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 2012  maggio 17 Giovedì calendario

Quei bancomat presi d’assalto per il terrore della bancarotta - Le scatole di cartone degli impiegati che escono per l’ultima volta dalla sede della Lehman, i social network del­la primavera araba, le tende un po’ anticapitaliste e molto fighet­te montate nello Zuccotti Park per l’Occupy Wall street

Quei bancomat presi d’assalto per il terrore della bancarotta - Le scatole di cartone degli impiegati che escono per l’ultima volta dalla sede della Lehman, i social network del­la primavera araba, le tende un po’ anticapitaliste e molto fighet­te montate nello Zuccotti Park per l’Occupy Wall street. La storia non ha bisogno di marketing, né di espedienti narrativi studiati a ta­volino. Gli eventi si fissano nella memoria grazie a simboli che si impongono spontaneamente e l’autunno del­l’euro, perlo­meno nella ver­sione ellenica, avrà la forma dei sistemi di prelievo auto­matico che noi chiamiamo bancomat. «Ogni volta che un politico tedesco parla di una nostra uscita dall’eu­ro- spiegava ie­ri una giornali­sta greca - qui si formano le fi­le davanti agli Atm». Sigla in­glese che sta per Automatic teller machine, congegno spu­tacontanti na­to nel 1967 che oggi è sulla via del tramonto a causa dei nuo­vi­sistemi di pa­gamento, ma che in questo scorcio di crisi si è guadagnato un vero momento di gloria. Era già successo nelle fasi più acute della crisi, ad esempio nel novembre scorso, ma ora la corsa agli sportelli, automatici e non, è diventata un’emergenza.Il Gover­natore della banca centrale, Geor­ge Provopoulos e il presidente del­la Repubblica Karolos Papoulias hanno fatto sapere che lunedì i greci hanno ritirato dalle banche 700 milioni di euro. Ieri, dopo il fal­lim­ento delle trattative per forma­re un governo, un altro salasso e la somma portata via dalle banche è arrivata a 1,2 miliardi di euro, lo 0,75% dei depositi totali, cifra pari a 106 euro per ogni cittadino. L’emorragia, ha spiegato il ma­naging director dell’Internatio­nal Institute of Finance Charles Dallara, finirà quando «la situazio­ne si stabilizzerà», quindi solo se «il governo riaffermerà la sua in­tenzione di restare nell’euro ». Pri­ma della formazione del nuovo esecutivo ci sono le elezioni di giu­gno, le consultazioni e tutto il re­sto. Quindi, se tutto va bene, serve un altro mese durante il quale se ne potrebbe andare dalle banche greche un altro 20% dei depositi. Se invece si dovessero realizza­re gli scenari più neri, quelli che prevedono l’uscita della Grecia dalla moneta unica, allora avreb­bero ragione i forzati dei banco­mat che in questi giorni si sono messi in fila davanti ai terminali. Perché il ritorno alla dracma se­co­ndo molti comporta necessaria­mente una svalutazione della nuo­va moneta nazionale di Atene ri­spetto al vecchio conio. Per com­prare un euro potrebbero quindi non volerci 340,75 dracme (la pari­tà fissata a suo tempo per la Gre­cia), ma una cifra superiore di una percentuale che gli analisti sosten­gono possa essere tra il 40 e il 70%. In questo caso, chi avrà messo sotto il materasso la valuta «forte» - questo il ragionamento dei forza­ti dell’Atm - avrà salvaguardato il potere di acquisto dei suoi rispar­mi, chi avrà lasciato gli euro in ban­ca, si ritroverà con una moneta di dimensioni identiche (questo, spiegano gli economisti, per non dovere cambiare tutti gli Atm del Paese) ma di valore molto inferio­re. I principali imputati sono pro­prio gli sportelli automatici forse perché- sosteneva un collaborato­re del blog di tecnologia Z6Mag ­fuori dalla banca è più facile che scatti l’emulazione: «I passanti si fermano per capire cosa succede e chiedono se devono fare lo stes­so ». Dentro la banca c’è il rischio che un impiegato faccia ragiona­re il correntista nel panico. Il to­tem distribusci-contante, non fa domande e non si offende se il cor­rentista non ha più fiducia nel suo istituto di credito. Lo sportello automatico, insom­ma, è per i greci un ultimo appi­glio all’Europa, prima di una nuo­va era dove potrebbe persino tornare il baratto- ipotesi più estrema tra quelle evocate dagli economi­sti - o più verosimil­mente una moneta ag­ganciata al dollaro. Il tentativo- sicuramente ir­razionale - dei cittadini greci di salvare i loro risparmi. Gli unici a non esser­sene accor­ti sono i soli­ti indignati italiani che in questi giorni hanno pensato bene di mette­re in scena una protesta anti banche che consiste nel­l’apporre sigilli simbolici ai banco­mat, feticcio del capitalismo mala­to. Gli eredi degli autonomi non lo sanno, ma hanno messo in scena quello che molti banchieri greci vorrebbero fare veramente: met­tere un bel sigillo ai bancomat e salvare il capitale. Cauterizzare la ferita prima che l’emorragia ren­da impraticabile ogni cura.