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 2012  aprile 15 Domenica calendario

Periscopio – I conduttori di un tempo mi ricordavano un precetto che mi offrì Arrigo Benedetti, grande direttore di settimanali: «Il giornalista politico non deve frequentare nessuno»

Periscopio – I conduttori di un tempo mi ricordavano un precetto che mi offrì Arrigo Benedetti, grande direttore di settimanali: «Il giornalista politico non deve frequentare nessuno». Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli. A Treviso, nella terra del prosecco, il Carroccio non frizza più. Paolo Casicci, il venerdì. Indosso sempre giacche blu. Dimenticavo: ne ho anche una rossa che metto alle manifestazioni della Cgil. Vittorio Sgarbi. Io donna. L’altra sera le allegre comari Pigi Battista, Stefano Menichini, Gianni Riotta e altri desertificatori di giornali e di ascolti erano tutte sdegnate perché avevo appena ricordato quando il Tg1 di Riotta, la sera del primo V-day di Grillo, l’8 settembre 2007, riuscì a non inserire l’evento nei titoli di testa del Tg1 e a relegarlo in un annuncetto di 29 secondi netti, affogato fra notazioni memorabili: i subacquei sott’acqua (mica sopra: sotto), le nozze di Marco Baldini con testimone Fiorello, gli immancabili sviluppi del caso Garlasco, la prostituzione a Milano (ma prima del caso Ruby, si intende). Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano. Sono disgustato dal vedere quanta gente che un tempo faceva di tutto per cantare Va pensiero di fianco a Bossi, con la mano sul cuore, oggi è sparita. Imboscata. Fuggita. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto. Panorama. Monti ha il consenso della metà più uno? Vorrei conoscere quel pazzo. Jena. La Stampa. Il centrodestra italiano è raso al suolo, e il passo indietro di Berlusconi ha fatto invecchiare di colpo il berlusconismo. Mario Sechi. il Tempo. Nel premio «E’ giornalismo» chi decideva era un triumvirato formato da Montanelli, Biagi e Bocca anche se sempre fra grandi lotte. Tra loro tre, vinceva Montanelli. Quando Indro è morto, Biagi e Bocca decidevano al 50%. Poi sempre Bocca. Ora che è morto anche Bocca, in giuria, ci sono Maltese, Riotta, Stella, Anselmi, Mieli. Natalia Aspesi voleva farne parte, ma Montanelli e Bocca non l’avevano voluta. Giancarlo Aneri, Oggi. Il 16 dicembre del 1944 il Duce parla al Teatro Lirico stracolmo di folla ancora osannante (e ci voleva un bel fegato!). È sicuro di poter ancora trovare una via di uscita, una resistenza a Nord del Po (a proposito: la Padania la inventò lui, in quell’occasione). L’aria è lugubre, quel giorno a Milano, ma la folla gli batte le mani. Nell’aprile 1945, solo quattro mesi dopo, il suo cadavere penzolerà dalla struttura di un distributore di benzina in piazzale Loreto e i milanesi faranno gara per farne scempio. Enrico Deaglio. il venerdì. Il nuovo arrivato squilla grado e cognome che ricorda un glorioso partigiano del risorgimento. Dalmazzo: «Bresciano, naturalmente. Parente dell’eroe?». «Signorsì». «Benissimo. C’è appunto libero il plotone esploratori di un battaglione. Il plotone di assalto, per intenderci. Ha perduto, in pochi giorni due comandanti, uno morto, l’altro disperso. Lo faccio dare a lei: il comandante ideale, con tanta gloria in famiglia». Non è vero che quel plotone abbia subito un destino così crudele. Appartiene anzi a un battaglione che finora non ha sofferto. Ma il sottotenente non lo sa e rimane assorto qualche istante. Poi dice al generale: «Veramente, signor generale, siamo parenti, sì, ma non troppo; dei parenti alla lontana». Paolo Caccia Dominioni, Ascari K7 1935-36. Longanesi. Lei era in poltrona e io, in ginocchio, le succhiavo un seno. «Vi piace il nome Anna?», mi aveva domandato di un tratto. «Sì... ma perché?» farfugliando impedito nell’orazione. «Nulla, nulla, continuate» e non avevo capito se aveva parlato a me o alle mie labbra poppanti. Valerio Neri, Anna e il Meccanico. Marsilio. Immobili cavalli e cocchieri sotto i platani della piazzetta, immobili gli autisti, i gelatai, i facchini, i ragazzi d’albergo, i venditori di ricordi capresi. Immobili le vecchie inglesi nel caffè, immobile il cane addormentato sotto il portico delle latrine, immobili le foglie degli ulivi e delle vigne, immobili le nuvole, il mare, i vapori in vetta al Vesuvio. Unica zona viva nello scirocco, il motoscafo dal rumore di zanzara che s’affaticava a correre e a gettare schiuma, perché? Luciano Salce. Cattivi soggetti, Rizzoli.