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 2012  maggio 16 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. BOSSI INDAGATO


REPUBBLICA.IT
Il fondatore e leader della Lega, Umberto Bossi, è indagato dalla Procura di Milano per truffa ai danni dello Stato in concorso con l’ex tesoriere Francesco Belsito. L’accusa riguarda i rimborsi elettorali per 18 milioni di euro ottenuti dal partito con un rendiconto infedele, secondo l’accusa, presentato nell’agosto del 2011. I figli Renzo (’il Trota’) e Riccardo Bossi sono invece indagati per appropriazione indebita in relazione alle loro spese personali, pagate, sempre secondo i magistrati, con i fondi del partito: i due ricevevano una ’paghetta’ di circa 5mila euro al mese ciascuno dalle casse del partito.
La lettera a Belsito. L’avviso di garanzia a Umberto Bossi è stato notificato nella sede del Carroccio in via Bellerio, dove è presente il Senatur. E sono in corso di accertamento le cifre di denaro di cui Riccardo e Renzo Bossi si sarebbero appropriati indebitamente: una consulenza tecnica dovrà fare luce sull’eventuale utilizzo dei fondi pubblici che gli indagati avrebbero fatto per scopi personali. Gli accertamenti sulla ’paghetta’ riguardano gli anni 2008-2011. Agli atti dell’inchiesta c’è anche una lettera in cui Riccardo Bossi comunica a Belsito di avere parlato con suo padre di alcune spese che dovranno essere coperte dall’ex tesoriere. Il documento è stato trovato nella cassaforte di Belsito. Queste spese, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero state effettuate con i soldi dei rimborsi elettorali. Nella stessa cassaforte era già stata trovata l’ormai nota lettera in cui Riccardo
Bossi, dopo aver salutato Belsito con un "caro Francesco", faceva l’elenco di tutta una serie di spese che andavano pagate. Gli investigatori hanno trovato un’altra lettera nella quale, in sostanza, il figlio di Bossi informa l’ex tesoriere di aver messo al corrente il padre di una serie di spese da saldare. E dopo aver detto di aver "parlato con papà", Riccardo fa un elenco di alcuni suoi debiti e spese da saldare, tra cui alcuni pagamenti relativi a cause legali.
Il ’Trota’ laureato a sua insaputa Il diploma di laurea del ’Trota’ L’ateneo albanese Kristal
’Il Trota’ in Marocco. Renzo Bossi si trova in vacanza in Marocco. Secondo quanto riferiscono fonti leghiste, il figlio del Senatur non si trovava in Italia quando le forze dell’ordine stavano notificando l’avviso di garanzia. Renzo si troverebbe in vacanza con la fidanzata e l’ex assessore lombardo Monica Rizzi col compagno Alessandro Uggieri.
C’è anche il senatore Stiffoni. Nella stessa inchiesta è coinvolto anche il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni. L’accusa nei suoi confronti è di peculato: il sospetto del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, che coordina le indagini assieme ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, è che abbia usato a fini personali i fondi destinati al Senato e sul cui conto corrente aveva la firma. La parte che riguarda Stiffoni verrà trasmessa alla Procura di Roma. A carico di Stiffoni, oltre ai documenti contabili, ci sarebbero anche le dichiarazione rese ai magistrati nei giorni scorsi dal capogruppo del Carroccio al Senato Federico Bricolo che, davanti ai pm, avrebbe affermato che i conti del gruppo parlamentare non tornavano. A pesare su Stiffoni, oltre ai riscontri contabili, ci sono le parole del capogruppo leghista al Senato, Federico Bricolo, sentito su sua richiesta come persona informata sui fatti. Risulterebbero sarebbero diversi travasi e rientri di denaro dal conto Bnl del Senato a quello personale di Stiffoni - tutti e due sono a Roma - che hanno fatto ipotizzare il reato di peculato per presunte operazioni anomale che si aggirano attorno ai 500mila euro.
