18 maggio 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. LA QUOTAZIONE DI FACEBOOK
REPUBBLICA.IT
GIULIANO BALESTRIERI
MILANO - Ore 19.15. Alcuni secondi prima dei mezzogiorno, ora locale a New York, il Nasdaq ha annunciato di aver avviato un’indagine interna per capire quali problemi abbiamo colpito la piattaforma ritardando il debutto dei Facebook. Nel frattempo il titolo è scambiato a 41 euro in rialzo dell’8% con scambi per 320 milioni di pezzi.
Ore 18.50. Un gruppo di utenti ha avviato una class action che potrebbe costare a Facebook 15 miliardi di dollari 1. L’accusa è di aver violato le norme sulla privacy perché avrebbe continuato a "seguire" gli utenti anche una volta che si erano disconnessi dai loro account sul social network. Nel frattempo il garante per la privacy, Francesco Pizzetti, nega che il "fatto che Facebook entri in Borsa ponga dei nuovi problemi dal punto di vista dei dati personali". Mentre dalla Germania arriva un nuovo allarme sulla tenuta del modello di business: "Facebook viola la privacy europea 2. Un intervento delle authority potrebbe far implodere il sistema" avverte Thilo Weichert, garante dello stato tedesco del Schleswig-Holstein.
Facebook torna sopra la soglia dei 40 dollari. Recupera circa il 6%, ma, esclusi i banchieri che hanno curato la quotazione e incassato una parcella da 176 milioni di dollari, crescono gli scettici. Bill Gross di Pimco su Twitter ha scritto: "Quando vedo una bolla la riconosco". E uno dei vice presidente di Wells Fargo dice: "Credo sia un ottimo titolo per adesso, ma tra 10 anni? Cosa accadrà ai miei investimenti? Facebook non produce nulla".
La diretta video. 4
Ore 18.11. Volumi record, ma soffre il comparto internet.. Facebook infrange il muro dei 220 milioni di pezzi scambiati, ma sul prezzo gli investitori non sembrano avere dubbi: non oltre 38 dollari. Dopo la fiammata iniziale a 42,05 dollari, il titolo ha iniziato a fare retromarcia tornando al livello del collocamento. E così Zynga, che produce videogiochi online e lavora soprattutto con il social network di Mark Zuckerberg, arriva a cedere il 13,3% prima di essere sospeso. Male anche Linkedin (-3,6%), Groupon (-7,33%), Yelp (-6,91%) e Renren, social network con sede in Cina (-8,35%).
Ore 17.57. Il prezzo di Facebook scende sotto quota 40 dollari e si avvicina ai 38 dollari del collocamento. Non si fermano gli scambi: in 15 minuti venduti e acquistati 150 milioni di titoli. E Intanto Bono Vox, il leader degli U2, è diventato la rockstar più ricca del mondo con il 2,3% del social network comperato per 90 milioni di dollari: una partecipazione che con l’ipo - secondo i calcoli di Elevation Partners - salirà a 1,5 miliardi di dollari. Prima dell’ipo, Bono ha accumulato 900 milioni di dollari in 30 anni sul palcoscenico.
Ore 17.38. Aumentano i volumi degli scambi: in quattro minuti sono passati di mano 100 milioni di pezzi. In tutta la seduta Amazon.com ha scambiato 2,2 milioni di titoli e Google circa due. Le azioni però sono in lieve calo a 40 dollari, due in più dell’Ipo.
Ore 17.32. Via alle quotazioni. Alle 9.32 locali Facebook apre e vola in rialzo del 10% sopra i 42 dollari, prima di ritracciare a 41, comunque sopra i 38 dollari del prezzo di collocamento. Eppure il tanto atteso debutto non è stato dei più semplici. L’avvio era programmato per le 17, ma il Nasdaq, che pure aveva annunciato il potenziamento della piattaforma, non è riusciuto a far partire le quotazioni per oltre mezz’ora. Nel primo minuto di quotazioni sono passati di mano 80 milioni di pezzi.
L’attesa è cresciuta con il passare delle ore: poco dopo le 15 in Borsa è arrivato il chief financial officer, David Esberman. Con 18,4 miliardi dollari raccolti in Ipo è la più grande operazione del settore internet: Google, nel 2004, raccolse appena 1,67 miliardi. Facebook ha fatto meglio: nonostante i tanti dubbi sulla valutazione della società si è aggiudicata il secondo posto tra le più grandi Ipo della storia americana. A un soffio dal record di Visa (19,6 miliardi) e non lontano da 22,1 miliardi raccolti dall’Agricultural Bank of China (record mondiale).
