Luigi Mascheroni, il Giornale 16/5/2012, 16 maggio 2012
«La dieta migliore? Pane e Ogm» - Voce sicura della narrativa contemporanea e mente razionale della divulgazione scientifica, Antonio Pascale- scrittore e agronomo- è un romanziere di grande appeal e un intellettuale che scrive saggi antipatici (a qualcuno)
«La dieta migliore? Pane e Ogm» - Voce sicura della narrativa contemporanea e mente razionale della divulgazione scientifica, Antonio Pascale- scrittore e agronomo- è un romanziere di grande appeal e un intellettuale che scrive saggi antipatici (a qualcuno). Come, quattro anni fa, Scienza e sentimento (Einaudi), in cui demoliva il luogo comune alla Pietro Citati secondo cui «i pomodori non hanno più il sapore di una volta»; o come il nuovo Pane e pace ( Chiarelettere), il racconto, in cento pagine, di 10 mila anni di evoluzione dell’agricoltura che fa a fette la vulgata della natura «buona» contro la scienza «cattiva », del “bio” uguale «bello» e della chimica uguale «brutta». Un libro politicamente scorrettissimo, scientificamente inappuntabile. Sei uno scrittore e anche un ispettore agrario. «Lavoro da 23 anni al Ministero delle politiche agricole e forestali. Stimo i danni prodotti dalle calamità naturali in agricoltura». E studi il rapporto tra nuove tecnologie e agricoltura, smentendo false credenze e pregiudizi ideologici. «Diciamo che molte persone quando parlano di cibo e di progresso sono vittime di un immaginario bucolico fuorviante, pensano a un mondo che sarebbe bello esistesse, ma non c’è...». E sei anche di sinistra. «Sì, voto a sinistra». Però sei contro un’immagine idealizzata dell’agricoltura, “biologica” e antitecnologica tipica di molta sinistra. «Sì. E infatti ho scritto questo libro anche per cercare di ragionare con quella parte di sinistra che rappresenta e diffonde queste immagine distorta ». Ti accusano di essere di destra? «Sì. Di destra e al servizio delle multinazionali ». Tu difendi l’ibridazione, gli agrofarmaci, gli Ogm... «Sì, perché ci siamo dimenticati che fino a 60-70 anni fa, la produzione era molto scarsa, quantitativamente e qualitativamente. E quando i contadini, comemiopadre, coltivavanoinmodo- comesidiceoggi- “ biologico”,lo facevano non per una scelta etica ma per necessità, perché non avevano fitofarmaci, né diserbanti né fertilizzanti. Risultati? La resa della terra era bassissima e i prodotti non erano buoni. Mentre oggi, con le nuove tecnologie, le rese sono abbondanti e la qualità migliore». Da vero progressista dici che non bisogna avere paura di «forzare la natura». «Esatto. Anche se a certa sinistra ecologista la cosa non piace, bisogna smetteredirimpiangere i metodi antichi, e affidarsi, nelle giuste dosi, alla scienza. Con la “ rivoluzione verde”,a partire dagli anni ’60,si è cominciato a usare i concimi di sintesi, gli agrofarmaci contro gli attacchi degli insetti, i diserbanti che hanno tolto le mondine dalla risaie, e infine le piante modificate: quattroelementi che hanno aumentato la produzione, aumentato il reddito e diminuito la quantità di terra necessaria per l’agricoltura. Altro che buon tempo antico... ». Perché riteniamo il “ vecchio” più genuino? «Perché abbiamo un’immagine distorta della natura. Entriamo in un supermercato biologico, vediamo le spighe mosse dal vento sulla confezione, e pensiamo che quel prodotto è sano, perché è naturale. Questo perché lo vediamo da lontano. Se facessimo uno zoom su quelle spighe e su quel campo, vedremmo che ci sono le piante infestanti, gli insetti, vedremmo la vita.. E noi dobbiamo per forzacombattereinsetti e malerbe, altrimenti i prodotti non vengono bene... Se non interveniamo sulla natura, la natura torna a essere quello che è: selvaggia». Però ci piace idealizzare la natura e il passato... «Sono gli effetti del peggiore inquinante che esiste, quello culturale. È il sapere nostalgico, quello che sostiene che tutto ciò che avveniva in passato ha valore, mentre ciò che viene prodotto nel presente è corrotto ». Chi produce questo inquinamento culturale? «Moltissimi intellettuali, soprattutto di sinistra, quelli che pensano che il passato è “ideale” e quindi non ha senso muoversi in avanti.. Quellichenelnomediunfalsomondo bucolico, per ignoranza o malafede, fanno disinformazione culturale e scientifica. Sono gli anti-moderni. Opinion-maker pericolosissimi. I santoni della sinistra bio-illogica » Nomi? «Carlo Petrini di Slow Food , che nel suo decalogo pubblicato sull’ Espresso perdire“ NoagliOgm”sostiene che le piante mal sopportano le modifiche genetiche, che è come dire, per fare un corrispettivo letterario, che Dante ha scritto Lo cunto de li cunti . O Mario Capanna, che diffondeintvlaleggendametropolitana dell’Ogm detto “fragola-pesce”. O Dario Fo, che quando parla di teatro sa cosa dice, ma quando parla di genetica no. Gente per la quale L’origine della specie di Darwin non è mai stato scritto. Gente che pensa che la Madre Terra e la Natura siano sacre, incorrotte». E intoccabili. «Credono che l’intervento dell’uomo violenti la natura: invece l’intervento, se ben fatto, semmai migliora lanatura. Quandosononato, c’erano tre miliardi di persone sul pianeta. Ora sono quasi sette. E come si fa a sfamare così tante bocche? Intervenendo sulla natura, per far funzionare meglio l’agricoltura. E il mondo». Più pane, più pace. «Lo diceva Norman Borlaug, agronomo americano, premio Nobel per la Pace nel 1970, pensando alprogressoscientificocheharidotto la fame nel mondo: “ Chi produce pane produce pace”». Si dovrebbero applaudire i genetisti, invece... «Invece li si dipinge come dei Frankenstein. Creatori di mostri. È inutile. InItaliasifatroppademagogia e poca ricerca ».