Roberto Giardina, ItaliaOggi 15/4/2012, 15 aprile 2012
Germania, un mld per un uovo – Die Inflation kehrt zurück, ritorna l’inflazione, era il titolo a caratteri cubitali in prima pagina, alla vigilia del voto in Nord Renania Westfalia, della popolare Bild Zeitung, oltre 4 milioni di copie e 13 milioni di lettori
Germania, un mld per un uovo – Die Inflation kehrt zurück, ritorna l’inflazione, era il titolo a caratteri cubitali in prima pagina, alla vigilia del voto in Nord Renania Westfalia, della popolare Bild Zeitung, oltre 4 milioni di copie e 13 milioni di lettori. Il servizio era accompagnato dalla foto di una banconota da mille miliardi di Reichsmark, stampata nel 1923, nel pieno della tragica inflazione della Repubblica di Weimar, quando un uovo costava un miliardo a colazione e una dozzina di miliardi a cena, e i salari venivano pagati tre volte al giorno per stare dietro all’aumento dei prezzi. Le mogli dei lavoratori arrivavano con la carriola per prelevare i marchi guadagnati dai mariti e fare subito la spesa, prima che i prezzi salissero ancora. Nel primo dopoguerra, i Reichsmark vennero messi fuori corso in una notte e nacque il Deutsche Mark, bruciando i guadagni del mercato nero e anche i risparmi della povera gente. E anche l’unificazione delle Germanie fu preceduta dall’unione monetaria, che mise fuori corso i marchi dell’Est. La paura dell’inflazione è tale che la difesa della stabilità valutaria è sancita nella Costituzione. Un ricordo storico che fa rabbrividire i tedeschi. Per la verità, per anni i prezzi in Germania sono rimasti sotto controllo, lontani dalla media europea, e oggi il tasso supera di poco il 2%, e potrebbe forse un domani avvicinarsi al 3%. Quanto basta per far tremare i connazionali di Frau Angela. Che cosa potrebbe accadere domani? La Bild sceglie le citazioni opportune per far capire ai lettori che si potrebbe anche toccare il 10%. Quanto basta per capire che il disastro subito dalla Cdu, il partito di Angela, in Nord Renania Westfalia, il Land più popoloso con i suoi quasi 18 milioni di abitanti (la Grecia non arriva a 12) e oltre 13 milioni di elettori, non è un «nein» alla sua politica europea, come piace credere a Roma o a Parigi. Hollande, atteso per stasera a Berlino, non troverà una Cancelliera indebolita e più disposta a cedere. La maggioranza dei tedeschi (il 55%) condivide la sua linea dura in Europa. Il voto di domenica va interpretato in chiave interna alla Cdu in rapporto alla Csu bavarese, partito fratello ma pur sempre un altro partito. Si è votato nel Nord più povero rispetto al Sud e vecchia roccaforte rossa. Le perdite a Düsseldorf rafforzano l’ala più conservatrice della Cdu che, caso mai, rimprovera alla Merkel di essere troppo debole nei confronti della Ue. Anche Der Spiegel, settimanale mai tenero con lei, ha pubblicato i documenti che provano come l’Italia non fosse pronta per entrare nell’euro e fu spinta da Kohl per ragioni politiche, non per attaccare il nostro paese, ma per ammonire Angela a non ripetere l’errore. Focus, meridionale e conservatore, sempre alla vigilia del voto ricordava che la Nord Renania Westfalia ha più debiti della Grecia. Dovrebbe essere chiaro perché poi ha votato per i socialdemocratici. A voler tramutare l’elezione regionale in un referendum sulla Cancelliera è stato proprio il leader locale della Cdu, Norbert Röttgen, per evitare in extremis una sconfitta certa (benché non in queste proporzioni). I primi a protestare furono i suoi compagni di partito. È stato un clamoroso autogol, e la carriera di Röttgen è finita. Il 99% di chi investe i suoi risparmi, ammonisce la Bild, quest’anno non vedrà un cent di interesse. I pensionati vedranno annullato l’aumento promesso intorno al 2%, e così i lavoratori che si battono per aumenti intorno al 3%. Di chi è la colpa? Della Bundesbank, si denuncia, che una volta era la guardiana severa del Deutsche Mark e oggi è spinta a una politica più pericolosa per la stabilità, per aiutare paesi come la Grecia, l’Italia o la Francia, «dove si va in pensione a 60 anni», mentre i tedeschi faticano fino a 67. In base ai sondaggi nazionali, la Merkel dovrebbe farcela alle elezioni in programma nel settembre 2013, ma anche se dovesse perdere, come si può credere che un Cancelliere compagno di partito di Hollande cambierebbe rotta, regalando «i risparmi dei tedeschi» alle cicale europee? La sinistra tedesca non è mai stata favorevole all’euro, dopo, da bravo pragmatico, Gerhard Schröder seguì la corrente, ma sempre alla sua maniera. Nel 1982, l’allora Cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt, con l’inflazione che stava toccando il 5%, si rifiuto di adottare una politica deflazionistica come pretendeva l’alleato Genscher. «Va contro la mia coscienza di socialdemocratico», obiettò, «la mia prima preoccupazione è salvare i posti di lavoro». I liberali uscirono dal governo, passarono con la Cdu e iniziò l’era Kohl, durata 16 anni. Oggi l’Spd rimprovera ad Angela di aver isolato la Germania in Europa. Domani, una volta al potere, i socialdemocratici si dimostreranno altrettanto severi.