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 2012  maggio 18 Venerdì calendario

PANICO, ORA TOCCA ALLA SPAGNA

Ormai il messaggio più rassicurante che i leader europei possono portare al G8 di Camp David è il seguente: la Grecia è spacciata, ma abbiamo imparato la lezione e non lo faremo più. Dalla conference call tra i principali capi di governo, ieri sera, non è uscito molto di concreto: Mario Monti, Angela Merkel, François Hollande, più David Cameron, fuori dall’euro ma preoccupato del suo crollo. Moderavano il presidente della Commissione José Barroso e quello del Consiglio Ue. Risultato: molti buoni propositi del tipo “alto livello di accordo sul fatto che il consolidamento dei bilanci e la crescita non si escludano a vicenda ma entrambi siano necessari”, come riferisce il governo di Berlino.
Nella tarda serata di mercoledì Cameron aveva ribadito la necessità di mettere in comune i debiti europei, con gli eurobond: facile parlare, per lui, che è fuori dall’euro, con l’Inghilterra che ha tutto da perdere da un crac della moneta unica.
MENTRE I LEADER Ue tentennano, con un Monti sempre più nervoso per la sordità di Berlino alle sue richieste di azioni immediate a livello comunitario, attorno a loro tutto crolla. Atene è spacciata: i sondaggi che danno la maggioranza ai partiti europeisti (Pasok e Nuova democrazia) servono a poco. Il Fondo monetario, con il suo portavoce David Hawley, ha spiegato che “la missione seguirà le elezioni”. Fino al 17 giugno, quindi, il Fondo resta a guardare, non interverrà più e, sottinteso, ricomincerà soltanto se l’esito delle elezioni crea le condizioni giuste. Altrimenti addio al sostegno esterno e Atene, ieri di nuovo declassata dall’agenzia Fitch, inizierà ad andarsene dall’euro. Ufficialmente non si stanno prendendo contromisure a livello europeo. Ma ormai pare inevitabile e molti investitori si stanno preparando anche a cataclismi ulteriori, “si continuerà finché non si tocca il fondo”.
Il nuovo fronte è quello della crisi bancaria in Spagna: che sia soltanto l’inevitabile epilogo di una bolla immobiliare mai del tutto sgonfiata o una conseguenza del panico in arrivo da Atene, il settore è sempre più in difficoltà. Ieri le Borse si sono molto innervosite quando è iniziata a circolare la notizia di un imminente downgrade di quattro banche spagnole da parte di Moody’s: nessuna sorpresa, perché che siano malridotte è noto, ma un rating più basso aggraverà ulteriormente la situazione, rendendo più costoso raccogliere credito.
BANKIA, IL TERZO gruppo del Paese, appena nazionalizzata de facto dal governo, è crollata in Borsa del 30 per cento quando El Mundo ha scritto che negli ultimi giorni i correntisti avevano ritirato un miliardo di euro. “Non è vero che c’è una fuga di depositi in questo momento da Bankia, non c’è preoccupazione di una possibile fuga, non ve ne è motivo”, ha smentito il governo. Ma il mercato non si fida.
Se il disastro ateniese si combinasse con fallimenti bancari a catena, l’euro sarebbe spacciato. Questa volta, a differenza che nel 2008-2010, gli Stati non hanno i soldi per salvare gli istituti insolventi. E l’effetto valanga di un crac non potrà essere attutito. Si percepisce
quindi una certa pressione sulla Banca centrale europea, che è l’unica istituzione con potere di intervento immediato . Ma se Mario Draghi si è dimostrato abbastanza reattivo, i tedeschi hanno chiarito che non è più tempo di provvedimenti di emergenza come il prestito da 1000 miliardi alle banche tra dicembre e febbraio. Il Fondo monetario, violando ogni galateo finanziario, ha detto che “a nostro parere la Bce ha spazio per nuovi interventi monetari”. Ovvero: caro Draghi, taglia ancora i tassi di interesse (oggi all’1 per cento). La Bce è arrivata al bivio finale: deve scegliere se forzare al massimo il suo statuto, assorbendo molti dei costi della crisi greca (e ora spagnola), o rispettare la lettera del mandato e continuare a fare soprattutto l’arbitro, che interviene solo per evitare il collasso dei sistemi dei pagamenti o l’inflazione.
CON UNA SINGOLARE
simmetria, anche i manifestanti di Blockupy Frankfurt sono d’accordo con il Fmi e hanno manifestato sotto l’Eurotower chiedendo alla Bce di fare di più. Un’ottantina di italiani sarebbero stati fermati dalla polizia tedesca.