La storia. Il viaggio di Facebook è durato otto anni. Il tempo che divide la stanza nel dormitorio di Harvard dove Facebook è nata dal debutto al Nasdaq affacciato su Broadway, a New York. Harvard e Broadway divise anche da 220 miglia, poco più di quattro ore in macchina. Nel mezzo una tappa a Palo Alto, in California dove Mark Zuckerberg in collegamento video ha suonato la campanella che ha aperto gli scambi della giornata: niente giacca e cravatta, ma la solita felpa con capuccio. E con lui centinaia di dipendenti che hanno applaudito a lungo il 28enne: con il collocamento il fondatore del social network più famoso del mondo ha incassato 1,15 miliardi, mantendo comunque il 32% del capitale e il 56% dei diritti di voto.
I precedenti. Le ultime Ipo del settore, sebbene acclamate da mercato e stampa, non sono state tutte un vero successo. Pandora, la web radio, fu quotata il 15 giugno 2011 a 20 dollari: nel primo giorno di scambi volò a 26, oggi vale circa 11 dollari. Come Groupon: dai 20 dollari dell’Ipo dello scorso novembre ai 31 del debutto, fino ai 13 di oggi. E’ andata molto meglio a Linkedin: collocata a 45 dollari è volata a 122,7 prima di ritracciare fino a 105 dollari.
Il debutto di Google. Prima di Facebook solo Google nel 2004 aveva attirato tanta attenzione. Eppure, il debutto mancò le stime della società nonostante una chiusura in rialzo del 18%: i titoli chiusero la seduta a 100,34 dollari, mentre la forchetta di Larry Brin e Sergey Page oscillava tra 108 a 135 dollari. Però il rapporto tra Google e Facebook è ancora di 10 a 1: il fatturato annuo del motore di ricerca è pari a 38 miliardi di dollari, contro i 3,7 miliardi del social network. E così l’utile netto: 9,7 miliardi contro 668 milioni. Tradotto: la redditività netta di Google è superiore al 25% contro il 18% di Facebook, al netto di tutti i dubbi sulla sostenibilità del business. Anche alla luce del ritiro della pubblicità da parte di General Motors 6. E le preoccupazioni aumentano: Google è quotato 6 volte i ricavi attesi per il 2012, Facebook debutterà a 20 volte.
(18 maggio 2012)
FRANCESCO CACCAVELLA
NEL LIBRO The Facebook Effect, intervistato da David Kirkpatrick, Mark Zuckerberg sintetizza così il concetto di gift economy (’economia del dono’) il senso più profondo di Facebook. Il social network - è il discorso del giovane fondatore - consente alle persone, attraverso gli strumenti di condivisione, di donare parte della propria esperienza al mondo così da renderlo più trasparente. E "un mondo più trasparente è un modo più equo". Il dono più consistente che Facebook può, nel breve, elargire, sono i dollari che andranno nelle tasche della ristretta cerchia di azionisti, quando l’azienda sbarcherà al Nasdaq. Facebook vi arriva con numeri da capogiro (che, sia detto tra parentesi, Facebook ha condiviso solo nei mesi scorsi). Quelli più noti parlano di 900 milioni di utenti al mese, 125 miliardi di amicizie, 10 miliardi di minuti spesi al giorno sulla piattaforma. Quelli più importanti sono invece meno conosciuti, perché rappresentano il vero valore che ha il social network.
Facebook è il più potente sistema di registrazione e mappatura di relazioni privato mai creato. Il valore inestimabile che possiede è la chiara visione che ha di cosa fanno e di cosa gradiscono ognuno di quei 900 milioni iscritti al social network e che è salvato nei grandi database del servizio. Ogni volta che "doniamo" qualcosa e condividiamo nuove informazioni, il database di relazioni cresce e si affina.
Il grafo delle relazioni. Quando usiamo Facebook ci soffermiamo sulla nostra esperienza sociale. Ogni volta che premiamo il pulsante like, che condividiamo una risorsa, che la commentiamo, segnaliamo la nostra azione al mondo: appare sulla nostra bacheca e su quella dei nostri amici. Si tratta di una rappresentazione grafica di quello che accade "dietro le quinte". Nei server di Facebook, ad ogni azione, si crea una connessione fra quella risorsa e il nostro profilo. Attraverso queste connessioni Facebook costruisce a poco a poco il significato preciso della nostra vita sotto forma di grafo. Un grafo, termine preso a prestito dalla matematica, è una rappresentazione di un insieme di nodi tra i quali sussiste una determinata relazione. Quando premiamo il pulsante like, la risorsa cui è collegato il pulsante diventa un nodo del grafo di Facebook che viene legato da una relazione con un altro nodo (noi stessi). E non pensiate che la relazione sia solo fra voi e una pagina Web. Grazie ad Open graph, il set di protocolli su cui si basa Facebook, le connessioni possono avvenire fra nodi di qualunque natura. Ogni pulsante like, ogni commento, ogni condivisione può essere collegato ad un prodotto, ad un libro, ad un evento, ad un personaggio famoso o a qualsiasi cosa serva a mappare oggetti delle attività umane.
