Elisa Calessi, Libero 17/5/2012, 17 maggio 2012
UNA VITA PASSATA A SCHIVARE INCHIESTE
Se esistesse un guinness dei primati in fatto di inchieste, Franco Bonferroni l’avrebbe vinto. È dal 1993 che al suonare di ogni vicenda giudiziaria riguardante i rapporti tra politica e affari, lui finisce in mezzo. Finora, bisogna dirlo, è sempre uscito immacolato. Ma la cosa stupefacente è che, nonostante i guai giudiziari, non ha mai smesso di surfare sulla cresta del potere. Magari cambiando referenti. Ma sempre restando sull’onda. Chi lo conosce, alza le spalle: «Il Bonfo è il Bonfo». Uno che «sa sempre trovare la soluzione». O che ci prova. «Adesso ti spiego io...», è una sua tipica frase. Ma chi è, esattamente, Franco Bonferroni?
La sua prima vita è politica. Nato a Reggio Emilia nel 1938, ragioniere, presidente della Camera di Commercio, viene eletto per la prima volta in Parlamento con la Dc nel 1979. Corrente di Arnaldo Forlani, fedelissimo dell’ex ministro dei Trasporti Giovanni Prandini, amico del Cardinal Ruini (ha celebrato nel 2003 le nozze della figlia), esce dal Palazzo nel 1994. Quattro legislature, è stato sottosegretario all’Industria e al Commercio nel VI governo Andreotti (’89-’91), poi al Commercio estero nel VII governo Andreotti (’91-’92). Un cursus honorum che gli ha ottenuto un vitalizio di 5.076 euro al mese. Un tipico esemplare di «sotto-governo», lo descrive chi lo conosce. Uno, cioè, capace di tenere i rapporti tra la politica e i potenti.
I suoi guai cominciano nel ’93, quando inizia Tangntopoli. Il 9 marzo gli arriva il primo avviso di garanzia dalla Procura di Trento. L’inchiesta riguarda gli appalti Anas per la superstrada Merano-Bolzano. L’imprenditore Paolo Pizzarotti, di Parma, gli avrebbe consegnato un miliardo di lire, in quanto braccio destro di Prandini. Il 15 marzo è indagato dal pool di Mani Pulite, sempre per gli appalti dell’Anas. L’accusa, anche qui, è di corruzione. Poi è la volta della Procura di Roma. Due avvisi di garanzia per concussione. Un mese dopo torna nel mirino della Procura di Milano, che chiede al Parlamento l’autorizzazione a procedere nei confronti suoi e dell’ex ministro Prandini. Un nuovo avviso di garanzia gli arriva in luglio. Questa volta per la ristrutturazione dello stadio “Galleana” di Piacenza. Al centro dell’inchiesta una Fiat Croma che gli avrebbe regalato un imprenditore piacentino, Costantino Trabucchi. Secondo i pm si tratterebbe di una tangente. Bonferroni, per sbarazzarsene, avrebbe poi regalato la Croma all’allora vescovo di Reggio Emilia, Paolo Gibertini. Sia Bonferroni, sia Trabucchi vengono assolti.
Intanto va avanti il filone Anas. Finisce davanti al Tribunale dei ministri. Viene condannato a 3 anni e 8 mesi per corruzione. Quindi prosciolto. Nel 2004 è Calisto Tanzi, il patròn di Parmalat, a chiamarlo in causa tra i politici a cui avrebbe dato soldi. Lui, con Libero, ammette: «Mi ha dato contributi elettorali nel ’79, nell’83 e nell’87», le tre volte in cui è stato eletto alla Camera. Il suo nome era spuntato anche nell’affaire P2, tra gli affilati della Gran Loggia d’Italia. Venne deferito ai probiviri della Dc. E assolto. Dal ’94 si ritira dalla politica. Ma non dal potere. Diventa amico di Lorenzo Cesa, ma anche di Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Entra nel cda di Finmeccanica. E siamo a oggi.
Elisa Calessi