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 2012  maggio 16 Mercoledì calendario

2013, odissea in aula A casa 150 deputati e finiani spazzati via - Anno 2013, rivoluzione in Parlamento

2013, odissea in aula A casa 150 deputati e finiani spazzati via - Anno 2013, rivoluzione in Parlamento. All’indomani delle elezioni amministrative, nei pa­lazzi della politica sono iniziate le grandi manovre dei parlamentari per assicurarsi la ricandidatura e ottenere i collegi considerati più appetibili. Una grande corsa ver­so un traguardo difficile che si svi­luppa lungo sentieri impervi, pun­tando sul marketing strategico dei rapporti personali e della vicinan­za con leader e capicorrente, così come sulla rivendicazione dei pro­pri­meriti e del proprio appeal elet­torale. La tensione è altissima perché diversi gruppi rischiano di essere decimati e si calcola che più di 150 deputati non saranno rieletti. Co­sì sempre più spesso nei crocicchi dei parlamentari in Transatlanti­co si prova a ragionare sui criteri con cui verranno selezionate le candidature, sui numeri e sulla forma che le Camere assumeran­no dopo la chiamata alle urne del prossimo anno. Lo strumento a cui si ricorre per provare a proiet­tarsi nel futuro è quello naturale dei sondaggi. Un rito, quello della compulsazione delle indagini su­gli umori degli elettori, che si ripe­te quasi quotidianamente e che provoca brividi di gioia o di preoc­cupazione a seconda del posizio­namento politico. Naturalmente il tentativo di pr­o­vare a disegnare la nuova Camera del 2013 non può che assumere contorni acrobatici. Un anno in politica è una distanza enorme e tutto può cambiare in un arco di tempo così lungo, legge elettorale in primis . Inoltre, mai come que­sta volta, il mosaico delle alleanze è interamente da comporre. Cio­nonostante inoltrarsi nella giun­gla delle­previsioni può essere uti­le per provare a prefigurare il desti­no politico del nostro Paese. Il me­todo, per una si­mulazione del tutto non scien­tifica, non può che essere quel­lo di prendere il sondaggio più recente e provare a tra­durlo in seggi attraverso il si­stema elettora­le attuale, pro­vando ad im­maginare coali­zioni «bipolari­ste » con Pdl, Le­ga, Udc e La De­stra da una par­te e Pd, Idv, Sel, Verdi, Radicali e Federazione della Sinistra dall’al­tra. La rilevazione presa in conside­razione è quella Spincom del 15 maggio, effettuata quindi nella giornata di ieri. Un sondaggio che assegna al Pdl il 20,3% dei consen­si; alla Lega l’8%; a Grande Sud l’1,2%; a La Destra il 4%; all’ Udc il 5,5%;all’Mpa lo 0,5%;al Fli il 2,9%; all’ Api lo 0,3%. Immaginando una coalizione che riunisca insie­me il vecchio centrodestra, quin­di Pdl, Lega, Udc, Destra e Grande Sud si arriva al 39%. Aggiungendo Fli e Api si salirebbe al 42,2%. Nu­meri che renderebbero questo schieramento ancora competiti­vo e capace di giocarsi fino in fon­do la grande partita elettorale, no­nostante i mille problemi e il con­traccolpo dell’appoggio al gover­no Monti. Sul fronte opposto il Pd si atte­sta al 25,6%; l’Idv al 4,1%; Sel al 5,5%; i Verdi al 2,5%; i Radicali al 2,8% e la Federazione della Sini­stra al 2,1%, il Psi allo 0,4%. La som­ma di queste sigle porta a un totale del 43%. Da queste percentuali si ricava un primo elemento: il cen­trosinistra si aggiudica il premio di maggioranza e quindi la soglia minima dei 340 deputati. Un pac­chetto che vedrebbe il Pd accapar­rarsi tra i 230 e i 240 deputati; Sini­stra e libertà tra i 45 e i 50 deputati; l’Idv tra i 25 e i 35; i Verdi tra i 10 e i 15 così come i Radicali; la Federa­zione della sinistra tra i 5 e i 10. Se, invece, il centrosinistra scegliesse la «foto di Vasto» e andasse al voto solo con Sel e Idv, allora Verdi, Ra­dicali e FdS rischierebbero di re­stare fuori dalla Camera. In ogni caso il centrosinistra, pur vittorio­so, si ritroverebbe a reggersi sopra una coalizione massimalista con prospettive e capacità di governo decisamente limitate. Sull’altro fronte sarebbe il Pdl a pagare il prezzo più pesante visto che riuscirebbe a rieleggere tra i 130 e i 150 deputati. Un calo so­stanzioso rispetto ai 272 del 2008 e ai 210 dell’attuale composizione del gruppo, con 60-80 deputati in meno rispetto a oggi. La Lega, in­vece, avrebbe una rappresentan­za oscillante tra i 40 e i 50 deputati con perdite contenute rispetto ai 59 attuali. La Destra approdereb­be a Montecitorio con 15-20 rap­presentanti mentre l’Udc rimar­rebbe sostanzialmente invariato con 35/40 deputati rispetto ai 38 attuali. Considerando che alla Ca­mera sono in vigore tre diverse so­glie di sbarramento­ 4% per i parti­ti non coalizzati, 2% per i coalizza­ti, 10% per le coalizioni - Futuro e Libertà resterebbe fuori dal Parla­mento sia qualora si presentasse da solo, sia nel caso fosse il Terzo Polo ad azzardare la prova del vo­to. Udc, Fli e Api toccherebbero in­sieme al massimo quota 8,7%. Di conseguenza soltanto il partito di Casini supererebbe l’ostacolo. L’unica possibilità per la creatura finiana sarebbe quella di riunirsi al centrodestra, in un esercizio di realpolitik , oppure percorrere av­venture politiche dentro il fronte del centrosinistra. Il vero crac elettorale del 2013, stando al sondaggio Spincom , sa­rà quello del Movimento Cinque Stelle, accreditato di un abba­gliante 12,5% e di una pattuglia oscillante tra 70 e 80 deputati. Un exploit clamoroso che rimarreb­be probabilmente fine a se stesso e confinato in azioni politiche «di­mostrative », magari a braccetto con il centrosinistra su iniziative di stampo giustizialista. Resta tu­t­ta da tracciare la mappa del nuovo Senato dove le soglie di sbarra­mento - su base regionale - sono del 20% per le coalizioni, 3% per le liste coalizzate, 8% per le non coa­lizzate. Ma con queste percentua­li sarebbe davvero un’impresa comporre una maggioranza.