Le accuse al consulente Scala. La Procura ha anche riqualificato il reato contestato al consulente Paolo Scala modificandolo da concorso in appropriazione indebita in riciclaggio, in relazione agli investimenti esteri che sarebbero state effettuate con il denaro del Carroccio. Scala, secondo gli accertamenti dei pm e della guardia di finanza, avrebbe messo a disposizione un conto cipriota sul quale sono finiti i soldi per gli investimenti sospetti per un valore di circa 6 milioni di euro.
La signora Bossi e Rosy Mauro. I pm stanno ancora esaminando le posizioni della moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, e della vicepresidente del Senato, Rosy Mauro. La moglie del Senatur avrebbe ricevuto almeno 300mila euro da Belsito da destinare alla scuola Bosina, da lei fondata a Varese. La vicepresidente del Senato, espulsa dal Carroccio, avrebbe invece ricevuto ingenti somme per il sindacato padano Sinpa, provenienti dalle casse della stessa Lega.
Maroni: "Fuori i ladri e i ciarlatani". "Voglio una Lega unita, voglio una Lega forte, voglio una Lega viva. Una Lega che si concentra sulle cose da fare e non sulle menate interne, che progetta e governa, che dà risposte. Largo ai giovani e a chi è capace. Per faccendieri, ladri e ciarlatani non c’è posto nella Lega del futuro", aveva scritto Roberto Maroni sul proprio profilo Facebook prima che la notizia del coinvolgimento di Umberto Bossi fosse resa nota.
"Il Senatur firmava i rendiconti". Umberto Bossi firmava i rendiconti del partito. E’ quanto avrebbe detto in sostanza ai pm di Milano la responsabile amministrativa di via Bellerio, Nadia Dagrada. Le dichiarazioni della dirigente sarebbero uno degli elementi su cui si fonda l’accusa di truffa ai danni dello stato a carico del Senatur. Il quale risponde come legale rappresentante del partito in quanto firma i rendiconti che portano all’erogazione dei rimborsi elettorali. Nei confronti del leader del Carroccio, a differenza dei suoi due figli, non c’è invece alcuna contestazione che riguarda presunte spese personali. In sostanza l’accusa, secondo fonti giudiziarie, è riferita alla politica generale delle spese del partito, di cui il fondatore del Carroccio avrebbe avuto consapevolezza, pur potendo non essere a conoscenza nel dettaglio di come il denaro venisse utilizzato, per esempio, dai suoi figli.
Bruti Liberati: "Un atto di garanzia". In un incontro con i giornalisti il procuratore capo Bruti Liberati e il pm Filippini hanno spiegato che l’iscrizione di Umberto Bossi nel registro degli indagati è "un atto di garanzia che dovrà comportare una serie di approfondimenti". Approfondimenti che, hanno precisato gli inquirenti, sono collegati ad accertare se effettivamente il denaro ottenuto grazie al meccanismo dei rimborsi elettorali sia stato utilizzato per esigenze personali dagli altri indagati, a cominciare da Belsito.
Salvini: "Contro la Lega attacco bestiale". "Anche i sassi in Lombardia hanno capito che contro la Lega è in corso un attacco bestiale". Matteo Salvini commenta così l’avviso di garanzia a Umberto Bossi. "Qualcuno ha sbagliato, figli di Bossi compresi, e si è dimesso", ha aggiunto l’europarlamentare leghista. "Abbiamo rinunciato ai rimborsi elettorali di luglio. Adesso basta, adesso c’è qualcuno che sta esagerando. Il Paese va a fondo e c’è gente che vive con l’incubo della Lega".
