Rocco Cotroneo, Corriere della Sera 18/05/2012, 18 maggio 2012
PERCHE’ UNA VIA D’USCITA «ARGENTINA» NON PUO’ FUNZIONARE NELLA CRISI GRECA
Esiste davvero un’uscita «argentina» per la crisi greca? E, se così fosse, Atene ne seguirebbe soltanto le conseguenze nefaste o anche la spettacolare rinascita che ne scaturì? Ricordiamo come andò. Alla fine del 2001 l’Argentina si trovava con un debito estero impagabile, un’economia a pezzi e il vincolo del cambio fisso, la parità peso-dollaro. Nel giro di poche settimane lasciò fluttuare la moneta e dichiarò default sul debito (i famosi tango bond, nelle tasche anche di molti italiani).
Per 2-3 anni gli argentini soffrirono un impoverimento drammatico, l’economia si contrasse del 20 per cento, la disoccupazione andò alle stelle. Poi iniziò la ripresa, e fu esplosiva, ogni oltre aspettativa. Da un decennio l’Argentina è il Paese che più cresce in America Latina. Buenos Aires non ha mai fatto pace con i mercati: ha chiuso i rapporti con il Fmi e le sue emissioni di bond sono minime. Ce la fa, per semplificare, con le proprie gambe. Motivo principale, la forte domanda estera per le sue commodities, in primo luogo la soia. Nelle ultime settimane Paul Krugman e Mark Weisbrot, due economisti liberal, hanno sostenuto che l’Argentina potrebbe essere un modello da seguire per la Grecia. Meglio la rottura unilaterale con l’Europa, dicono, invece di questa interminabile manfrina sul salvataggio. Fatte le dovute differenze, Krugman sostiene che il turismo e l’industria navale potrebbero essere i due motori per la ripresa. Weisbrot aggiunge che al momento della crisi le esportazioni argentine erano allo stesso livello di quelle greche attuali, quindi una ripresa trainata da una dracma debole è possibile.
La prospettiva è vista ovviamente come una follia dalle banche e dai partner europei: l’effetto a catena di un default greco non controllato sarebbe immediato. L’economista Yanis Varoufakis spiega che la soluzione farebbe male in primo luogo alla Grecia. Le potenzialità del suo export non sono paragonabili a quelle argentine. E anche la prospettiva di un futuro autarchico (in Argentina quasi non si importa più nulla) non è decisamente allegra.
Rocco Cotroneo