Rita Di Giovacchino, il Fatto, 19.5.12, 19 maggio 2012
Dagli atti si legge che fu Vergari a sollecitare il trasferimento a Sant’Apollinare della salma di De Pedis, con una lettera al cardinal Poletti che vergò il nulla osta in tempi rapidissimi
Dagli atti si legge che fu Vergari a sollecitare il trasferimento a Sant’Apollinare della salma di De Pedis, con una lettera al cardinal Poletti che vergò il nulla osta in tempi rapidissimi. I resti del boss, riemersi quasi intatti dall’umido abitacolo, erano lì dal 20 marzo 1990. Giancarlo Capaldo e il pm Simona Maisto indagano da anni su una strana pista che lega la scomparsa della ragazzina a un “ricatto” nei confronti di Wojtyla. Mafia e malavita romana beffati dal Vaticano e pronti a tutto per rientrare di 250 miliardi di vecchie lire che i boss avevano riciclato nelle casse dello Ior. Soldi che il papa avrebbe utilizzato per finanziare Solidarnosc, il sindacato polacco di Walesa. “ […] doveva creare scalpore, come la morte di Calvi, così chi doveva capi’ capiva”. L’anno prima la mafia aveva ucciso Roberto Calvi. Calò era amico di De Pedis, considerato “l’uomo del Vaticano”. Nino Mancini, l’Accattone, nell’intervista di martedì scorso ha detto: “Bisognava decidere se far ritrovare qualche cardinale in una pozza di sangue o mandare un segnale forte, abbiamo scelto la seconda strada”. Forse il cardinale da far ritrovare “nella pozza di sangue” era Marcinkus? Sospettato di aver avuto un ruolo marginale è anche Giuseppe De Tomasi, l’ex commercialista di Renatino che ha aggredito Federica Sciarelli, nell’ultima punta di Chi l’ha visto. Una perizia afferma che sarebbe Mario “il barista”, il telefonista anonimo. La prescrizione è dietro l’angolo. Il prossimo anno saranno 30 anni che Emanuela è scomparsa.