(16 maggio 2012)

MARONI SU FACEBOOK
"Voglio una Lega unita, voglio una Lega forte, voglio una Lega viva. Una Lega che si concentra sulle cose da fare e non sulle menate interne, che progetta e governa, che dà risposte. Largo ai giovani e a chi è capace. Per faccendieri, ladri e ciarlatani non c’è posto nella Lega del futuro", aveva scritto Roberto Maroni sul proprio profilo Facebook prima che la notizia del coinvolgimento di Umberto Bossi nell’inchiesta della Procura di Milano fosse resa nota

REPUBBLICA.IT - I LEGHISTI: «È UN COMPLOTTO»
SI scatena il web, versante leghista. Le camicie verdi sono un fiume in piena e inondano i social network. Con centinaia di commenti alla alla notizia dell’iscrizione di Umberto Bossi 1 e dei figli Renzo e Riccardo nel registro degli indagati sono dei più disparati.
Sul profilo Facebook 2 del segretario in pectore Roberto Maroni sono molti quelli che gridano al complotto: "Un avviso di garanzia a 4 giorni dai ballottaggi? Non vi sembra un po’ strano?". E ancora: "Che bello, è l’indagine più centellinata della storia. Ma davvero i cittadini sono così cretini da pensare che questa cosa non sia fatta apposta?".
Lo stesso tam tam si ascolta dalle frequenze di Radio Padania. Tante le telefonate di solidarietà al Capo "indicusso, unica guida, intorno al quale bisogna stringersi".
Ma non mancano le voci fuori dal coro. Tanti gli amareggiati, gli sfiduciati. "Che tristezza", commenta Anna, "i ballottaggi non c’entrano niente, non difendiamo l’indifendibile". Alcuni si spingono oltre esortando a "mandare fuori i Bossi dalla Lega, è un atto doloroso, ma va fatto". "Via i rami secchi, bisogna cacciare chi ruba i soldi alla Lega" commenta Simone. Da più parti serpeggia il rinnovamento, "chi ha sbagliato
paghi" dicono in molti.
L’alone di inviolabilità intorno alla figura di Bossi resiste ma c’è qualche eccezione di troppo. Il commento più amaro è di Carlo: "C’era un tempo in cui si facevamo le feste per tenere in piedi le sezioni, per pagare gli affitti, i manifesti, le campagne elettorali, in nome di un unico credo: la nostra Lega Nord e i suoi. Non pesavano la fatica e le notti insonni perché ci credevamo davvero. Sono orgoglioso di essere stato segretario nel mio paese. Oggi la mia sezione ha pochi euro in cassa, guadagnati e spesi onestamente. E oggi un’altra notizia vergognosa! Che rabbia! Che schifo! La giustizia farà il suo corso, ma oggi il cuore non batte più. Vergogna, Vergogna e ancora vergogna!"
(16 maggio 2012)

SALVINI: ATTACCO BESTIALE. QUALCUNO STA ESAGERANDO, DIAMO FASTIDIO, È CHIARO.
COMPATIBILE CON ESPULSIONI?
CI SARANNO I CONGRESSI, QUESTE INDAGINI NON FANNO CHE CONFERMARE CHE SIAMO NEL GIUSTO. QUALCUNO VUOLE NASCONDERE LE PORCHERIE DEL GOVERNO MONTI.
TUTTI CONOSCONO LO STILE DI VITA DI BOSSI CHE AL MASSIMO È ANDATO IN VACANZA IN VALCAMONICA E MAI ALLE BERMUDA.

L’ACCORDO BOSSI-MARONI (14 MAGGIO)
MILANO - Roberto Maroni segretario e Umberto Bossi presidente. È questa, stando alle indiscrezioni, l’indicazione arrivata dai vertici della Lega durante il consiglio federale a Milano in via Bellerio. Una scelta che relega nel dimenticatoio le parole del Senatur che, solo pochi giorni fa 1, continuava a tenere viva la sua candidatura. Che, adesso, invece, è sparita dalla scena 2: "La candidatura al federale non l’ha mai posta. Quindi non poteva ritirare ciò che al federale non ha mai posto" afferma Manuela Dal Lago, ’triumvira’ della Lega Nord.
