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 2012  maggio 17 Giovedì calendario

LO SFOGO CON MARONI “HAI VISTO CHE ROBA?”

Roberto, hai visto che roba...». Al telefono con Bobo Maroni, a fine mattina, Umberto Bossi non sa che altro dire. Da tre ore è nella sua stanza di via Bellerio, solo, con il suo sigaro e quest’avviso di garanzia che non poteva non arrivare. Truffa ai danni dello Stato.
Isoldi dei cittadini italiani, e della Lega, che finiscono a figli e famigli, per vizi e sfizi. Fosse capitato a un Clemente Mastella ne avrebbero impiccato il fantoccio sul pratone di Pontida. Ma succede al Capo. Ai figli del Capo. E a giorni potrebbe aggiungersi la moglie del Capo. Che fino a sera resta chiuso lì, nella solitudine di via Bellerio. Che roba...

L’avevano visto arrivare alle 9,30. Presto, troppo presto per le sue abitudini. Mezz’ora più tardi hanno bussato con l’avviso di garanzia. «C’è anche per i miei figli?». Che pure loro l’hanno lasciato solo. La golf nera di Riccardo ieri non ha dato i soliti due colpi di clacson per farsi aprire la porta carraia. E Renzino, con un trolley verde leghista, l’hanno fotografato a Malpensa quelli de «Linkiesta.it», all’imbarco del volo per Marrakesh, Marocco. Se Bossi, alle sei del pomeriggio, ha acceso «Radio Padania» avrà sentito il tormentone del Dj, la canzone «Casablanca» degli Squallor, «dedicata a Renzo in vacanza»: «Casablanca Casablanca/non è il grano che mi manca».

Fuori da via Bellerio cronisti e tv aspettano una dichiarazione, un commento, un qualsiasicosa. Arriverà niente. Anche perché non c’è nessuno che entra, i parlamentari sono a Roma, Maroni è in giro per comizi. Per molto meno qualche mese fa ci sarebbe stata la gara a chi arrivava primo, a chi accende il sigaro, a chi regge il posacenere. Sì, certo, una dichiarazione d’affetto per il vecchio capo non la negherà nessuno, e solo Giancarlo Gentilini andrà fuori dal coro: «Meglio che non si facciano vedere né ai congressi né ai comizi, e questo vale anche per Bossi. Bisogna avere il coraggio di mandarli a casa».

«Per faccendieri, ladri e ciarlatani non c’è posto nella Lega del futuro». Quando Bobo Maroni mette queste righe sulla sua pagina di Facebook non sa ancora degli avvisi di garanzia. Appena lo sa, appunto, chiama il vecchio e malandato amico. «Mi sembra un atto dovuto, quello della magistratura». Bossi sarà presidente della Lega a vita, secondo l’accordo che i due hanno firmato venerdì scorso. Non lo può abbandonare: «Sono strasicuro della sua buonafede. Penso che avrà firmato i bilanci e le carte che gli preparava Belsito. Quello sarà stato il suo errore, aver scelto ed essersi fidato della persona sbagliata».

Dall’inchiesta, al momento, sembra uscire altro e di più. I 5 mila ero al mese, a testa, per Renzo, Riccardo e gli alimenti alla ex moglie Maruska Abbate. Una paghetta ben robusta. Con le distinte di pagamento firmate da Umberto Bossi, come ha confermato la segretaria amministrativa Nadia Degrada. E il vecchio papà Bossi ora è nei pasticci. O dice che sapeva o deve dire che non aveva capito, far la parte del malato svagato e smemorato: e questo fosse sarebbe peggio, anche per la Lega. Perché da otto anni, dopo l’ictus, sia pure attraverso il Cerchio Magico che l’ha imprigionato, Bossi la Lega l’ha comandata, ha trattato con Silvio Berlusconi, ha governato e dato ordini incontestabili ai suoi.

Oppure è tutta colpa di figli e famigli. E ora babbo Bossi lo si può anche immaginare carico di sensi di colpa. «Ho sbagliato a mandarlo in politica, a farlo diventare consigliere regionale. Ora Renzo sta male», aveva confidato una notte di fine aprile, dopo un comizio in Veneto. Renzo che da grande voleva diventare come Umberto. Renzo che, per la mamma Manuela, doveva diventare come Umberto. Renzo che alle elementari, nella letterina di Natale, scriveva: «Come regalo voglio il mio papà a casa con me». Giuseppe Leoni, amico, senatore e fondatore della Lega, difende il vecchio amico: «Per la Lega quell’uomo lì ha sacrificato la famiglia».

E poi Riccardo, il più grande, 33 anni, figlio del primo matrimonio con Gigliola. Per lui via Bellerio è una seconda casa, va e viene quando gli pare, e adesso si capisce perché: 5000 euro. La voglia di andare all’Isola dei Famosi stroncata dal padre: «Lo prendo a calci in culo». Una virilità rivendicata anche nel momento dei guai, quando nelle carte di Belsito compare una richiesta per una cosa blu: «Per scopare non ho bisogno di Viagra». La passione per le auto e i rally. «Mio figlio è pilota ufficiale dell’Audi», ha ripetuto Bossi nell’ultimo anno di comizi. Non era vero. Ma è vero che gliel’hanno raccontata così.

Renzo che dà interviste politiche a «Diva e Donna», Riccardo che concede esclusive a «Novella 2000». Che roba... Ma quando il gioco si fa duro, devono giocare. «Non ho mai preso soldi dalla Lega», aveva dichiarato Renzo al suo settimanale di riferimento. E così, quando cala il tramonto sull’orizzonte di Marrakesh, ecco che Renzo telefona ad Alessandro Franzi dell’agenzia Ansa. «Sonoqui con la mia compagna per una vacanza che avevo dovuto rinviare per motivi di lavoro. Sono sereno e confido nella magistratura. Avrò finalmente la possibilità di difendermi e mostrare la mia totale estraneità alle accuse che mi verranno mosse».

Si è dimesso da consigliere regionale, Renzo. Ma adesso nella Lega c’è chi vorrebbe di più, chi invoca l’espulsione: «Non lo so», risponde Maroni dal comizio di Senago, nel Milanese, dove la Lega è al ballottaggio «e queste cose certo non ci aiutano». E un «non lo so» che può valere anche per il futuro della Lega, che vorrebbe liberarsi di inchieste e forse anche di Bossi, ma non può. Con il rischio di ritrovarsi un presidente che non potrà parlare di soldi, di figli, di famiglia, di scuola, di niente. E per salvarsi dalle accuse, magari, dovrà pure accettare la parte dello smemorato di Gemonio. E questa è la roba più triste.