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 2012  maggio 17 Giovedì calendario

In città si viaggia a 15 all’ora Come alla fine del Settecento - Per venderci le macchine, di solito ce le fanno vedere nelle pub­blici­tà tv mentre sfrecciano sui ret­tilinei di qualche deserto dell’Ari­zona o affrontano i tornanti di una qualche litoranea mozzafiato

In città si viaggia a 15 all’ora Come alla fine del Settecento - Per venderci le macchine, di solito ce le fanno vedere nelle pub­blici­tà tv mentre sfrecciano sui ret­tilinei di qualche deserto dell’Ari­zona o affrontano i tornanti di una qualche litoranea mozzafiato. Emozione pura; nel retrovisore può apparire un bisonte, di altre auto manco l’ombra. Oppure gli strateghi dell’advertising ci rac­contano di consumi lunari, otteni­bili soltanto, per l’appunto,sui ret­tilinei di cui sopra. Razionalità e basta; sulle code in tangenziale si sorvola come si fa con le eventuali­tà statisticamente improbabili. E invece l’habitat in cui si muo­ve, per così dire, la gran parte dei quasi 41 milioni e mezzo di veicoli italiani è l’ambiente urbano. Nel quale, come attesta il Libro bian­co sui trasporti presentato ieri dal­la Confcommercio, si procede a una velocità media di 15 chilome­tri orari che scende fino a 7/ 8 nelle ore di punta. Espressione che gli anglosassoni traducono erronea­mente in rush hours , ovvero «ore della fretta». Non sapendo che nel nostro Paese durante le ore di pun­ta possono permetter­si di affronta­re il traffico soltanto quegli incon­sapevoli privilegiati che hanno molto tempo da perdere. Tornando seri, la Confcommer­cio fa notare che nelle città italia­ne la cosiddetta velocità commer­ciale media dei veicoli è più o me­no la stessa di quella che si registra­va alla fine del Settecento, quan­do sulle strade di Roma, Napoli e Milano si muovevano con una cer­ta difficoltà - districandosi fra la plebaglia appiedata, le portanti­ne e i carriaggi a trazione umana e animale - le carrozze dei potenti. Il che, la bassissima velocità com­merciale del nostro trasporto mer­ci o passeggeri su gomma, com­porta fenomeni di fronte ai quali restare seri, soprattutto per gli stranieri, è difficile. Per esempio: se da Milano si va a Trapani in ae­reo, bisogna prevedere che si tra­scorrerà più tempo in macchina -da piazza Duomo fino a Orio al Se­rio o Malpensa - che in volo. Ma come si spiegano questi fe­nomeni? Si diceva dei veicoli pre­senti in Italia, che sono oltre 41 mi­lioni e 400mila,numero per il qua­le il nostro Paese merita il record mondiale della densità in rappor­to alla rete stradale. Sempre secon­do il Libro bianco della Confcom­mercio,dal 1970 l’aumento del «parco circolante» è stato pari al 271%, a fronte di uno sviluppo del­la rete stradale del 34%. Si dunque è passati da 81 a 225 veicoli perogni chilometro di strada disponi­bile. Insomma, adesso siamo alle prese con troppi mezzi e abbiamo poche strade. Senza neppure la consolazione di riuscire a capire se nelle città creano più problemi alla circolazione i veicoli che si muovono o quelli che stanno fer­mi, in sosta quasi sempre vietata. Quanto alle autostrade, ne abbia­mo 2,2 chilometri ogni 100 chilo­metri quadrati rispetto ai 5,5 di Olanda, Belgio e Lussemburgo, ai 3,6 della Spagna e ai 2,7 della Ger­mania. Ma non sono le autostrade il nostro vero problema, che è inve­ce la mobilità a breve e medio rag­gio. La connettività calcolata sugli spostamenti urbani, spiega lo stu­dio della Confcommercio, «ha avuto un decremento in dieci an­ni di circa il 30%». E le città hanno registrato un calo netto, del 15%, anche sul fronte dell’accessibili­tà, il dato che descrive come sono collegate alla rete viaria naziona­le. I mancati investimenti sulla mobilità - parcheggi, trasporto pubblico... - avrebbe sottratto in dieci anni al Pil italiano 142 miliar­di. Il nostro costo medio per chilo­metro è pari a 1,579 euro, contro 1,518 della Francia, 1,530 della Germania, 1,206 della Spagna e 1,047 della Polonia. Commentando il Libro bianco, la Federcargo lamenta che nel 2011 il traffico merci su ferro ha perso un ulteriore 5/6%. E la Coldiretti sottolinea che in Italia l’88% delle merci viaggia su stra­da, il che non solo rallenta la circo­lazione ma fa anche aumentare i costi della logistica, che incidono fino al 35% sui prezzi di frutta e ver­dura. Però intravvedere un tir in uno spot di auto è impossibile. Come di giorno «toccare» sulle tangen­ziali milanesi la metà della veloci­tà massima consentita (90 al­l’ora).