Diego Gabutti, ItaliaOggi 15/4/2012, 15 aprile 2012
Chi sono gli altri tecnici ai quali dovremo rivolgerci? Bombe contro Equitalia, assalti a mano armata contro gli uffici dell’agenzia delle tasse, suicidi di lavoratori disoccupati e d’imprenditori tartassati, vedove, orfani, chi minimizza, chi ingigantisce, manifestazioni di piazza sempre più dure, molotov, anarchici, attentati, rivendicazioni con citazioni di Bakunin e Kropotkin a pié di lista, volantini brigatisti, grillini che marciano su Roma (quelli che non marciano coltivano asparagi e peperoni sul balcone) e poi partiti sotto shock, politici rintontoniti dai ceffoni degli elettori, l’ombra della recessione che s’allunga
Chi sono gli altri tecnici ai quali dovremo rivolgerci? Bombe contro Equitalia, assalti a mano armata contro gli uffici dell’agenzia delle tasse, suicidi di lavoratori disoccupati e d’imprenditori tartassati, vedove, orfani, chi minimizza, chi ingigantisce, manifestazioni di piazza sempre più dure, molotov, anarchici, attentati, rivendicazioni con citazioni di Bakunin e Kropotkin a pié di lista, volantini brigatisti, grillini che marciano su Roma (quelli che non marciano coltivano asparagi e peperoni sul balcone) e poi partiti sotto shock, politici rintontoniti dai ceffoni degli elettori, l’ombra della recessione che s’allunga. Proprio vero che la Grecia è la culla della civiltà. * * * A quali tecnici ci rivolgeremo per affrontare la crisi sociale innescata dai tecnici chiamati ad affrontare la crisi economica? * * * Ci diranno, come ai greci, se vi piace bene, altrimenti fuori dalle balle, che viviamo benissimo anche senza di voi e se, per effetto della cura, il vostro debito pubblico è aumentato, anziché diminuire_ be’, pazienza, trovatevela da soli una soluzione, noi non abbiamo mai detto d’essere perfetti? * * * «Le esperienze degli anni di guerra mi hanno insegnato che non si deve prendere la penna in mano solo per comunicare agli altri la propria disperazione, merce a buon mercato che costa troppo poco perché se ne possa trovare rispetto per se stessi. Chiunque abbia visto una città d’un milione d’abitanti ridotta in cenere e chilometri di strade senza un segno di vita, senza nemmeno un gatto o un cane randagio, pensa con ironia alle descrizioni dell’inferno delle grandi città fatte dai poeti contemporanei, in realtà descrizioni dell’inferno della loro anima. La vera «Terra desolata» è di gran lunga più tremenda di quella immaginata» (Czesaw Miosz, La mente prigioniera, Adelphi 1981). * * * Qualcuno ha notato che Gad Lerner è diventato un pasdaran della tolleranza zero contro i contribuenti morosi? Sovversivo (be’, sovversivetto) in gioventù, un leader (be’, leaderino) di Lotta continua, prendiamoci la città di qua, Calabresi Boia di là, adesso ogni volta che parla d’evasori, in particolare d’evasori armati di fucili a pompa e di molotov come le sinistre dette rivoluzionarie negli anni beati, Lerner diventa una belva come J. Edgar Hoover quando gli nominavano le Pantere nere o come il dittatore cubano Fulgencio Batista y Zaldívar quando gli ricordavano los guerrilleros della Sierra Maestra. * * * Accanto a una foto d’Elsa Fornero, un bel titolo del Giornale d’Alessandro Sallusti: «Lavereste i piatti a questa donna?» * * * C’è aria d’elezioni. Da destra e da sinistra, ma anche un po’ dal centro, dove Pierferdinando Casini è stato messo a tacere dai risultati elettorali e adesso evita di recitare i suoi tipici e sbavanti peana all’esecutivo, nessuno tifa più per il Caro Leader. Dietro ogni lode, dietro ogni complimento, c’è sempre un «ma», oppure un «tuttavia», un «però», una precisazione talvolta stizzita, un «eppure». Gli ex bocconiani honoris causa adesso borbottano come Daniela Santanché e Pierluigi Bersani oppure tacciono con espressione torva. Prima Nonno Mario le azzeccava tutte per intero e adesso è già tanto se ne azzecca una su tre e solo per metà. Ogni decisione dell’esecutivo tecnico viene corretta in parlamento come alla Bouvette del medesimo si correggono i caffè con grappa o cognac. * * * «G. — Solo fintanto che ci sono uomini che obbediscono a un altro uomo quest’ultimo detiene, grazie a loro, il potere. Se non gli obbediscono più, ecco che il potere svanisce. C.S — Giustissimo. Ma perché obbediscono? L’obbedienza non è certo gratuita, ma in qualche modo motivata. Perché gli uomini tributano il loro conseno al potere? In certi casi per fiducia, in altri per paura, a volte per speranza, a volte per disperazione. Ma hanno comunque bisogno di protezione, e cercano questa protezione nel potere. Dal punto di vista umano il legame tra protezione e obbedienza rimane l’unica spiegazione del potere. Chi non ha il potere di proteggere qualcuno non ha nemmeno il diritto d’esigere l’obbedienza. E viceversa: chi cerca protezione e la ottiene non ha il diritto di negare la propria obbedienza» (Carl Schmidt, Dialogo sul potere, Adelphi 2012). * * * A Bananas, nel film di Woody Allen, il dittatore dell’omonimo stato libero, oltre a decretare che dopo la rivoluzione i cittadini erano tenuti a portare la biancheria «sopra e non sotto i vestiti», deliberò anche che la lingua ufficiale di Bananas era da quel momento lo svedese. Da noi (come a Madrid e ad Atene, magari anche a Parigi) potrebbe essere il tedesco. * * * Parleremo come le Sturmtruppen dei fumetti (kameraden! obbedienza cieca, pronta und assoluten!) e guarderemo con invidia i miliardari che potranno permettersi di bere a garganella gazose, chinotti, champagne, aranciate dolci e amare, bicchieroni alti così d’acqua frizzante. * * * E tassare l’intimo troppo sciccoso a chi resta in mutande?