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 2012  maggio 17 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. UNA SERIE DI NOTIZIE CON DENOMINATORE COMUNE LA CORRUZIONE


REPUBBLICA.IT
PASSA UN EMENDAMENTO DEL PD CHE AUMENTA LA CARCERAZIONE PER I CORROTTI
ROMA - Le commissioni Giustizia e Affari Costituzionali della Camera hanno approvato un emendamento del Pd che aumenta le pene minime da 3 a 7 anni e quelle massime da 4 a 8 per il reato di corruzione per atti contrari a dovere d’ufficio. L’emendamento è passato con i voti di Pd, Idv e Fli. Si sono astenuti Udc e Lega, mentre il Pdl, che anche oggi ha continuato a fare ostruzionismo al ddl anti corruzione, ha votato contro.
Al termine della seduta, che ha registrato una divisione del Pdl e del Pd sull’emendamento dei democratici, il ministro Paola Severino ha negato che si sia formata una nuova maggioranza: "Non credo", ha detto, "così come non credo si sia formata un altra maggioranza sul falso in bilancio", provvedimento sul quale ieri hanno votato ancora insieme Pd, Idv e Terzo polo. Intanto, salta la riunione di maggioranza che doveva tenersi al termine della seduta con il ministro. "Si levino dalla testa che queste norme anticorruzione non passino dal voto del Parlamento - ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani - è inutile che facciano ostruzionismo in Commissione".
Durante la seduta è montata la protesta contro il tentativo di bloccare la legge da parte del Pdl, i cui esponenti, come già era successo due giorni fa 2, hanno fatto interventi
a raffica rallentando nuovamente i lavori. "Nessun ostruzionismo", si è difeso il deputato pdl Manlio Contento: "Stiamo difendendo le nostre ragioni. Ci sono elementi importanti da valutare per migliorare la lotta alla corruzione. Ci aspettiamo una apertura del ministro su alcune questioni sollevate da noi" sui minimi e i massimi di pena "per consentire ai giudici di graduare la pena".
Alle parole di Contento aveva subito risposto Mario Cavallaro, membro del Pd della commissione Giustizia di Montecitorio, che ha parlato di "excusatio non petita, accusatio manifesta". "Conoscono bene il regolamento", ha detto, "questo tecnicamente é ostruzionismo".
Più cauta la reazione di Pierferdinando Casini, che non ha visto ostruzionismo da parte del Pdl, ma la necessità di chiarire alcuni punti. "Penso che bisognerà farlo con serenità senza ultimatum da parte di nessuno", ha detto il leader Udc.
Pd, Idv, Lega e Udc hanno protestato, chiedendo che si andasse rapidamente al voto. Il primo a prendere la parola è stato l’esponente del Carroccio, Raffaele Volpi, che si è richiamato all’art. 44 del regolamento della Camera per iniziare al più presto a votare. Il leader dell’Idv, Di Pietro, ha ritirato gli emendamenti presentati dal partito e lo stesso ha fatto l’Udc, con l’annuncio di Lorenzo Ria.
La seduta è stata poi sospesa dal presidente Donato Bruno su richiesta del capogruppo del Pdl in Commissione Giustizia, Enrico Costa, per trovare un punto di mediazione con Pd, Terzo Polo e il ministro Severino. Al colloquio non ha partecipato la relatrice del ddl Angela Napoli: "Non partecipo all’inciucio", ha detto dopo che poco prima era stato bocciato a grande maggioranza un suo emendamento che proponeva l’equiparazione dei reati di corruzione e concussione.
Una nuova riunione era in programma al termine della seduta, ma è stata cancellata. Secondo quanto si è appreso, il Pdl non avrebbe affatto condiviso la decisione della capogruppo Pd in Commissione Giustizia alla Camera di votare l’emendamento dei Democratici, poi approvato, con il quale si punisce con una pena fino a 8 anni la corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.
(17 maggio 2012)