Bossi, infatti, avrebbe dato il suo via libera alla candidatura unica di Maroni "che serve a garantire l’unità del partito". Secondo quanto si apprende, il ’Senatur’ ne ha parlato nella riunione dopo che sono stati esaminati i regolamenti del congresso. "Non dobbiamo dare l’idea che siamo divisi, serve un candidato unico, sosterrò Maroni", ha detto Bossi durante la riunione, dopo aver fatto riferimento a un accordo siglato nei giorni scorsi. Bossi ha poi spiegato che, d’ora in avanti, ricoprirà la carica a vita di "presidente fondatore". Un titolo onorifico, spiegano qualificate fonti leghiste, senza compiti operativi.
L’accordo di massima, illustrato da Bossi, prevede la modifica dello statuto
del movimento, che avverrà durante il Congresso federale del 30 giugno-1 luglio, per introdurre la figura di tre vice da affiancare al segretario. Si tratta di cariche non elettive, che, si anticipa, saranno rappresentative del territorio. Dei vice, due avranno un ruolo operativo (presumibilmente un lombardo - gira il nome di Matteo Salvini - e un piemontese), mentre l’altro, di sicura provenienza veneta, svolgerà la funzione di vicario del segretario, un vero e proprio numero due (si fa il nome di Luca Zaia). Alla definizione di questi ruoli lavorerà nei prossimi giorni la commissione per la revisione dello statuto composta da tutti i segretari nazionali (ovvero regionali) e dal coordinatore delle segreterie, Roberto Calderoli.
(14 maggio 2012)

REPUBBLICA.IT: I VENETI NON CI STANNO
ROMA - L’accordo siglato da Umberto Bossi e Roberto Maroni 1 passa anche attraverso una garanzia fornita dall’ex ministro dell’Interno. Secondo quanto apprende l’Agi i due leader leghisti, la settimana scorsa, avrebbero deciso che verrà formata una commissione, composta da alcuni membri del Consiglio federale e dai segretari delle regioni del Nord e presieduta dal Senatur, che giudicherà i prossimi casi di espulsione dal partito. E l’ultima parola spetterà a Bossi. In pratica si tratta di un patto voluto dal ’Senatur’ per tenere unito il movimento. Stando a quello che si apprende verranno salvaguardati alcuni deputati o militanti che, a dire dei fedelissimi di Bossi, rientrano nel mirino dell’ex titolare del Viminale. Compreso il figlio Renzo. "Bossi - sottolineano le stesse fonti - vuole guardarsi le spalle e avere la certezza che non ci sarà alcun a repulisti".
Ma la battaglia dell’ex responsabile delle Riforme è anche per evitare svolte a 180 gradi nella strategia della Lega. I bossiani temono che la nuova linea sia di rottura rispetto a quella del passato. Ovvero che le battaglie che Maroni porterà avanti non saranno quelle di Bossi, non richiameranno i sogni di secessione o l’indipendenza della Padania. E proprio per fare in modo che il nuovo corso della Lega non sia diverso da quello delle ’origini’ Bossi ha chiesto di essere nominato a garante della
identità padana. E anche questo verrà scritto sullo Statuto. I ’maroniani’ minimizzano: "Ci possono essere delle scorie per quello che è successo, ma si va verso una nuova Lega, tutti insieme".
Nel frattempo scoppia la grana del leghisti veneti che avanza la richiesta che il prossimo segretario sia veneto. Non è piaciuto ad alcuni dirigenti del Carroccio il modo in cui Bossi e Maroni si siano accordati su chi sarà il segretario e chi il presidente. Meglio aspettare che decidano i militanti, è il ragionamento. Questioni
che verranno comunque discusse lunedì quando si riunirà la commissione Statuto in via Bellerio. Il fatto è che sia Bossi che Maroni (e anche Calderoli) sono lombardi e inoltre l’ala veneta vuole maggiore aut
La Padania, però, sembra aver già scelto. ’Uniti intorno a Maroni’ è il titolo di apertura del gioranle della Lega di oggi. "La Lega sta per proiettarsi verso il proprio futuro", si legge nell’editoriale di prima pagina, "il nord cerca la via la per la libertà attraverso l’unica forza che lo rappresenta per vocazione e coraggio".