Il Progetto Genoma di Internet. Facebook, disse una volta un manager dell’agenzia di social marketing Buddy Media, ha "potenzialmente in mano il Progetto Genoma di Internet", come a dire che conosce l’esatto DNA delle attività umane. Sheryl Sandberg, la donna che gestisce le attività operative di Facebook, riconobbe in un’intervista che, oltre il fatturato, un "propulsore di importanza vitale" per Facebook è rappresentato da "quante informazioni condivide il mondo".
Il grafo che Facebook sta costruendo, da quando introdusse, oramai diversi anni orsono, la sua piattaforma di sviluppo, è come un’enorme mappa di una città in cui i punti non sono palazzi o quartieri o città, ma persone ed oggetti della vita quotidiana e le strade non rappresentano collegamenti, ma relazioni fra quelle persone e quegli oggetti. Relazioni di ogni tipologia.
Nell’ultima versione dell’Open graph, Facebook ha ampliato la natura delle connessioni che si possono registrare. Il pulsante like si può trasformare nel pulsante leggo, cucino, visito. Non si tratta più solo di stabilire una relazione di gradimento (mi piace / non mi piace), ma identificare ogni azione che compiamo quotidianamente.
Tutto ciò è possibile non dentro Facebook, ma soprattutto fuori, grazie alla possibilità, per le applicazioni, di integrarsi nella piattaforma del social network. Ci sono applicazioni per cellulare, come Kobo, che creano relazioni fra noi e il libro che stiamo leggendo, Endomondo che creano relazione fra noi e il percorso che abbiamo fatto, Foodspotting che creano relazioni fra noi e il cibo che abbiamo mangiato.
La condivisione istantanea. Sempre seguendo il principio che più si condivide, più il mondo migliora, a settembre dello scorso anno Zuckerberg ha introdotto il concetto che ha chiamato di frictionless sharing, e che potremmo tradurre in "condivisione istantanea". Dopo aver ricevuto il permesso da noi, un’applicazione o un sito può condividere automaticamente ogni azione che compiamo su di essa: ascoltiamo una canzone? Messaggio su Facebook. Leggiamo un articolo? Messaggio su Facebook. Vediamo un film? Messaggio su Facebook.
Il sistema funziona molto bene nel caso di applicazioni per telefoni cellulari. Questo spiega anche il motivo per il quale Facebook, nei documenti necessari a presentare l’offerta pubblica, faccia continuo riferimento alle sue strategie nell’ambito mobile: il telefono è l’unico dei pochi dispositivi connessi che ci segue dovunque, qualsiasi cosa facciamo. Conquistare quell’ambito, significa mappare l’intera nostra esistenza. E mappare la nostra vita in un database è una ricchezza che vale più dei 100 miliardi di dollari che, secondo le stime, dovrebbe raggiungere la valutazione del social network. I grafi sono sistemi utilizzati in diversi campi scientifici per studiare le relazioni tra elementi della stessa rete. In Facebook, dove la rete è quasi tutto il mondo, diventano uno strumento potentissimo per interpretare la realtà umana. Può rendere più efficienti le inserzioni pubblicitarie - e Facebook già lo fa, offrendo i dati in forma aggregata agli inserzionisti - , può prevedere fenomeni sociali, può migliorare un prodotto o qualsiasi altra attività.
La legge di Zuckerberg. Più persone condividono, più Facebook cresce. Una delle previsioni che Zuckerberg ama ripetere è che, per il prossimo futuro, il numero di informazioni che si condividono sul Web raddoppieranno anno su anno. È stata chiamata "la legge di Zuckerberg", sul modello della "legge di Moore", il cofondatore di Intel, secondo cui le prestazioni dei processori raddoppiano ogni 18 mesi. La legge di Moore ha guidato negli ultimi 50 anni lo sviluppo dell’industria informatica. Fino a quando gli utenti saranno disposti a condividere e seguire la legge di Zuckerberg?
