, cosa che i politici sape­vano benissimo; la verità è che è stata fattala moneta proprio per­ché l’unità politica non si era riu­sciti a farla. Si è trattato di un atto di forza spericolato di cui i popoli dovrebbero chiedere i danni ai propri governanti. Gli italiani, poi, più di qualsiasi altro popolo, in quanto non sono mai stati chia­mati a dare il proprio consenso con un referendum e, quindi, sanno con precisione i nomi e i cognomi dei responsabili della rovina attuale. Ciampi, Prodi, consegnino almeno le loro ric­che pensioni alle vedove dei tan­ti imprenditori suicidi... Visto che la debolezza dell’euro dipende dalla mancanza di uno Stato che lo garantisca e che uno Stato unico europeo non esiste oggi e non esisterà neanche do­mani, è in base a questo dato di fatto che dobbiamo fare i conti quando ci si domanda (per la Gre­cia, ma il discorso vale anche per l’Italia) se convenga uscire dal­l’euro: la situazione può peggio­rare, anzi sicuramente peggiore­rà, ma non può migliorare.Il pro­getto di unificazione dell’Europa era sbagliato in partenza ed è falli­to perché è impossibile elimina­re i singoli Stati, ossia i singoli «popoli» che li costituiscono, con la loro lingua, la loro storia, il loro carattere e ne abbiamo la prova sotto gli occhi ogni giorno. Cos’è, infatti, facendo un solo esempio, la «testardaggine» del­la Merkel di cui tanto ci si lamen­ta, se non il carattere laborioso, tenace, teso sempre al primato, del popolo tedesco che in lei si ris­pecchia, quel carattere che gli ideatori dell’unificazione euro­pea speravano di riuscire a imbri­gliare proprio annegandolo nel­l’Unione? Era forte il marco perché c’era dietro il popolo tedesco, nello stesso modo per il quale l’euro og­gi ha come riferimento soltanto i titoli di Stato tedeschi.Cosa ne sa­rebbe dell’euro se fosse la Germa­nia ad abbandonarlo? Non si di­ca che l’euro le conviene perché guadagna molto negli scambi commerciali o altre motivazioni del genere. La forza della Germa­nia non dipende dalla sua econo­mia (basterebbe a dimostrarlo il modo con il quale è riuscita nella riunificazione con l’Est ad assor­birne tutti i deficit): l’assolutizza­zione dei moventi economici è sempre sbagliata come qualsiasi altra assolutizzazione. Purtrop­po l’Europa si è consegnata, inve­ce, proprio al fondamentalismo economico-finanziario, metten­dosi nelle mani dei banchieri e delle loro aprioristiche teorie, e non può quindi non affondare, come sta affondando l’Italia per­fino governata da un banchiere. Uscire dall’euro senza troppi danni è possibile anche perché, come ha dimostrato Claudio Bor­ghi-Aquilini su questo stesso gior­nale, buona parte dei danni li ab­biamo già scontati. Abbiamo per­so la democrazia, abbiamo perso l’indipendenza, abbiamo perso milioni di posti di lavoro, abbia­mo perso la speranza nel futuro (come dimostra il fatto che non si fanno più figli); le nostre ricchez­ze sono nelle mani di banchieri, ossia di folli speculatori che li gio­cano buttandoli nel buco nero dei derivati. Cos’altro dobbiamo aspettare per tornare alla razio­nalità, per riprendere in mano la nostra vita?