(15 maggio 2012)

CORRIERE.IT
MILANO - Umberto Bossi è indagato per truffa ai danni dello Stato nell’inchiesta sull’uso dei rimborsi elettorali della Lega. I Pm Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Roberto Pellicano di Milano gli hanno notificato un’informazione di garanzia nella sede del Carroccio in via Bellerio. Per quanto riguardava Umberto Bossi, il problema fondamentale è appure il suo coinvolgimento nelle decisioni che hanno favorito i due figli, con cospicure uscite di cassa a loro favore. A parlarne sono stati sia Francesco Belsito che Nadia Dagrada.
I FIGLI - Con il senatur sono indagati anche i figli Riccardo e Renzo accusati di appropriazione indebita e il senatore Piergiorgio Stiffoni per il quale l’accusa è di peculato in relazione all’uso dei fondi del Carroccio al Senato. Indagato anche l’imprenditore Paolo Scala per riciclaggio.
LE ACCUSE - Le indagini della procura di Milano, che sta indagando con quelle di Napoli e Reggio Calabria, mirano ad approfondire un presunto uso per scopi privati dei fondi pubblici da parte di alcuni esponenti del Carroccio. Finora l’unico indagato del partito risultava essere l’ex-tesoriere Francesco Belsito, poi espulso dalla Lega. Lo scandalo sui rimborsi elettorali ha portato alle dimissioni da segretario federale del Carroccio Bossi, mentre il figlio Renzo si è dimesso da consigliere regionale della Lombardia.
LA LETTERA - Agli atti dell’inchiesta sui fondi della Lega, c’è anche una lettera nella quale Riccardo Bossi comunica a Francesco Belsito di avere parlato con suo padre di alcune spese che dovranno essere coperte dall’ex tesoriere. Il documento è stato trovato nella cassaforte di Belsito. Queste spese, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero state effettuate coi soldi dei rimborsi elettorali. Nella lettera, il giovane Bossi precisa quali pratiche debbano essere sistemate con quel denaro.
Giuseppe Guastella

CORRIERE.IT - ALTRE NOTIZIE
MILANO - Secondo i magistrati il denaro nella «family» di Umberto Bossi circolava in questo modo: Riccardo e Renzo, chiedevano all’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, di pagare i loro conti personali con i fondi del movimento. Le cifre che i due figli di Bossi avrebbero ricevuto dall’ex tesoriere sono ingenti: ricevevano una «paghetta» da 5mila euro al mese. Belsito, secondo gli inquirenti, informava Bossi di queste uscite dalle casse della Lega. Il Senatur, come hanno riferito ai pm la responsabile amministrativa del Carroccio Nadia Dagrada e lo stesso Belsito, era quindi a conoscenza delle spese del partito. Per questa ragione è stata ipotizzata per il leader della Lega l’accusa di truffa ai danni dello Stato. Della truffa, da 18 milioni di euro, risponde in concorso anche l’ex tesoriere Francesco Belsito. E’ infatti questa la cifra che il partito ha incassato presentando, secondo l’accusa, un rendiconto infedele nell’agosto 2011 per avere i rimborsi elettorali relativi all’anno 2010. All’ex segretario della Lega è stato notificato un avviso di garanzia nella sede del partito in via Bellerio.
IL TROTA E’ IN VACANZA - Riccardo e Renzo Bossi sono invece indagati per appropriazione indebita, sempre nell’ambito dell’inchiesta sul presunto uso per scopi privati dei rimborsi elettorali della Lega Nord. Renzo Bossi non si trova in Italia ma in vacanza in Marocco. E’ partito martedì insieme alla fidanzata, all’ex assessore lombardo Monica Rizzi e al compagno di quest’ultima.