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ROMA - Il Pdl apre un nuovo fronte nei confronti del governo Monti. Con un blitz in Commissione Ambiente del Senato, il Popolo della libertà ha imposto all’ordine dei lavori la discussione di tre disegni di legge che hanno mirano a riaprire i termini dell’ultimo condono edilizio del 2003.
Primi firmatari dei provvedimenti sono due senatori campani del partito, Carlo Sarro e Gennaro Coronella, e il Commissario regionale, Nitto Palma, ex ministro della Giustizia. La tentazione di riaprire i termini del condono per cercare di fermare le ruspe nella regione italiana probabilmente più devastata dall’abusivismo edilizio non è nuova. Già nel febbraio scorso il Pdl (con il sostegno di Fli) aveva cercato di infilare una simile norma "ad regionem" (sarebbe valsa per la sola Campania) all’interno del decreto "milleprororoghe", ma il tentativo era naufragato 1 grazie all’opposizione di Pd, Idv e Lega.
Questa volta l’escamotage usato sarebbe la necessità di "riparare" il danno subìto dai cittadini campani, in relazione alla decisione della Corte Costituzionale che nel 2006 ha censurato una legge varata dalla Regione Campania per differire i termini di sanatoria legati all’ultimo condono. Ma proprio in quanto la Consulta ha respinto la possibilità di un "condono regionale", in caso di approvazione le proposte avanzate oggi in Commissione Ambiente del Senato porterebbero al varo di un quarto condono edilizio nazionale, valido anche per le edificazioni abusive avvenute nelle aree vincolate. "Il procedimento di demolizione - si legge ad esempio in uno dei ddl - è comunque differito anche nel caso in cui sia stata accertata la violazione di vincoli paesaggistici, salvo che sia stato concluso il procedimento di adozione del nuovo piano paesaggistico".
Per Roberto Della Seta, capogruppo del Pd in Commissione Ambiente, "è quasi surreale che in un paese come il nostro, assediato da condizioni diffuse di dissesto idrogeologico e abusivismo, specie al Sud, una grande forza politica come il Pdl tenti di riproporre lo strumento del condono, che nella storia recente dell’Italia ha più volte mostrato il suo effetto principale, cioè di alimentare ulteriormente la spirale delle costruzioni illegali e del business delle ecomafie. Gli abusi edilizi vanno perseguiti e demoliti, specie se come in Campania e in gran parte del meridione riguardano aree pregiate e vincolate".
Le possibilità che l’iniziativa lanciata oggi a sorpresa a Palazzo Madama sembrano essere ben poche e il Pd già annuncia battaglia. Ma oltre a un problema ambientale, di legalità e di sicurezza del territorio, la sortita dei senatori campani del Pdl apre come detto anche una questione prettamente politica nei rapporti tra il primo partito di maggioranza e il governo. Contenzioso che si va ad aggiungere ad un lungo elenco di temi motivo di conflitto, dalla giustizia alla riforma del lavoro. "Mai più condoni edilizi, spero di inserire in norma un divieto assoluto", era stata infatti una dei primi impegni assunti dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini pochi giorni dopo il suo insediamento.
(17 maggio 2012)

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LUSI ACCUSA RUTELLI
ROMA - Renzi ha richiesto dei soldi, circa 100 mila, anzi 120 mila euro suddivisi in tre fatture, poi Rutelli mi ha chiesto di non pagargli la terza e così ho dato a Renzi solo 70 mila euro. E’ questa una delle rivelazioni che Luigi Lusi, secondo l’Agi, ha fatto durante la sua audizione alla Giunta delle immunità di palazzo Madama. Lusi, sul quale pende la richiesta di arresto della Procura di Roma, ha consegnato una memoria con numerosi allegati, rivelando di aver già detto tutto ai magistrati. Nella Margherita - ha raccontato Lusi secondo quanto viene riferito - facevo semplicemente ciò che mi veniva detto. Agivo su mandato dei dirigenti e tutelando le varie componenti.
L’ex tesoriere della Margherita ha sottolineato di aver dato dei soldi (ha parlato, riferiscono le fonti, di annualità e di mensilità) a varie fondazioni, tra cui quella di Rutelli e ad una fondazione chiamata "Centocittà". Ad Enzo Bianco, invece, veniva fornito - secondo il racconto di Lusi - un mensile di 3000 euro, poi passato a 5500. Ad una società di Catania legata al marito della segretaria di Bianco è stata fornita una cifra di circa 150mila euro, erogati - sempre secondo Lusi - tra il 2009 e il 2011. Secondo Lusi anche a Rutelli venivano fornite delle cifre ingenti in occasione delle elezioni. In che modo venivano contabilizzate queste cifre?, gli hanno chiesto alcuni componenti della Giunta. In modo da tutelare Rutelli, la risposta.
Ad alcuni determinati dirigenti della Margherita venivano erogate altre somme,
che non venivano controllate da Lusi qualora a chiederle fossero degli esponenti di primo piano del partito. Sempre secondo il racconto di Lusi altri soldi venivano dati, attraverso bonifici o contanti, quando i deputati portavano le ricevute fiscali dei taxi affinchè venissero rimborsate. Lusi ha parlato - secondo quanto si apprende - anche del fatto che molti dirigenti passati all’Api venissero pagati con i soldi della Margherita. Altro particolare rivelato da Lusi: quando il tesoriere ha lasciato il suo incarico nelle casse della Margherita c’erano 20 milioni, soldi che - secondo l’accusa di Lusi - ora sono stati utilizzati da Rutelli affinché vengano restituiti ai cittadini.
(17 maggio 2012) © Riproduzione riservata