(17 maggio 2012)
CORRIERE.IT
MILANO - Ipo con il botto per Facebook, il social network che ha debuttato venerdì al Nasdaq a 42,55 dollari ad azione: si tratta di una delle più grandi Ipo del settore tecnologico e una delle maggiori della storia americana. Il collocamento era stato fissato a 38 dollari, ma le prime contrattazione hanno alzato il valore del 12%. Poi il prezzo si è sgonfiato tornando al prezzo di collocamento. A suonare la campanella di avvio del Nasdaq, il listino di cui fa parte il social network, è stato l’amministratore delegato Mark Zuckerberg, dal quartier generale di Facebook in California: è stata sistemata un’apposita postazione fuori dalla sede di Menlo Park, dove si sono raccolte centinaia di persone e dipendenti. Gli scambi dei titoli del social network, il cui prezzo di collocamento è stato fissato giovedì sera a 38 dollari per azione, sono partiti in ritardo rispetto a quelli delle altre società.
STOP A NUOVI RITOCCHI - Il prezzo definitivo è stato annunciato giovedì dopo che la società di Zuckerberg aveva ritoccato all’insù sia l’offerta iniziale (da 28-35 a 34-38 dollari per azione) sia il numero di titoli in vendita (da 337,4 a 421,2 milioni). Nella sale operative si scommette su un ulteriore rincaro. Il Wall Street Journal aveva annunciato che la contrattazione sarebbe partita a 42 dollari per azione e così è stato. Con l’Ipo, il social network punta a raccogliere fino a 18,4 miliardi. Nel frattempo in meno di cinque minuti sono stati scambiati 100 milioni di azioni.
I PRECEDENTI - Tutte le più importanti Ipo del settore tecnologico catturano l’attenzione del mercato e dei media. Particolarmente brillante la quotazione di LinkedIn: l’anno scorso a New York, nel primo giorno di quotazione, le azioni del professional network erano arrivate a guadagnare fino a un massimo del 150% a 122,7 dollari ad azione. Peggio è andata a Groupon, il sito di gruppi di acquisto: 31 dollari ad azione per il debutto fino ai 13 di questi giorni.
CORRIERE.IT
MARTA SERAFINI
MILANO - Mark Zuckerberg non ha ancora finito di suonare la campanella per lo sbarco di Facebook a Wall Street che già gli analisti delineano i contorni della prossima lotta tra colossi. Se infatti per anni la contrapposizione è stata tra la Apple e Facebook, oggi i due giganti sulla piazza paiono essere Facebook e Google. E in molti ritengono che si possa ripetere il miracolo accaduto con il collocamento di Big G, le cui quotazioni a tre anni dall’ingresso in Borsa a 75 dollari avevano raggiunto i 750 dollari.
DALL’E-COMMERCE AL MOBILE - «Lo scenario futuro vedrà impegnate le due compagnie su vari campi, uno su tutti quello dell e-commerce. Ma non solo: entrambe stanno ragionando come muoversi nel campo dell’advertising e del commercio di applicazioni», spiega Andrea Rangone del Politecnico di Milano. Poi, la lotta di Google per recuperare terreno sul campo dei social network. E sullo sfondo la vera e propria guerra per il mobile, ancora tutta da vedere. Ma a guardare bene la strada di Mark Zuckerberg - e quella dei suoi soci e dei suoi azionisti - è ancora lunga. Stando ai dati più recenti, il fatturato annuo di Facebook è un decimo di quello di Google : 38 miliardi di dollari per il gigante di Mountain View, 3,7 i miliardi del social network più usato al mondo.
CIFRE A CONFRONTO - E la distanza è abissale anche per quanto riguarda i ricavi pubblicitari: 36,5 miliardi Google, 3,2 miliardi Facebook, l’utile netto annuo: (9,7 miliardi Google, 668 milioni Facebook). Una distanza grande che si concretizza anche in fatto di risorse umane, con Google che vanta 33.100 dipendenti e Facebook che ne ha "solo" 3.500 . Mark Zuckerberg però si può consolare: dati contenuti nella documentazione presentata per la quotazione viene segnalato come il tasso di crescita tra 2010 e 2011 è stato dell’88 per cento nel caso di Facebook e del 29 per cento nel caso di Google. Poi, un altro motivo di consolazione: sulla scia del debutto in borsa di Facebook, per il Bloomberg Billionaires Index Zuckerberg è al ventinovesimo posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo e supera così Sergey Brin e Larry Page, i due fondatori di Google che hanno un patrimonio personale rispettivamente di 18,9 miliardi e di 19 miliardi di dollari. Ma c’è chi, come David Kickpatrick, autore del libro L’effetto Facebook, giura: «A Zuckerberg non interessano le ricchezze, per lui questa è una soddisfazione personale ben superiore al denaro».