EFo, il Giornale 17/5/2012, 17 maggio 2012
I Comuni si attaccano a un cavillo per abbassare l’Imu - Non lo chiamano boicottaggio. Ma un’offerta non rifiutabile presentata su un piatto d’oro: «Un clamoroso autogol dei professori»
I Comuni si attaccano a un cavillo per abbassare l’Imu - Non lo chiamano boicottaggio. Ma un’offerta non rifiutabile presentata su un piatto d’oro: «Un clamoroso autogol dei professori». Loro, i leghisti, non fanno altro che sfruttare il cavillo. Tutto «a norma di legge», chiariscono. E non si dica che il Carroccio istiga all’evasione.È stato il governo a inserire una piccola norma, nella manovra Salva Italia, che salverebbe i bilanci dei Comuni, e anche i cittadini, dalla stangata della tassa sulla casa. Continuando a portare avanti la crociata contro l’Imu, la nuova madre di tutte le guerre di un partito in difficoltà, la Lega si è dunque imbattuta in un errorino del decreto. Non si tratta tecnicamente di uno sbaglio, ma di una clausola che potrebbe ribaltare la distribuzione delle entrate sull’Imu. In base alle nuove norme, un «latrocinio », lo chiamano i leghisti, il 50% dei ricavati dalla nuova tassazione delle proprietà immobiliari andrebbe allo Stato. Ma secondo lo stratagemma padano, i Comuni potrebbero trattenere il 100% delle entrate, e, con un gettito superiore, abbassare l’odiata tassa. Quello che propone la Lega è quindi una sorta di patto tra Comuni e cittadini. Una «protesta fiscale legittima. Non si parli di evasione », dicono la triumvira Manuela Dal Lago e il senatore Paolo Franco. L’azzardo è rivolto «a tutti i sindaci d’Italia ». I primi cittadini dovrebbero adottare un regolamento «che non preveda sanzioni per i contribuenti che dovessero versare le rate Imu in ritardo sulla scadenza». Ed ecco il trucco: il decreto Salva Italia prevede che se il cittadino paga in ritardo, è il Comune a riscuotere, «e che il gettito resti » all’amministrazione locale, «in toto». Tassa e multa, che però verrebbe evitata ai cittadini dai Comuni con il patto di cui parla appunto la Lega, la modifica al regolamento. A quel punto, con più risorse a disposizione, i sindaci «potrebbero abbassare le aliquote». È la legge stessa a prevedere che siano i Comuni a trattenere le quote arrivate in ritardo, «all’articolo 13 comma 11», precisano i leghisti. L’idea è per ora partita dal Veneto,dove Dal Lago e Franco hanno presentato l’iniziativa con l’assessore regionale al bilancio Roberto Ciambetti e il segretario nazionale Gianpaolo Gobbo. La soluzione presentata, secondo tutti e quattro, «libererà le Autonomie dall’ingerenza fiscale dello Stato». Di questo escamotage, a detta dei padani miracoloso per le amministrazioni locali e per i cittadini, parleranno i vertici leghisti con i loro amministratori immediatamente dopo i ballottaggi di domenica. Il Carroccio continuerà comunque a battersi in parlamento per«l’abrogazione dell’Imu». I primi cittadini preparano intanto a partire a oggi i dettagli della mobilitazione contro la nuova tassa sugli immobili. La manifestazione è in programma per il 24 maggio a Venezia. A Frascati parte una due giorni promossa dall’Anci, l’associazione dei Comuni Italiani, in collaborazione con la fondazione Ifel, con lo scopo di ragionare sulle novità fiscali penalizzanti per i Comuni e di presentare la proposta di riscossione dei sindaci. Un nuovo appello diretto al premier Monti arriva dal sindaco di Roma Gianni Alemanno: riconsideri l’Imu, una «Ici ogm, gonfiata al massimo con gli estrogeni ». A Milano, la Confcommercio ha chiesto al Comune un’aliquota agevolata per gli immobili che ospitano attività artigianali, commercio al dettaglio e locali. L’aliquota potrebbe essere ridotta, a parere dell’associazione dei commercianti, da un minimo dello 0,46 al 0,61%. La proposta prevede al contrario che per i negozi sfitti scatti un aumento dell’aliquota, dallo 0,77 al 0,91%. I commercianti lanciano l’allarme anche a Bari, dove la Confesercenti segnala che «solo il 50% dei negozi sopravvive dopo i cinque anni».