IL CASO BOSSI
Tra la fine di dicembre 2009 e l’aprile dell’anno successivo Francesco Belsito, l’ex tesoriere della Lega Nord, ha versato su un conto corrente di renzo Bossi, presso la filiale genovese della Banca Popolare di Novara, 4mila euro per coprire il rosso della sua carta di credito. Soldi giustificati come "bonifico (...) - conto studio - rimborso spese". E’ quanto emerge dagli atti dell’inchiesta milanese sui fondi del Carroccio nella quale sono indagati Umberto Bossi e i suoi due figli. Dai documenti risulta che il conto è fermo da più di un anno con un saldo di circa 32 euro. E i soldi della Lega Nord sarebbero state pagate anche due rate relative all’iscrizione di Riccardo Bossi alla facoltà di Economia dell’Università dell’Insubria.
La carta del ’Trota’. Nelle carte, all’esame anche dei consulenti nominati dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, viene riportato che il conto del ’Trota’ "è stato movimentato da addebiti per utilizzo di carta di credito a volte con generazione di debordi coperti mediante bonifico (i bonifici del 16 dicembre 2009 di 1.000 euro e del 7 aprile 2010 di 3.000 euro recano la seguente descrizione: ’Bonifico da Belsito Francesco-Conto studio-Rimborso spese’). Il conto è stato aperto fra il 2009 e il 2010.
L’università di Riccardo. Dall’analisi dei rendiconti sono spuntati anche due pagamenti che si riferiscono al corso di laurea in Economia di Riccardo Bossi. Le carte parlano di uscite di cassa dai fondi del Carroccio relativa al pagamento di due rate avvenute ai primi di gennaio del 2009. La prima riguarda l’anno accademico 2007-2008 per un totale di 2.723 euro (di cui 50 di mora). La seconda rata si riferisce all’anno accademico 2008-2009 e si aggira attorno a un importo di 690 euro. Il sospetto degli inquirenti e degli investigatori è però che tutto il corso universitario e non solo due rate sia stato pagato dal partito.
Carta bianca per Belsito. Ma c’è di più. Belsito ha avuto carta bianca sui conti della Lega presso un altro istituto di credito, la Banca Aletti, a partire dall’aprile 2007, ovvero molto prima che venisse nominato ufficialmente amministratore dei fondi del partito. E’ quanto emerge da alcuni documenti dell’inchiesta. Nella documentazione si legge che nel fascicolo dell’istituto bancario c’è una "delega a favore di Belsito a firma dell’onorevole Balocchi del 16/4/2007" e che ha operato come il suo predecessore senza limiti di poteri. E nNelle carte agli atti della Procura di Milano viene chiarito che nella documentazione bancaria riferibile alla Banca Aletti "sono presenti un documento di delega a favore di Belsito" firmato dall’allora tesoriere della Lega, Maurizio Balocchi", del 16 aprile 2007, nonché su moduli della medesima banca una procura generale e una procura sul deposito titoli del 7 agosto 2008 ai signori Balocchi e Belsito con firma disgiunta". Negli atti si segnala che "è su questa continuità che si presume che si sia basata la decisione di Banca Aletti di non insistere a richiedere la formalizzazione dei limiti dei poteri".
L’investitura del tesoriere. Belsito, come il suo predecessore Balocchi, non aveva presentato alcun "documento della Lega che ne limitasse i poteri". Di fatto "Belsito ha svolto un’operatività senza limiti di importo, avvalendosi di una sua autocertificazione dell’aprile 2011 nella quale dichiarava che ’il segretario amministrativo federale ha a oggi i poteri senza limite di importo per l’apertura e la gestione di conti correnti e deposito titoli bancari e postali e fidejussioni sul territorio dell’Unione europea’". Solo il 9 marzo 2012, quando già un paio di mesi prima era venuto fuori sulla stampa il caso dei soldi in Tanzania, Belsito ha consegnato "un estratto notarile del febbraio 2010" riguardante la sua nomina e la sua "facoltà di firma disgiunta per ogni operazione di spesa che non superi l’importo di 150mila euro".
(17 maggio 2012)

DAGOSPIA
1 - LUSI: RUTELLI, LADRO SVERGOGNATO,MENTITORE,INQUINATORE
(ANSA) - "Lusi? Un ladro senza vergogna. Un mentitore e inquinatore pericolosissimo, ormai paragonabile nei comportamenti al ben noto calunniatore Igor Marini". Lo dichiara in una nota Francesco Rutelli, che annuncia una nuova denuncia alla procura di Roma per "le gravissime calunnie" pronunciate ieri davanti alla Giunta del Senato.
FRANCESCO RUTELLI E LUIGI LUSIFRANCESCO RUTELLI E LUIGI LUSI