LA MOGLIE DI RICCARDO - A Maruska Abbate, ex moglie di Riccardo Bossi, sarebbero stati versati alimenti prelevati dalle casse della Lega Nord. È quanto emerge dall’indagine dei carabinieri del Noe di Roma, coordinata dai pm di Napoli. La circostanza sarebbe venuta alla luce dall’esame della contabilità dell’ex tesoriere della Lega, Francesco Belisto.
BOSSI - Nei confronti del leader del Carroccio, a differenza dei suoi due figli, non c’è alcuna contestazione che riguarda presunte spese personali. Sono inoltre indagati per peculato il senatore del Carroccio Piergiorgio Stiffoni, finito nel mirino dei magistrati per alcune movimentazioni di denaro ritenute sospette, e l’imprenditore Paolo Scala, per riciclaggio.
LA MOGLIE - La posizione della moglie di Umberto Bossi, Emanuela Marrone, non indagata, è ora al vaglio degli inquirenti insieme a quella di Rosi Mauro, anche lei al momento non indagata. In particolare i magistrati cercano di fare luce sulle «uscite» effettuate a favore del Sinpa e della scuola Bosina. In particolare in una telefonata intercettata, ora agli atti dell’inchiesta, gli interlocutori fanno riferimento ad una somma di 300 mila euro «parcheggiata» in contanti per la scuola.
I diplomi albanesi di Renzo Bossi e Pierangelo Moscagiuro I diplomi albanesi di Renzo Bossi e Pierangelo Moscagiuro I diplomi albanesi di Renzo Bossi e Pierangelo Moscagiuro I diplomi albanesi di Renzo Bossi e Pierangelo Moscagiuro I diplomi albanesi di Renzo Bossi e Pierangelo Moscagiuro I diplomi albanesi di Renzo Bossi e Pierangelo Moscagiuro
«ERA LUI CHE FIRMAVA» - «Umberto Bossi firmava i rendiconti del partito». È quanto avrebbe detto in sostanza ai pm di Milano la responsabile amministrativa di via Bellerio, Nadia Dagrada. Le dichiarazioni della dirigente sarebbero, da quanto si è saputo, uno degli elementi su cui si fonda l’accusa di truffa ai danni dello Stato a carico del Senatur. «Bossi risponde come segretario federale che redige i conti - ha spiegato il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati - e abbiamo elementi utili per dire che c’è sotto una sua consapevolezza».
Silvia Baldo, la fidanzata del Trota Silvia Baldo, la fidanzata del Trota Silvia Baldo, la fidanzata del Trota Silvia Baldo, la fidanzata del Trota Silvia Baldo, la fidanzata del Trota Silvia Baldo, la fidanzata del Trota
«E’ ATTO DI GARANZIA» - In un incontro con i giornalisti il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e il pm Paolo Filippini hanno spiegato che l’iscrizione nel registro degli indagati di Umberto Bossi con l’accusa di truffa ai danni dello Stato è «un atto di garanzia che dovrà comportare degli approfondimenti».
REAZIONI - Nella Lega il colpo è durissimo. Attestati di stima per il vecchio leader ma anche sconcerto. Roberto Calderoli ha dichiarato: «Da Bossi ho visto dare alla Lega tutta la sua intelligenza, tutte quelle che erano le sue risorse, anche economiche, tutte le sue energie, al punto di essere arrivato ad un passo dalla morte, e nulla potrà modificare la stima e l’affetto che provo per lui». Di tutt’altro segno il commento del prosindaco di Treviso Gentilini: «Questi personaggi, che hanno tradito milioni di leghisti, vanno fucilati alla schiena, politicamente s’intende, per alto tradimento. Si tratta di un colpo mortale per la Lega Nord - avverte Gentilini - Per la vecchia Lega, quella appunto dei Bossi, non certo per quella nuova che vogliamo costruire insieme a Maroni e Zaia».