Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 17/5/2012, 17 maggio 2012
Ma che fa Enrico Bondi? Il commissario che deve tagliare la spesa pubblica studia. "È già entrato nel business", annuncia trionfante il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, che una volta era un tecnico e adesso è un politico, membro però di un governo tecnico
Ma che fa Enrico Bondi? Il commissario che deve tagliare la spesa pubblica studia. "È già entrato nel business", annuncia trionfante il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, che una volta era un tecnico e adesso è un politico, membro però di un governo tecnico. Parlando dei tagli alla spesa pubblica (spending review, in english), Giarda è incorso in un leggendario lapsus freudiano: "È in corso l’autoanalisi dei singoli ministeri". Confusione di ruoli e di linguaggi. L’autoanalisi è una pratica, appunto, freudiana. L’idea di ministri, sottosegretari, capi di gabinetto e direttori generali intenti a discutere i rispettivi sogni aventi per argomento le spese del proprio dicastero è surreale, e perciò coerente con quanto accade in questi giorni. Enrico BondiEnrico Bondi C’è un manager di 77 anni, laureato in Chimica, che ha sempre lavorato nell’industria privata e non ha alcuna esperienza di Pubblica amministrazione, al quale il governo dei tecnici ha chiesto di fare in un anno (tanto durerà il suo mandato) ciò che gli stessi tecnici non sono riusciti a fare nei 25 anni appena trascorsi. Enrico BondiEnrico Bondi Non ha esperienze specifiche. Ha risanato la Parmalat chiedendo soldi indietro alle banche accusate di essere state complici di Calisto Tanzi nella bancarotta da 14 miliardi. Ma i tagli che si ricordano a Collecchio sono le auto aziendali e lo spaccio interno che dava i prodotti della casa scontati ai dipendenti. Però è l’immagine che conta, e Bondi ha quella del sobrio inflessibile, coltivata anche con il sapiente uso del silenzio. Per esempio ha sempre evitato di spiegare quanti dei 32 milioni incassati dal governo per la gestione commissariale della Parmalat sono rimasti nelle sue tasche e quanti sono andati agli altri membri dello staff. CALISTO TANZI MALATO IN TRIBUNALECALISTO TANZI MALATO IN TRIBUNALE Giarda, parlando con i suoi collaboratori, l’ha ammesso onestamente: "Bondi deve fare quei tagli di spesa che se li propongo io come ministro mi sbranano". Bondi può farcela perché è dotato sulla carta di poteri senza precedenti sulla pubblica amministrazione, è la via di mezzo tra un commissario e un’autorità indipendente, che, dice il decreto istitutivo all’articolo sei, "opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione". PIETRO GIARDAPIETRO GIARDA Venticinque anni fa, precisamente nel 1987, il governo Goria insediò la Commissione per la "verifica della spesa pubblica". Ne faceva parte, tra gli altri, Giarda, che era presidente della Commissione tecnica della spesa pubblica. Avete letto bene: la commissione Giarda c’era già da alcuni anni, ma ne fecero una seconda, che doveva in quattro mesi valutare "efficienza e produttività della spesa pubblica" e "individuarne possibili riduzioni". Nè l’una commissione nè l’altra hanno combinato molto. VITTORIO GRILLIVITTORIO GRILLI I politici da quell’orecchio non ci sentivano. E per questo adesso si sono invertite le parti. Nel 1987 il ministro del Tesoro che inventò la commissione doppia era Giuliano Amato, braccio destro di Bettino Craxi e vicesegretario del Psi. Adesso Giarda fa il ministro e Amato il tecnico. E dunque che cosa fa Bondi? Arriva tutte le mattine al ministero di via XX settembre alla guida della sua auto (sobriamente), e si siede nell’ufficio che gli è stato assegnato proprio accanto a quello di Fabrizio Barca, il dirigente del Tesoro momentaneamente distaccato a fare il ministro. Coadiuvato da una segretaria studia le carte che gli procurano gli uffici del ministero e della Ragioneria. Fa sobrie riunioni con il vice ministro Vittorio Grilli, il capo di gabinetto Mario Fortunato e il vice Marco Pinto. Si prepara a riferire le sue intenzioni al Senato, martedì prossimo, dove è stato convocato dalle commissioni che devono convertire in legge il decreto istitutivo dell’ufficio di commissario. Mario BaldassarriMario Baldassarri "L’avrei visto bene a fare il tagliatore di costi al ministero della Salute", sostiene l’economista Mario Baldassarri, per anni vice ministro con Giulio Tremonti, "perché per il resto la spending review non sarebbe complicata. Lo Stato ha 800 miliardi di spese e 740 di entrate, se non vogliono aumentare ancora le tasse devono tagliare 60 miliardi di spese. E le voci tagliabili sono i 140 miliardi di acquisti di beni e servizi e i 40 miliardi di trasferimenti alle imprese a fondo perduto". FABRIZIO BARCAFABRIZIO BARCA Per Baldassarri basterebbe trasformare il fondo perduto in credito d’imposta: "Si risparmierebbero un sacco di miliardi, visto che secondo uno studio di Fabrizio Barca il 90 per cento delle imprese che prendono soldi dallo Stato dopo tre anni non esistono più". L’idea è buona, e magari Bondi è quello che la realizza. Servisse solo a questo, sarebbe già un bel risultato.