Pino Corrias, Vanity Fair n. 20 23/5/2012, 23 maggio 2012
Tra le molte prelibatezze di cui sono golosi i media (sesso, sangue e soldi), i suicidi offrono l’indubitabile vantaggio di non poter essere mai smentiti
Tra le molte prelibatezze di cui sono golosi i media (sesso, sangue e soldi), i suicidi offrono l’indubitabile vantaggio di non poter essere mai smentiti. Puoi persino scrivere, come stanno facendo tutti i giornali, tutte le Tv, che la crisi economica ha moltiplicato la mattanza delle maledette tasse. Resta il fatto che la notizia non è vera. È una bufala. A essere gentili: una premurosa esagerazione, che i numeri dell’Istat per ora smentiscono. Fino allo scorso 9 maggio, sono 38 le vittime del suicidio per ragioni economiche. Cifra persino inferiore agli stessi mesi del 2011, 2010 e 2009. Non c’è «alcuna epidemia in corso», come annota il sito Daily Wired che ha analizzato i dati, partendo dalla serie storica che l’Istituto statistico riassume ogni anno. Nel 2010 ci sono stati 3.048 suicidi, in media con gli anni precedenti. Quelli avvenuti per ragioni economiche sono stati 187. Scrive Daniela Cipolloni: «Se si escludono i motivi di onore (18 in tutto) quello economico è, per assurdo, il meno preoccupante di tutti». Di gran lunga la prima causa è la malattia (1.412), quasi il 50 per cento. La seconda è affettiva: 324 si sono tolti la vita per delusioni amorose. Per altrettanti suicidi «non c’è apparente movente», a ricordarci che talvolta la sofferenza di uomini e donne soli è così profonda, così insondabile, da non offrire spiegazioni a chi resta vivo. La controprova ce la offre l’Europa. In Germania, dove non c’è crisi economica, i suicidi sono doppi e in Finlandia quadrupli rispetto all’Italia. Mentre nella Grecia, che sta viaggiando verso il baratro del fallimento, sono meno della metà. Pino Corrias