Lusi, prosegue Rutelli, "ha cambiato versione per la terza o quarta volta. Presenterò immediatamente una nuova denuncia alla Procura della Repubblica di Roma per le gravissime calunnie che, ho appreso, sono state pronunciate ieri notte davanti alla Giunta del Senato. Io alla Margherita ho dato tantissimi denari (con i rimborsi elettorali conquistati, con i voti e con numerosissime iniziative di autofinanziamento e, direttamente, con i miei contributi personali) e non ho mai preso un centesimo per me. Ci vuole pazienza, ma chi ha sempre agito correttamente e onestamente otterrà giustizia, ed egli pagherà per tutte le sue malefatte, tenute nascoste per anni in modo malvagio", conclude Rutelli.
luigi lusiluigi lusi

2 - LUSI: BIANCO,TUTTO A LUCE DEL SOLE NON MI INTIMIDISCONO
(ANSA) - Tutto ciò di cui si parla in merito ai fondi della Margherita "è stato fatto alla luce del sole, come è nella mia storia e nella mia tradizione politica. Cercare di distrarre l’attenzione dalle malversazioni di o peggio ancora di intimidire, suscita in me un sentimento di profonda indignazione". Lo afferma in una nota Enzo Bianco.
"L’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi - scrive Bianco - ha ribadito ieri sera in Senato quanto già ampiamente diffuso attraverso i giornali, con malcelato scopo intimidatorio, il 3 e il 9 marzo scorsi" e cioé "che, con le risorse del partito venivano finanziate attività politiche, come è normale che sia". "Nel percorso che porta alla liquidazione della Margherita - spiega infatti Bianco - sono stati incentivati esodi, e il personale dipendente che lavorava per me è stato opportunamente sostituito da contratti di collaborazione e di prestazione di servizi. In modo assolutamente trasparente, con accrediti bancari, in forza di regolari contratti le cui spese sono documentabili sino all’ultimo centesimo, si è proceduto in questa direzione".
"Tanto gli accrediti quanto le fatture - passate attraverso una società che ha un regolare contratto con la Margherita per la fornitura di servizi in questione - erano riferite a retribuzione di collaboratori, affitto di sedi, stampa dei manifesti, organizzazione di convegni, pubblicità nei giornali. Attività, per un soggetto politico, non solo lecite, ma doverose. Io non ho trattenuto un solo centesimo, e se Lusi o chiunque altro afferma il contrario, lo trascinerò in tribunale".
3 - LUSI:RENZI,QUERELERO’ LUI E CHI DICE CHE HO PRESO BUSTARELLE
(ANSA) - Matteo Renzi querelerà l’ex tesoriere della Margherita e senatore del Pd Luigi Lusi. Lo ha annunciato il sindaco di Firenze, parlando con i giornalisti a margine di una conferenza stampa. "Faremo - ha spiegato Renzi - tutte le azioni, di natura civile e penale, verso chi dice cose non corrette; anche verso chi su Twitter scrive che ho preso bustarelle da 70 mila euro. Gli eventuali risarcimenti andranno in beneficenza all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze". Ai giornalisti che gli hanno chiesto se ha, in queste ore, ricevuto messaggi di solidarietà, Renzi ha risposto: "No, da parte di chi? Da parte del Pd ?".
"Ho ricevuto - ha continuato il sindaco - tanti messaggi dai miei amici amministratori locali, da Torino a Palermo, ma da personalità nazionali no. E’ evidente che la battaglia contro il finanziamento pubblico ai partiti segna su questo punto un elemento evidente". A chi invece gli ha chiesto se crede ad un ’disegno’ contro una sua eventuale candidatura alle primarie, il sindaco-rottamatore ha spiegato di non credere "ai complotti, alle macchine del fango. Io non ci credo, la realtà dei fatti verrà fuori; con serenità, aspettiamo le carte".
4 - LUSI, RENZI: E’ REO CONFESSO DI FURTO, DOVREBBE DIMETTERSI
(LaPresse) - "Il senatore Lusi avrebbe il dovere di dimettersi immediatamente visto che è reo confesso di furto. Se un cittadino ruba un portafoglio va dentro, se un parlamentare ruba milioni di euro si fa scudo dell’immunità". E’ quanto scrive il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, rispondendo alle accuse che gli avrebbe rivolto l’ex tesoriere della Margherita sentito ieri in giunta per le Immunità del Senato. "Questo atteggiamento - prosegue il sindaco di Firenze - è insopportabile. Ma io non avevo paura dei ladri neanche da bambino. Non inizierò certo adesso. Possono usare tutti i messaggi in codice che vogliono. Io vado avanti a viso aperto, sapendo che le insinuazioni passano, la realtà dei fatti resta".