Felice Modica, Libero 17/5/2012, 17 maggio 2012
IL GENIO FOLLE CHE DOMINAVA I LAMPI
Gli hanno dedicato due film, in uno dei quali Orson Welles interpretava la parte del magnate J. P. Morgan, molti documentari, una serie televisiva, svariati libri, perfino un manga giapponese. Stiamo parlando del grande fisico, inventore e ingegnere serbo Nikola Tesla, naturalizzato statunitense nel 1891, che si cela adesso dietro il nome fittizio di Gregor, protagonista del romanzo Lampi di Jean Echenoz (Adelphi, pp. 176, euro 17, traduzione di Giorgio Pinotti).
Il volume completa una trilogia di vite straordinarie, le prime due già pubblicate in Italia dallo stesso editore: Ravel, sul celebre compositore francese Maurice Ravel e Correre, biografia del podista ceco Emil Zatopek. Echenoz si conferma maestro del romanzo biografico, raccontando, stavolta in terza persona, una fra le figure più affascinanti e misteriose del secolo scorso.
Che dietro il falso nome di Gregor ci sia Tesla, si capisce dalla copertina, riproduzione di una celebre foto del ’900, in cui lo scienziato, nel suo laboratorio di Colorado Springs, appare immerso nella lettura, mentre intorno a lui si scatena una tempesta artificiale. Lampi, generati dalla famosa bobina che ne porta il nome e che, ancora oggi, costituisce oggetto d’arredo obbligatorio per ogni “scienziato pazzo” che si rispetti. L’immagine descrive in maniera efficace la figura di quest’uomo controverso, protagonista della seconda rivoluzione industriale, ma dotato di una personalità eccentrica e istrionica che gli valse la diffidenza, se non l’ostracismo, della comunità scientifica.
Umorismo Usa
Il giovane Nikola nasce come suddito dell’impero austriaco, nell’attuale Croazia, da genitori serbi. Fin dall’infanzia è affetto da un disturbo: i lampi che danno il titolo al volume di Echenoz gli appaiono davanti agli occhi, spesso accompagnati da allucinazioni. Saranno il filo conduttore della sua vita. Oggi la malattia ha un nome: sinestesia. Si tratta di un fenomeno sensoriale/ percettivo che indica una “contaminazione” dei sensi nella percezione. Ne sono affetti molti artisti, perfino grandi gourmet, musicisti, pittori e può anche essere indotta artificialmente dall’assunzione di droghe come l’LSD. Sul finire dell’Ottocento, però, doveva esser facile scambiarla per sintomo di follia. D’altra parte, Tesla soffre di esaurimento nervoso. La cosa non gli impedisce di laurearsi in ingegneria e di partire, prima alla conquista dell’Europa e poi dell’America, dove rivoluzionerà la scienza moderna.
Nel 1882 lavora a Parigi, alla Continental Edison Company, progettando migliorie agli apparati elettrici. Due anni dopo, negli Stati Uniti, è assunto da Thomas Edison in persona, che gli promette l’esorbitante cifra di 50 mila dollari se riuscirà a riprogettare il suo generatore di corrente continua. Tesla assolve il compito, ma il compenso gli viene negato, al pari di un modesto aumento di paga. Edison gli dice: «Lei non capisce il nostro senso dell’umorismo americano». Il giovane ingegnere si licenzia e finisce operaio in un cantiere edile. Occupazione provvisoria, poiché le sue idee sulla corrente alternata attirano l’interesse della concorrenza. Nasce il sodalizio con George Westinghouse che lo renderà ricco e popolare. Anche il banchiere Morgan sarà tra i suoi finanziatori.
Tesla non necessita di schizzi, disegni, schemi, la sua mente visionaria è in grado di raffigurarsi le idee appena pensate con precisione tridimensionale. E lui pensa senza soste, spostandosi dal campo dell’elettricità a quello delle trasmissioni radio.
Elegante misantropo
È magro ed elegante (alto più di due metri), possiede una naturale teatralità, e presto se lo contendono i più bei nomi dell’epoca. Frequenta Mark Twain e il filantropo Axelrod, potrebbe avere tutti gli amici e le donne che desidera, ma non gli interessano né gli uni né le altre. È misantropo e praticamente asessuato.
Gli piace, però, esibirsi in pubblico, in spettacoli a metà tra scienza e magia: «Afferra con la mano sinistra il filo che fuoriesce da una bobina in cui circola una corrente ad alta tensione, poi con la destra prende un tubo ed ecco che il tubo, fra lo stupore generale, subito si illumina». Ha inventato il neon, ma non se ne cura. Deposita comunque centinaia di brevetti, a volte impelagandosi in lunghe battaglie giudiziarie, anche con i nostri Guglielmo Marconi e Galileo Ferraris. Non ha il senso del denaro. Tanto che, nella finzione del romanzo, Echenoz gli fa assumere un contabile, col compito esclusivo di maneggiare al suo posto lo sterco del diavolo.
Ciò non gli impedisce di essere ossessionato dai numeri e dai multipli del tre, i preferiti. Tra le tante, lo affligge una nevrosi che gli impone, nelle (molte) ore di veglia, la conta di tutto: gli oggetti di una stanza, gli spettatori presenti in teatro, i semplici passanti. Ha una evidente ossessione per l’igiene, in contrasto con l’amore per gli uccelli e i piccioni in particolare. Insomma, la sua è un’esistenza contrassegnata dall’infelicità. Negli ultimi anni pensa di mettersi in contatto con entità extraterrestri, progetta razzi, antenne e “raggi della morte”, armi talmente distruttive che garantiranno la pace mondiale. Gregor-Nikola inventa senza sosta e, in questa sua incessante attività creatrice, distrugge se stesso.
Felice Modica