Fabrizio de Feo, il Giornale 16/5/2012, 16 maggio 2012
2013, odissea in aula A casa 150 deputati e finiani spazzati via - Anno 2013, rivoluzione in Parlamento
2013, odissea in aula A casa 150 deputati e finiani spazzati via - Anno 2013, rivoluzione in Parlamento. All’indomani delle elezioni amministrative, nei palazzi della politica sono iniziate le grandi manovre dei parlamentari per assicurarsi la ricandidatura e ottenere i collegi considerati più appetibili. Una grande corsa verso un traguardo difficile che si sviluppa lungo sentieri impervi, puntando sul marketing strategico dei rapporti personali e della vicinanza con leader e capicorrente, così come sulla rivendicazione dei proprimeriti e del proprio appeal elettorale. La tensione è altissima perché diversi gruppi rischiano di essere decimati e si calcola che più di 150 deputati non saranno rieletti. Così sempre più spesso nei crocicchi dei parlamentari in Transatlantico si prova a ragionare sui criteri con cui verranno selezionate le candidature, sui numeri e sulla forma che le Camere assumeranno dopo la chiamata alle urne del prossimo anno. Lo strumento a cui si ricorre per provare a proiettarsi nel futuro è quello naturale dei sondaggi. Un rito, quello della compulsazione delle indagini sugli umori degli elettori, che si ripete quasi quotidianamente e che provoca brividi di gioia o di preoccupazione a seconda del posizionamento politico. Naturalmente il tentativo di provare a disegnare la nuova Camera del 2013 non può che assumere contorni acrobatici. Un anno in politica è una distanza enorme e tutto può cambiare in un arco di tempo così lungo, legge elettorale in primis . Inoltre, mai come questa volta, il mosaico delle alleanze è interamente da comporre. Ciononostante inoltrarsi nella giungla delleprevisioni può essere utile per provare a prefigurare il destino politico del nostro Paese. Il metodo, per una simulazione del tutto non scientifica, non può che essere quello di prendere il sondaggio più recente e provare a tradurlo in seggi attraverso il sistema elettorale attuale, provando ad immaginare coalizioni «bipolariste » con Pdl, Lega, Udc e La Destra da una parte e Pd, Idv, Sel, Verdi, Radicali e Federazione della Sinistra dall’altra. La rilevazione presa in considerazione è quella Spincom del 15 maggio, effettuata quindi nella giornata di ieri. Un sondaggio che assegna al Pdl il 20,3% dei consensi; alla Lega l’8%; a Grande Sud l’1,2%; a La Destra il 4%; all’ Udc il 5,5%;all’Mpa lo 0,5%;al Fli il 2,9%; all’ Api lo 0,3%. Immaginando una coalizione che riunisca insieme il vecchio centrodestra, quindi Pdl, Lega, Udc, Destra e Grande Sud si arriva al 39%. Aggiungendo Fli e Api si salirebbe al 42,2%. Numeri che renderebbero questo schieramento ancora competitivo e capace di giocarsi fino in fondo la grande partita elettorale, nonostante i mille problemi e il contraccolpo dell’appoggio al governo Monti. Sul fronte opposto il Pd si attesta al 25,6%; l’Idv al 4,1%; Sel al 5,5%; i Verdi al 2,5%; i Radicali al 2,8% e la Federazione della Sinistra al 2,1%, il Psi allo 0,4%. La somma di queste sigle porta a un totale del 43%. Da queste percentuali si ricava un primo elemento: il centrosinistra si aggiudica il premio di maggioranza e quindi la soglia minima dei 340 deputati. Un pacchetto che vedrebbe il Pd accaparrarsi tra i 230 e i 240 deputati; Sinistra e libertà tra i 45 e i 50 deputati; l’Idv tra i 25 e i 35; i Verdi tra i 10 e i 15 così come i Radicali; la Federazione della sinistra tra i 5 e i 10. Se, invece, il centrosinistra scegliesse la «foto di Vasto» e andasse al voto solo con Sel e Idv, allora Verdi, Radicali e FdS rischierebbero di restare fuori dalla Camera. In ogni caso il centrosinistra, pur vittorioso, si ritroverebbe a reggersi sopra una coalizione massimalista con prospettive e capacità di governo decisamente limitate. Sull’altro fronte sarebbe il Pdl a pagare il prezzo più pesante visto che riuscirebbe a rieleggere tra i 130 e i 150 deputati. Un calo sostanzioso rispetto ai 272 del 2008 e ai 210 dell’attuale composizione del gruppo, con 60-80 deputati in meno rispetto a oggi. La Lega, invece, avrebbe una rappresentanza oscillante tra i 40 e i 50 deputati con perdite contenute rispetto ai 59 attuali. La Destra approderebbe a Montecitorio con 15-20 rappresentanti mentre l’Udc rimarrebbe sostanzialmente invariato con 35/40 deputati rispetto ai 38 attuali. Considerando che alla Camera sono in vigore tre diverse soglie di sbarramento 4% per i partiti non coalizzati, 2% per i coalizzati, 10% per le coalizioni - Futuro e Libertà resterebbe fuori dal Parlamento sia qualora si presentasse da solo, sia nel caso fosse il Terzo Polo ad azzardare la prova del voto. Udc, Fli e Api toccherebbero insieme al massimo quota 8,7%. Di conseguenza soltanto il partito di Casini supererebbe l’ostacolo. L’unica possibilità per la creatura finiana sarebbe quella di riunirsi al centrodestra, in un esercizio di realpolitik , oppure percorrere avventure politiche dentro il fronte del centrosinistra. Il vero crac elettorale del 2013, stando al sondaggio Spincom , sarà quello del Movimento Cinque Stelle, accreditato di un abbagliante 12,5% e di una pattuglia oscillante tra 70 e 80 deputati. Un exploit clamoroso che rimarrebbe probabilmente fine a se stesso e confinato in azioni politiche «dimostrative », magari a braccetto con il centrosinistra su iniziative di stampo giustizialista. Resta tutta da tracciare la mappa del nuovo Senato dove le soglie di sbarramento - su base regionale - sono del 20% per le coalizioni, 3% per le liste coalizzate, 8% per le non coalizzate. Ma con queste percentuali sarebbe davvero un’impresa comporre una maggioranza.