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 2012  maggio 18 Venerdì calendario

LA PROCURA SPIAZZATA ADESSO DISPONE NUOVI ACCERTAMENTI —

Sono agli atti dell’inchiesta dei magistrati romani i versamenti ai politici della Margherita indicati da Luigi Lusi. Ma finora nessun accertamento è stato svolto per verificare se quelle dazioni avessero fini politici oppure se fossero di natura personale. E dunque i pubblici ministeri — spiazzati dalle dichiarazioni fatte dall’ex tesoriere in Parlamento — sono adesso costretti a una corsa contro il tempo per verificare se la consegna del denaro fosse legittima o se invece possano esserci altri casi di appropriazione indebita. Proprio il reato già contestato a Lusi per aver usato i soldi del partito come fossero propri comprando case e ville, ristrutturando appartamenti e soprattutto trasferendo i capitali all’estero. E dovranno farlo anche per smentire quell’accusa di «fumus persecutionis» che Lusi ha evidenziato nella sua memoria consegnata alla giunta del Senato cercando di evitare l’autorizzazione all’arresto ordinato dal giudice di Roma Simonetta D’Alessandro.
Il senatore è accusato di essere il capo di un’associazione a delinquere, insieme con la moglie e due commercialisti, che avrebbe sottratto oltre 25 milioni dalle casse del partito. Soldi dei rimborsi elettorali percepiti pure dopo la fusione con i Ds e la nascita del Partito democratico. Durante il suo interrogatorio del 28 marzo scorso in Procura, Lusi ha sostenuto di essere stato il garante di una spartizione tra le varie correnti del partito e di aver agito come fiduciario della Margherita. Una tesi ritenuta non credibile dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal sostituto Stefano Pesci, anche perché smentita dalla stessa moglie di Lusi Giovanna Petricone, arrestata il 4 maggio e tuttora ai domiciliari. Il 3 aprile la donna ha infatti rivelato come già «nel 2006 Luigi mi disse che il suo progetto era quello di gestire i fondi della Margherita in modo del tutto autonomo. Voleva investire in immobili per alimentare il futuro della sua carriera politica e mi disse che se la sua carriera fosse finita, il patrimonio sarebbe rimasto alla nostra famiglia».
Le indagini hanno effettivamente dimostrato l’autonomia di Lusi nel pagare cene, viaggi, feste e altri lussi con i soldi del partito. Ma l’acquisizione di tutta la documentazione contabile ha mostrato anche le centinaia di assegni e bonifici che tra il 2008 e il 2011 il tesoriere ha autorizzato. E i controlli effettuati dalla Guardia di Finanza e dai consulenti della Banca d’Italia nominati dagli stessi pubblici ministeri avevano già evidenziato i versamenti mensili per Enzo Bianco e il finanziamento al Centro per un futuro sostenibile (Cfs), la fondazione di cui Francesco Rutelli è presidente.
Sia Bianco, sia Rutelli sono stati interrogati come testimoni nell’ambito dell’inchiesta. Nel verbale del 20 aprile scorso, Bianco specifica che «per parte mia era una continua discussione per il pagamento dei miei collaboratori. Per evitare di assumere oneri come Margherita Lusi mi "costrinse" ad assicurarmi la loro collaborazione con contratti co.co.co sempre a carico del partito ma meno onerosi e senza che la Margherita potesse trovarsi in difficoltà con riferimento a future richieste di assunzione». Nulla però dice riguardo a quei 5.000 euro che riceveva ogni mese e quindi è possibile che sia chiamato a fornire ulteriori spiegazioni.
Nel suo verbale del 3 aprile Rutelli assicura che «Lusi godeva di generale fiducia e di assoluta autonomia» e specifica come «tutti gli esponenti della Margherita che per le loro iniziative politiche e culturali si rivolgevano al tesoriere, avevano titolo per ricevere sostegno». Le nuove verifiche saranno allargate agli altri politici della Margherita che secondo Lusi avrebbero ottenuto finanziamenti. E serviranno a stabilire se le finalità dei versamenti fossero effettivamente quelle previste dalla legge. Per farlo, si dovrà ricostruire il percorso dei soldi e il loro l’utilizzo. Ma, a questo punto, bisognerà anche scoprire chi fosse informato di come veniva gestito il denaro.
Ieri mattina il legale della Margherita Titta Madia si è presentato in Procura per sollecitare una nuova convocazione. A questo punto appare però probabile che i magistrati attendano l’esito delle verifiche investigative prima di chiedere nuove spiegazioni ai diretti interessati.
Fiorenza Sarzanini