Vittorio Malagutti, il Fatto Quotidiano 16/5/2012, 16 maggio 2012
ABI, I GUAI DEL MONTE RISCHIANO DI ROVINARE LA FESTA A MUSSARI - A
dar retta ai pronostici diffusi ad arte nelle ultime settimane sarà Giuseppe Mussari a succedere a se stesso sulla poltrona di capo della lobby più impopolare d’Italia, quella dei banchieri. Il nuovo presidente dell’Abi verrà eletto formalmente all’annuale assemblea dell’Associazione bancaria italiana in calendario per metà luglio. Oggi però si riunisce il comitato dei cinque cosiddetti saggi chiamati a proporre il candidato da votare tra due mesi. Per il presidente uscente sembrava fatta, ma nell’ultima settimana la partita si è complicata. Mica facile, questa volta, far passare sotto silenzio i sei anni della gestione Mussari al Monte dei Paschi. Non bastassero le perdite in bilancio (4,7 miliardi nel 2011), otto giorni fa è arrivata l’inchiesta della procura senese con tanto di perquisizioni nella sede dell’istituto e a casa dello stesso Mussari, presidente del Monte dal 2006 fino a meno di un mese fa.
Che fare? E’ vero che il numero uno del’Abi al momento non è indagato, ma in questi tempi di crisi la lobby dei banchieri avrebbe bisogno di una ventata di novità, di un volto nuovo che non ricordasse all’opinione pubblica perdite, disastri e debiti. L’immagine non sarà tutto, ma certo conta molto per una categoria che già non è tra le più amate del Paese. E così nel mondo del credito ha cominciato a farsi strada l’idea che forse sarebbe prudente riconsiderare tutta la questione del nuovo presidente.
IL COMITATO dei saggi che si riunisce oggi comprende il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli e il numero uno di Unicredit Federico Ghizzoni in rappresentanza delle grandi banche, poi Giovanni Berneschi di Carige per le ex casse di risparmio, Camillo Venesio di Banca del Piemonte per gli istituti privati e Alessandro Azzi che guida il mondo del credito cooperativo. Tutti d’accordo su Mussari? Di sicuro la discussione si annuncia più complessa del previsto. Secondo indiscrezioni i dubbi sull’opportunità della riconferma sarebbero nati nel mondo di Intesa e tra le piccole banche cooperative. Mussari, che ieri ha attaccato a testa bassa l’agenzia di rating Moody’s per aver declassato 26 istituti italiani, è manager abile e navigato. Difficile che si faccia da parte proprio in prossimità del traguardo. Due anni fa i maggiori sponsor della sua candidatura furono Alessandro Profumo e Corrado Passera. Il primo, a quei tempi al comando di Unicredit, adesso ha preso il posto dello stesso Mussari al Monte dei Paschi. Passera invece è diventato
addirittura ministro. Anche nel 2006 le banche minori da principio si misero di traverso sulla candidatura del banchiere di Siena, che alla fine ebbe via libera sulla base di un accordo per l’alternanza al vertice tra istituti minori e big. Di quell’intesa adesso non si parla più. Mussari candidato unico, questa la linea. Almeno fino a ieri. Per spianare la strada verso la rielezione, l’Abi si è data addirittura un nuovo statuto. Da principio, in base le regole interne dell’associazione, la nomina a presidente era riservata ai consiglieri d‘amministrazione in carica delle banche. L’anno scorso però la norma è stata cambiata. Il presidente resta conserva la poltrona all’Abi anche se perde il posto da consigliere nella sua banca e può anche “essere immediatamente rieletto”, recita il nuovo testo di statuto. E’ proprio il caso di Mussari.