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 2012  maggio 16 Mercoledì calendario

Il cercatore di memorie che non piace all’Esercito - «Con riconoscenza e gra­titudine a Paolo Gar­lant, per avermi fatto rivivere una parte di storia scono­sciuta della mia famiglia attraver­so il ritrovamento della piastrina appartenuta a mio padre»

Il cercatore di memorie che non piace all’Esercito - «Con riconoscenza e gra­titudine a Paolo Gar­lant, per avermi fatto rivivere una parte di storia scono­sciuta della mia famiglia attraver­so il ritrovamento della piastrina appartenuta a mio padre». Questo è il testo di una targa che il novantenne Dino Toncelli, di Carate Brianza, ha voluto conse­gnare a un trentaduenne udinese, Paolo Garlant, appunto, che ha la passione di setacciare le monta­gne alla ricerca di cimeli bellici al­lo scopo di restituire alle famiglie interessate un ritaglio di storia e un carico di emozioni. Grazie a questo giovane artigia­no di Nimis, Toncelli ha potuto avere la piastrina di riconosci­mento che il padre indossava sul fronte carsico. E ha fatto una gran­de festa in suo onore. Invece di dargli un’altra meda­glia, l’Esercito italiano gli ha inti­mato di smettere questa attività il­legale. Lo ha riferito Il Gazzettino , il quotidiano che in passato si era già occupato delle imprese di que­sto recuperante. E proprio sulla base di queste imprese, il Com­missariato generale delle onoran­ze ai caduti in guerra, del ministe­ro della Difesa, ha mandato una letterina di diffida a questo fuori­legge della memoria. «Trattandosi di oggetti militari­ha raccontato Garlant, artigiano, al quotidiano del Nord Est- dovrei consegnarli ai reparti di apparte­nenza del caduto o ai carabinieri, i quali poi dovrebbero pensare a re­stituirli ai congiunti». È il solito ufficio complicazione affari semplici in cui si sta perden­do l’Italia. Garlant non va certo in giro per trincee e dirupi per chissà quale fine criminale. La sua ricom­pensa è proprio quella di vedere la gioia delle famiglie a cui apparten­gono quei reperti. Si mette a fare ri­cerche negli u­ffici anagrafe di mez­za Italia per risalire ai parenti inte­ressati. Poi li contatta e si trova sommerso da ringraziamenti e, come nel caso di Toncelli, di rico­noscimenti. «Grazie alle moderne apparec­chiature possiamo trovare anche reperti piccolissimi - ha spiegato Garlant in occasione delle festa or­ganizzata da Toncelli- . Questi og­getti sono beni storici che ci per­mettono di ricordare i nostri solda­ti ». Tra gli altri casi di persone rico­noscenti, va ricordato il caso di Fiamma Lombardi, 66 anni, di Sie­na, che ha riavuto la piastrina del padre Remo rinvenuta in un cam­po di prigionia in Polonia. A Raffa­ele Ceiner a fatto riavere la meda­glia dello zio ritrovata in un ospe­dale da campo. Insomma, per tut­te queste famiglie Paolo Garlant è una specie di angelo custode del­la memoria. «Quando il nonno è morto mio padre era un bambino e adesso che ha 90 anni ha ricordi molto va­ghi della sua figura - ha racconta­to Monica Toncelli, figlia di Dino -. Quando ha saputo che ne era sta­ta ritrovata la piastrina si è com­mosso tanto». E si è commosso tanto anche Garlant. «Alla cena il signor Dino non c’era - ricorda - perché si era alzato presto alla mattina e per l’emozione si è sentito male. Ma ha voluto lo stesso scrivere su un pezzo di carta le parole da incide­re sulla targa. Mi ha abbracciato forte e, mi creda, quell’abbraccio basta e avanza per capire che quel­li dell’Esercito sbagliano». Finora il recuperante ha spedi­to quattro piastrine ad altrettante famiglie e altre due sono in lavora­zione. «Io prima individuo le famiglie - spiega - e poi contatto i Comuni di residenza. Sono loro che poi mandano una lettera invitandoli a presentarsi per ’notizie che le ri­guardano ». Dopodiché mi contat­tano e tutti, finora, si sono precipi­ta­ti a ringraziarmi e a ritirare la pia­strina ». La diffida dell’Esercito l’ha infa­stidito parecchio, si capisce da co­me ne parla. «La molla che ha fat­to scattare questa passione- confi­da - scattò quand’ero bambino. Mi feci dare da un vecchio elmetto americano che un contadino usa­va come orinatoio. “ Quegli ogget­ti meritano rispetto“, gli dissi por­tandomi via il reperto. Da allora mi sono messo alla ricerca di cime­li bel­lici della Prima e della Secon­da Guerra mondiale. Proprio non capisco come qualcuno possa pensare di mettermi i bastoni tra le ruote». Pur rispettando i milita­ri, pur onorandone la memoria, stavolta il recuperante Paolo Gar­lant disobbedirà a un ordine.