Monica Ricci Sargentini, Corriere della Sera 16/05/2012, 16 maggio 2012
PROTESTE ISLAMICHE, GIAKARTA NEGATA A LADY GAGA
«Troppo sexy ed erotica». Il concerto di Lady Gaga in Indonesia non si farà. Ieri la polizia ha vietato lo show per paura delle proteste dei gruppi musulmani più radicali che avevano minacciato di mobilitare 30 mila fedeli per impedire alla «cantante che adora Satana» di scendere dall’aereo.
«Siamo molto contenti che la polizia abbia vietato l’ingresso a quella distruttrice della fede», ha dichiarato all’Afp Habib Salim Alatas, presidente del Fronte dei difensori dell’Islam (Fpi) che ha anche lanciato una sorta di invettiva contro l’artista: «Pentiti Lady Gaga, pentiti. Dovresti metterti l’abaya (una lunga veste nera che copre tutto il corpo n.d.r.), il velo e smetterla con le tue canzoni nocive».
La tappa del 3 giugno nello stadio Gelora Bung Karno di Giakarta doveva essere la più imponente del suo tour asiatico. I 52 mila biglietti per il «Born this way ball», dal titolo del suo ultimo e fortunato album, erano andati letteralmente a ruba. Segno che nel più popoloso Paese musulmano al mondo (245 milioni di abitanti) Lady Gaga ha comunque moltissimi fan disposti a spendere cifre proibitive (da 40 a 190 euro) per vederla cantare. Ieri l’Indonesia moderna sfogava la sua rabbia sui social network. Su Twitter l’hashtag #IndonesiaSavesGaga è arrivato al terzo post tra i trend del Paese. «Dovrebbero vietare l’Fpi — scrivono alcuni —. È una vergogna nazionale». «Sono molto delusa — dice un’altra fan — siamo abbastanza maturi da separare i nostri valori morali dall’arte e dalla cultura».
Ma i gruppi islamici radicali, che in Indonesia godono di appoggi influenti, non potevano tollerare una cantante più volte accusata di blasfemia che fa campagna per i diritti degli omosessuali, s’abbiglia con brandelli di plastica o bistecche sanguinolente. La loro campagna per la moralizzazione del Paese (tradizionalmente secolare) contro la modernità portata dal boom economico ne avrebbe di certo risentito. Negli ultimi anni i «difensori dell’Islam» hanno istituito «ronde islamiche» contro karaoke bar e rivendite di alcolici, attaccato gli uffici dell’edizione indonesiana di «Playboy», costretto alla chiusura un festival del cinema gay e approvato una legge contro la pornografia che, in verità, punisce le donne. Un mese fa, poi, è stata ventilata l’ipotesi di vietare le minigonne perché pornografiche. Lo speaker del Parlamento Marzuki Alie ha dichiarato: «Recentemente ci sono stati molti stupri perché le donne non sono vestite in modo appropriato. Voi sapete come sono gli uomini. Un abbigliamento provocante gli fa compiere delle cose». A Giakarta in molte sono scese in piazza con cartelli che recitavano: «Non diteci come dobbiamo vestirci. Dite loro che non devono stuprare». Parole che Lady Gaga avrebbe di certo sottoscritto.
Monica Ricci Sargentini